Ji Hyun Know – The Guilty

  • STILL

Informazioni Evento

Luogo
STILL
Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, 20136, Milano, Italia
Date
Dal al

Lun - ven 9 – 13 | 14 – 18
Sabato e domenica su appuntamento

Vernissage
10/05/2017

ore 18,30

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Ji Hyun Know
Curatori
Denis Curti
Generi
arte contemporanea, personale
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Arriva per la prima volta in Italia, dopo le tappe in Francia e Corea, “The Guilty”, un intimo progetto fotografico con cui l’artista coreana Ji Hyun Know indaga sul senso di colpa.

Comunicato stampa

Arriva per la prima volta in Italia, dopo le tappe in Francia e Corea, “The Guilty”, un intimo progetto fotografico con cui l’artista coreana Ji Hyun Know indaga sul senso di colpa.
La ricerca nasce nel 2009 dall’esperienza personale dell’artista, dal senso di colpa provato nei confronti della famiglia nel momento in cui decise di abbandonare la sicura carriera di avvocato per intraprendere quella di fotografa. In questa occasione Ji realizzò il primo di una serie di ritratti che insieme compongono il progetto The Guilty: il suo, un autoritratto dunque, marcato dalla scritta a pennarello “mi dispiace”.
In mostra alla galleria Still vedremo una serie di volti di uomini e donne, in rari casi bambini, provenienti da diversi paesi del mondo.
Sono ritratti impersonali, che trovano le proprie radici nel celebre lavoro People of the 20th Century di August Sander (1929) per arrivare oggi alla ritrattistica da fototessera dell’allievo dei coniugi Becher alla scuola di Dusseldorf Thomas Ruff: posizione frontale, sguardo in macchina, luce neutra e sfondo uniforme.
Ma sono volti marcati, nel vero senso della parola, dall’afflizione che il soggetto ritratto, dopo un dialogo con l’artista teso a scovare il senso di colpa nascosto in ognuno di essi, ha deciso di mostrare scrivendola sul proprio volto.
Troviamo la donna che non riesce a comunicare il proprio amore all’amato, il ragazzo sopravvissuto allo tsunami, la bambina che ha deluso il padre per aver smesso di andare in chiesa.
The Guilty non è solo una mostra ma è un percorso, una ricerca sociale sul sentimento di oppressione inevitabilmente presente in ognuno di noi. L’intento dell’artista non è solo quello di immortalare la colpa ma di esorcizzarla, di liberare il soggetto attraverso la sua rivelazione.