Itinerari d’arte. Dipinti e disegni dal XIV al XIX secolo
È con la consueta passione e consolidata esperienza di trent’anni di attività che la Galleria d’Arte Fondantico di Tiziana Sassoli organizza nella storica e nobile sede di Casa Pepoli Bentivoglio (Via de’ Pepoli 6/E, Bologna) il ventiquattresimo “Incontro con la pittura”, intitolato “Itinerari d’arte. Dipinti e disegni dal XIV al XIX secolo”.
Comunicato stampa
È con la consueta passione e consolidata esperienza di trent’anni di attività che la Galleria d’Arte Fondantico di Tiziana Sassoli organizza nella storica e nobile sede di Casa Pepoli Bentivoglio (Via de’ Pepoli 6/E, Bologna) il ventiquattresimo “Incontro con la pittura”, intitolato “Itinerari d’arte. Dipinti e disegni dal XIV al XIX secolo”.
In questa nuova mostra autunnale saranno esposte circa quaranta opere realizzate da importanti maestri italiani e in particolare emiliani, attivi dal Trecento all’Ottocento.
Ad aprire la rassegna sono un prezioso Trittico del bolognese Simone dei Crocifissi, tra i più dotati allievi di Vitale da Bologna, e una Madonna dell’’umiltà del ferrarese Antonio Orsini, protagonista del tardogotico a Ferrara; mentre per il XVI secolo si segnalano due tavole con il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Girolamo Marchesi da Cotignola e di Giovanni Battista Ramenghi detto il Bagnacavallo Junior, protagonisti del raffaellismo bolognese, e ancora un piccolo dipinto su rame, smagliante e di minuta grafia, di Francesco Cavazzoni, raffigurante il tenero abbraccio tra Gesù e il cugino Giovannino. Ben rappresentati sono i due caposcuola del Seicento felsineo: Guido Reni, con un’intensa Lucrezia, e il Guercino, con un commovente San Giuseppe col Bambino. Si tratta in questo caso di dipinti già ben noti agli studi, così come il Genio delle Arti, un capolavoro del ferrarese Carlo Bononi. Nella seconda metà del Seicento si colloca l’attività di Domenico Maria Canuti, tra i più significativi esponenti del barocco nel campo della pittura ad affresco, del quale si presentano in questa occasione due rari quadri “da stanza” (lo Sposalizio mistico di Santa Caterina e la Madonna con il Bambino e San Giovannino), caratterizzati da atmosfere raccolte e da una condotta pittorica esuberante di esplicito rimando carraccesco, nonché di Lorenzo Pasinelli, cui si deve una meditabonda giovinetta inturbantata simboleggiante l’Astrologia. Alfiere del classicismo bolognese di fine secolo è Carlo Cignani, autore di due quadri: una raffinata Madonna con il Bambino su rame, definita da un irreprensibile disegno e forme piene e luminose, e un’altra Madonna con il Bambino su tela.
Allievo di Canuti e di Cignani fu Giuseppe Maria Crespi, certo il più autorevole artista bolognese della prima metà del Settecento, presente in mostra con un San Giovanni Evangelista a Patmos di forte immediatezza pittorica e cromatica. Alle grazie di Cignani e del suo allievo Franceschini fu poi sensibile il modenese Francesco Stringa, a lungo operoso per la corte Estense e qui rappresentato da un grande ovale da soffitto con la dea Flora tra le nuvole e circondata da putti. Alla base della svolta della pittura settecentesca bolognese in chiave rococò si pone Giovanni Gioseffo Dal Sole, autore di un piccolo ovale raffigurante la Sacra famiglia, di sorvegliata raffinatezza formale. All’esempio di Dal Sole si rifanno il veronese Felice Torelli e il correggese Girolamo Donnini, in questa occasione intenti entrambi a misurarsi col soggetto tassiano di Erminia e il pastore, nonché il brillante Giuseppe Varotti, autore di un estroso Ritorno di Jefte. Ancora a un celebre episodio della Gerusalemme liberata deferisce il bellissimo Ritrovamento di Tancredi da parte di Erminia di Ercole Graziani, da annoverare tra i suoi capolavori nel campo della pittura “da stanza”; mentre ben tre dipinti di diversa destinazione illustrano le doti del prolifico Giuseppe Marchesi, tra i pittori di fiducia del cardinale Prospero Lambertini. Se non poteva infine mancare un saggio di Gaetano Gandolfi, autore di uno squisito bozzetto con La Madonna con il Bambino e l’arcangelo Michele, alcune opere del suo allievo Giuseppe Santi e un formidabile nucleo di grandi disegni a penna di Felice Giani - uno dei quali con un tempietto dedicato “al divino Canova” - introducono al gusto neoclassico imperante in Europa tra Sette e Ottocento. Un grande Ritratto di gentildonna con turbante chiude la serie dei dipinti “di figura” nel nome di Giuseppe Molteni, un artista in grado di competere a Milano con Francesco Hayez e dunque di illustrare al meglio la grande stagione della pittura romantica.
Ma in mostra sono presenti poi anche dipinti appartenenti ai nuovi “generi” che si affermano a partire dal XVII secolo. La natura morta è illustrata da un singolare péndant già appartenuto alla famiglia Theodoli, in cui a un capolavoro del genovese Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto si affianca un quadro di soggetto e dimensioni affini di un artista bolognese la cui attività precede e in parte accompagna quella di Candido Vitali e che, in attesa di scoprirne le generalità (si tratta forse di un esponente della famiglia dei Monticelli, specialisti in paesaggi e nature morte), è noto agli studiosi come “Pseudo-Vitali”: è da pensare che, dopo aver acquistato a Genova il quadro del Grechetto, un collezionista bolognese abbia chiesto all’anonimo pittore un quadro da abbinargli sulle pareti della sua dimora. Al genere vedutistico appartiene invece il grande Paesaggio con contadini, viandanti e armenti opera del bellunese, ma naturalizzato veneziano, Marco Ricci, che per le figure, rapidamente schizzate, si avvalse, come di consueto, dell’aiuto del fratello Sebastiano.
Giunto al suo ventiquattresimo appuntamento, questo “Incontro con la pittura” della Galleria d’Arte Fondantico si rivelerà come sempre un’importante occasione per far conoscere al pubblico dipinti di notevole interesse scientifico, capaci di affascinare non solo gli studiosi e i collezionisti, ma anche i tanti appassionati di pittura antica. Come nelle edizioni precedenti, anche in questa saranno presenti capolavori inediti e di grande interesse, accanto ad altri già pubblicati da autorevoli studiosi e talvolta esposti in mostre italiane e internazionali. Lo studio delle opere nel catalogo è curato con il consueto rigore scientifico dal professor Daniele Benati dell’Università di Bologna, che coordina il lavoro di un nutrito gruppo di specialisti.