Ketty La Rocca
Il lavoro artistico di Ketty La Rocca si situa nei maturi anni sessanta, anni del boom economico e della contestazione studentesca, che costituiscono un momento cruciale dell’arte contemporanea, caratterizzato da una grande tensione sperimentale e da una forte crisi dei tradizionali canoni artistici.
Comunicato stampa
Comunicato Stampa
A cura di Lucilla Saccà
Il lavoro artistico di Ketty La Rocca si situa nei maturi anni sessanta, anni del boom economico e della contestazione studentesca, che costituiscono un momento cruciale dell’arte contemporanea, caratterizzato da una grande tensione sperimentale e da una forte crisi dei tradizionali canoni artistici. La Rocca si rivela attenta e acuta interprete delle problematiche del suo tempo e si inserisce prima nell’ambito della Poesia Visiva e poi nel dibattito concettuale, portando avanti una personale rilettura del significato della comunicazione e del linguaggio. Il suo operato, declinato secondo le nuove tecniche del collage, della fotografia, della pratica della fotocopia e della performance è critico verso la società dei consumi, della quale denuncia la falsità dell’informazione, verso l’arretratezza della condizione femminile, verso il potere costituito dello Stato e della Chiesa ufficiale. Antitradizione e slancio innovativo nel campo dell’arte, diventano per lei consapevolezza sul piano della coscienza civile, così da impegnarla in programmi sociali, nell’ambito dei quali realizza per la RAI una serie di trasmissioni per sordomuti.
La vasta produzione degli scritti, praticata durante tutta la vita, risulta essere parte integrante del lavoro artistico e viene a costituire un necessario complemento alla comprensione del suo percorso creativo. I suoi riferimenti letterari si riconducono oltre che alle proposte dei poeti visivi del Gruppo 70, anche e soprattutto alla neoavanguardia dei Novissimi. Nel primo caso si nota una poetica che si basa sul recupero di versi tratti da canzoni in voga o di citazioni di slogan pubblicitari, nel secondo ritroviamo invece l’ intenzione di allargare le possibilità lessicali del discorso, le frasi sospese con volontà antinarrativa, il favore accordato alla disarticolazione sintattica e al montaggio per spezzoni. I testi spaziano da quelli di stampo burocratico, alla contrapposizione gesto/testi nonsense del libro per immagini In principio erat, alle prose poetiche scritte per le personali nelle principali gallerie d’avanguardia, come la Stein a Torino, Il Diagramma a Milano e La Tartaruga a Roma.
La Rocca nasce nel 1938 a La Spezia e muore a Firenze il 7 febbraio del 1976, prima di compiere i 38 anni di età.
Dal 1956 si trasferisce a Firenze, dove frequenta i corsi di musica elettronica, tenuti da Pietro Grossi al Conservatorio Luigi Cherubini e dove entra in contatto con l’avanguardia fiorentina ovvero con il Gruppo 70, del quale fanno parte Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini e Luciano Ori. Su questa linea realizza i primi collages dando vita a una traduzione ironico-corrosiva delle immagini prodotte dai mass media. Dopo la data cruciale del ‘68, quando il Gruppo 70 si scioglie, pur restando fedele alla propria iniziale ideologia, segue una linea di ricerca autonoma incentrata sull’analisi del linguaggio dei mass media e sulla funzione comunicativa del corpo. Nel 1972 espone il libro d’artista, In principio erat, e il video-opera Appendice per una Supplica alla XXXVI Biennale di Venezia.
A partire dal 1973 inizia la serie dei Polittici (Davide, Santa Cecilia, Via col vento etc); qui una minuta e ossessiva calligrafia, scandita dalla parola you, aggredisce i contorni di immagini fotografiche, di celebri riproduzioni d’arte, di locandine pubblicitarie, che con la consumazione turistica e pubblicitaria di massa, hanno perduto il loro autentico significato comunicativo.
Con la serie delle Craniologie, ottenute attraverso l'utilizzazione della radiografia del proprio cranio, La Rocca si concentra sulla soggettività del suo gesto essenziale e drammatico: la fotografia del suo indice o della sua mano stretta a pugno, inserita nel simulacro iconografico della propria malattia, diventa metafora del proprio dramma esistenziale.
Nel 1975 agli inizi di marzo La Rocca, realizza a Firenze alla Facoltà di Architettura, durante il corso di Gianni Pettena, la performance Le mie parole e tu, ultimo evento pubblico prima della sua scomparsa. L’artista inizia a recitare un brano, Dal momento in cui qualsiasi…, gli altri partecipanti continuano via, via sfalsati l’uno dall’altro. Nel rumore indecifrabile che ne deriva risalta solo la parola you, mentre, quasi minacciosamente, gli attori protendono le braccia sull’artista e la costringono a chinare il capo fino a toccare il piano del tavolo e a tacere, metaforicamente per sempre.