Invisibilium / MLNKV / They sold us a dream then took away our sleep

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE PASTIFICIO CERERE
Via Degli Ausoni 7, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
01/10/2025

ore 18

Curatori
Giuliana Benassi, Vasco Forconi, Giulia Tornesello, Kasia Sobczak
Generi
arte contemporanea, collettiva

Tre mostre: la collettiva Invisibilium a cura di Giulia Tornesello, MLNKV, mostra del collettivo artistico Mastequoia, a cura di Giuliana Benassi, They sold us a dream then took away our sleep, collettiva a cura di Vasco Forconi e Kasia Sobczak.

Comunicato stampa

They sold us a dream then took away our sleep
Veronica Bisesti, Danilo Correale, Jagoda Dobecka e Marta Krześlak

a cura di Vasco Forconi e Kasia Sobczak

Inaugurazione: mercoledì 1° ottobre 2025 alle ore 18.00
Dal 2 ottobre al 22 novembre 2025

Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7 – Roma

comunicato stampa

Mercoledì 1° ottobre 2025 la Fondazione Pastificio Cerere presenta They sold us a dream then took away our sleep, mostra collettiva degli artisti Veronica Bisesti, Danilo Correale, Jagoda Dobecka e Marta Krześlak, a cura di Vasco Forconi e Kasia Sobczak.
L’esposizione sarà aperta al pubblico da giovedì 2 ottobre a sabato 22 novembre 2025.

Il progetto itinerante è stato realizzato in partnership con Goyki 3 Art Incubator a Sopot (sede della prima tappa espositiva, autunno 2024), con l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia (sede della seconda tappa, inverno 2024–25) e con l’Istituto Polacco di Roma.

Esistono ancora luoghi, rituali e tempi dedicati al riposo, al piacere e al benessere collettivo? Possiamo rintracciarne i residui nelle istituzioni del passato per progettarne e immaginarne di nuove? Mentre il tempo dedicato alla cura collettiva viene progressivamente eroso dalle nostre vite, diverse generazioni di artisti lo hanno ossessivamente riportato al centro delle loro pratiche.
Le opere in mostra – tutte commissioni esistenti rielaborate appositamente per la collettiva alla Fondazione Pastificio Cerere – tentano di raccontare questa pulsione, offrendo molteplici immaginari della cura ma attingendo dalle rovine di un passato recente.

Il progetto nasce da una serie di conversazioni collettive svolte tra gli artisti e i curatori intorno alle nozioni di tempo libero, riposo, lavoro e piacere, inizialmente ispirate all'identità storica di Sopot, Polonia – sede del primo appuntamento della mostra – in quanto città termale, tradizionalmente dedicata alla cura del corpo e della mente. Partendo da questa idea, la ricerca si è concentrata sul parallelo tra due istituzioni emblematiche della storia del lavoro (italiana e polacca) del XX secolo: il dopolavoro – un insieme di istituzioni pubbliche e private che organizzavano le attività ricreative e culturali dei lavoratori durante il tempo libero – e i sanatori – strutture pubbliche che in epoca sovietica offrivano ai lavoratori riposo, cure mediche e terapie di benessere.

Da una prospettiva contemporanea, dopolavoro e sanatorio rappresentano due momenti all'interno di modelli strutturalmente secolari – l'Italia del dopoguerra e la Polonia comunista – in cui il tempo libero, l'evasione, il benessere fisico, mentale e forse anche spirituale trovavano spazio nella vita collettiva. Il vuoto lasciato dal parziale e progressivo crollo di queste strutture, insieme alla necessità di riarticolare la nostalgia associata a tale assenza, è servito da catalizzatore per gli artisti, invitati a proporre diversi approcci, visioni e immaginari di cura e benessere.

Il titolo della mostra They sold us a dream then took away our sleep riprende una frase tracciata dall’artista Danilo Correale su un office divider dismesso, oggetto che inaugura il percorso espositivo: una traccia poetica, un gesto di denuncia dell'etica del lavoro che ha dominato gli ultimi trent'anni delle nostre vite.

Biografie

Veronica Bisesti vive e lavora a Napoli. La sua recente ricerca ruota attorno alla figura di Christine De Pizan (1364-1430), autrice all'inizio del XV secolo de La città delle dame, in cui descrive una società utopica e allegorica al cui centro c’è la donna “virtuosa” quale bene dell'intera comunità. Tra le sue mostre personali: Dove brulica l’altrove, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, (2023); Fulmini dame e altre storie, Museo MADRE, Napoli, (2022); Dalla nube sibila il canto, ArtVerona, Verona, (2022); Ruah, Macellum/Tempio di Serapide, Napoli, (2021). Tra le sue mostre collettive: E la mia terra è dove l'erba trema, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma, (2023); Rosa alchemico, Fondazione Miniartextil, Como, (2022); A cielo aperto in una stanza, Associazione Vincenzo De Luca, Latronico, (2022); Non c'è tempo per godersi il sole, Fondazione Morra Greco, Napoli, (2019); Essere qui e là, Forte di Montericco, Pieve Di Cadore, (2019); Sottobosco, Bànffy Palace National Art Museum, Cluj-Napoca (2018).
Danilo Correale è un artista e ricercatore italiano che vive e lavora a New York. La sua indagine si concentra sull'analisi di aspetti della vita umana come il lavoro, il tempo libero e il sonno nel tardo capitalismo. I suoi progetti impiegano un'ampia gamma di strategie visive e collaborative che enfatizzano la relazione tra tempo e corpo associata a disturbi della contemporaneità come la stanchezza, la letargia, la noia e l'immobilità. Il suo lavoro è stato presentato in numerose mostre collettive, tra cui: Broken Nature, Triennale Milano e Manifesta 10; alle Biennali di Mosca, Riga, Istanbul e Urali; in fondazioni private tra cui Rubin Foundation, New York, Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Magazzino Italian Art, New York; in musei italiani e internazionali tra cui: MAXXI, Madre, Museion, Z33 Hassel Museum, Wien Kunsthalle. Nel 2017 è stato vincitore del Premio New York e della prima edizione di Italian Council. Attualmente è docente di Video e Performance presso la New York University e lo IUAV di Venezia.
Jagoda Dobecka si è laureata all'Accademia di Belle Arti Eugeniusz Geppert, Breslavia. Attualmente è dottoranda presso la Scuola di Dottorato dell'Accademia di Belle Arti di Cracovia. Le sue opere sono state presentate in mostre personali e collettive in diverse istituzioni, tra cui: Museo d'Arte Moderna, Varsavia (2023); Kode, Bergen (2023); Museo Centrale del Tessile, Łódź (2023); Zachęta National Gallery of Art, 2022; Garage Gallery, Praga (2021); Łęctwo Gallery, Poznań (2021); Galerie hlavního města Prahy, Praga (2020). Ha partecipato ai programmi di residenza della Kem School MeetFactory a Praga, KAIR Košice Artist in Residence, Goyki3 a Sopot, ssesi.space a Brno. Nella sua pratica si dedica a creare occasioni di riflessione collettiva sul processo di perdita attraverso strategie partecipative. È interessata a metodi artistici di carattere utilitaristico, capaci di generare spazi in cui costruire e ampliare relazioni, oltre che ridefinire le gerarchie sociali.
Marta Krześlak realizza installazioni cinetiche, interventi site-specific e opere video basate sul collage. Nella sua pratica sperimenta spesso con materiali facilmente deperibili o trasforma un’installazione in un’altra, in un processo continuo di metamorfosi. Mettendo in movimento le sue opere, affronta e addomestica un punto di riferimento in costante mutamento. Al centro del suo lavoro vi è l’esperienza diretta, intesa come occasione per risvegliare memorie personali. Si è laureata presso lo Studio Multimediale dell’Accademia di Belle Arti di Łódź e ha conseguito il dottorato presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Le sue opere sono state presentate in mostre personali, tra cui quelle al Zachęta Project Place, al CCA Ujazdowski Castle, alla Gdańska Galeria Miejska e all’Industra Art di Brno; e in collettive presso istituzioni come il Museum of Modern Art di Varsavia, il MOCA di Hiroshima e il Kode di Bergen. Marta Krześlak ha partecipato a residenze artistiche presso la Kooshk Residency di Teheran, la MeetFactory di Praga e l’International Studio & Curatorial Program di New York. Le sue opere fanno parte della collezione del Museo d’Arte di Łódź. Vive tra Grabina, vicino a Łódź, e Bruxelles.

Mastequoia
MLNKV
a cura di Giuliana Benassi
con un testo di Giuliana Benassi e Francesco Marullo

Inaugurazione: mercoledì 1° ottobre 2025 alle ore 18.00
Dal 2 ottobre al 22 novembre 2025

Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7 – Roma

comunicato stampa

Mercoledì 1° ottobre 2025 la Fondazione Pastificio Cerere presenta MLNKV, mostra del collettivo artistico Mastequoia, a cura di Giuliana Benassi, accompagnata da un testo di Giuliana Benassi e dello storico dell’architettura Francesco Marullo.
L’esposizione sarà aperta al pubblico da giovedì 2 ottobre a sabato 22 novembre 2025.

Dal 2004, il collettivo artistico Mastequoia, formato da Gabriele Silli, Giacomo Sponzilli e Carlo Gabriele Tribbioli, collabora nella realizzazione di progetti corali, al cui interno le loro singole pratiche e percorsi individuali si incrociano e sovrappongono condividendo temi di ricerca, strumenti e campi di azione.

Il lavoro di Mastequoia muove generalmente da elementi performativi attorno ai quali vengono prodotti lavori che si sviluppano attraverso un’ampia ed eterogenea gamma di media: dalla fotografia alla scultura, dalla grafica al disegno, al video.

Nella personale alla Fondazione Pastificio Cerere – MLNKV – il collettivo presenta un insieme di materiali fotografici, scultorei e apparati architettonici prodotti intorno a un personaggio elaborato in appropriazione e distorsione della figura del rivoluzionario architetto russo Konstantin Stepanovič Mel'nikov (Mosca 1890-1974). Incarnato in un ciclo di performances private a partire dalle quali Giacomo Sponzilli ha fondato l’immaginario e realizzato le stampe fotografiche che costituiscono il nucleo iconografico del progetto. Il corpo del Melnikov viene oggi, e per la prima volta, evocato e presentato al pubblico disperso nei suoi arti, nella sua pelle, nei suoi organi e nella sua maschera, deposto a riposo fra le strutture del suo boudoir, circondato dagli elementi del suo corredo e dalle testimonianze fotografiche delle sue passate apparizioni, dei suoi gesti e delle sue pose, caratterizzate da una costante tensione al bilico, al crollo e alla caduta.

La mostra include opere realizzate in collaborazione con l’artista cinese Wanmei.

Biografia

Mastequoia è un collettivo artistico formato da Gabriele Silli, Giacomo Sponzilli e Carlo Gabriele Tribbioli. Gabriele Silli, nato nel 1982, vive e lavora a Roma. Artista visivo laureato in Filosofia, la sua pratica ha radici pittoriche e si muove attraverso la scultura e la performance.
Giacomo Sponzilli, nato nel 1982, vive e lavora a Roma. Artista visivo e architetto, la sua pratica artistica indaga processi spaziali e materiali con esiti in media disparati quali scultura, performance, video ed architettura. Nel 2024 fonda l’atelier di architettura Canone Studio.
Carlo Gabriele Tribbioli, nato nel 1982, vive e lavora a Roma. Artista visivo e regista, laureato in Filosofia, la sua pratica si basa su progetti di lunga durata risultando in archivi, installazioni, libri e film.
Solo show: 2025 Bagatelle per Tre Sarcofagi. Mastequoia Op.24 (performance), TBD; 2025 Melnikov. Mastequoia Op. 11-25 (mostra & performance), Fondazione Pastificio Cerere, Roma; 2023 Concerto per Sarcophaga Carnaria. Mastequoia Op.23 (mostra & performance) Spazio Taverna, Roma, a cura di Ludovico Pratesi e Marco Bassan; 2019 Rotterdam, Tokyo, Fés. Mastequoia Op.09-13 (screening), Hoesl-Mihaljevic, Fotexolutions, Friburgo-Germania; 2018 Rotterdam, Tokyo, Fés. Mastequoia Op.09-13 (screening), Cite Internationale des Artes, Parigi-Francia, a cura di ALMARE; 2016 Rotterdam, Tokyo, Fés. Mastequoia Op.09-13 (screening), Cinemarchitecture, Rotterdam-Olanda; 2014 Rotterdam, Tokyo, Fés. Mastequoia Op.09-13 (mostra & screening), Via Farini/DOCVA, Milano, a cura di Simone Frangi; Rotterdam, Tokyo, Fés. Mastequoia Op.09-13 (mostra & screening), Federica Schiavo Gallery, Roma; 2011 Forms of the Rock in a Nighth-Hymn, Mastequoia Op.11 (mostra), Galleria Otto Zoo, Milano; 2006 Selvatici Bipedi, Otho, Melnikov! Mastequoia Op.06 (performance), Mastequoia Theater, Rotterdam-Olanda; 2005 Selvatici Bipedi. Mastequoia Op.05 (performance), Teatro Mastequoia, Roma.
Group show: 2021 A Season in Slemani, Fondazione Baruchello, Roma, a cura di Carlo Gabriele Tribbioli ; 2015 Glitch, Interferenze fra Arte e Cinema, PAC, Milano & OCAT, Shanghai-Cina, a cura di Davide Giannella; 2013 Lo Schermo Dell’Arte-Film Festival, Cinema Odeon, Firenze, a cura di Silvana Lucchesi
(progetto vincitore del premio Lo Schermo Dell’Arte-2011, su invito di Milovan Farronato); 2009 Far From Where We Came, Aaran Art Gallery, Tehran-Iran, a cura di Mario Iannelli; 2008 Pharaonesque, V Festival di Danza e Performance, Budapest-Ungheria (in residenza presso l’Istituto Italiano di Cultura a Budapest);
2006 1+1+1..., Fondazione Baruchello, Roma, a cura di Caterina Iaquinta; 2004 Scegliere un oggetto, scegliere una parola e spiegare perché, Fondazione Baruchello, Roma, a cura di C.Subrizi e T.Ottonieri.

Invisibilium
Giulia Apice, Ruth Beraha, Desirè D’Angelo e Chiara Russo

a cura di Giulia Tornesello

Inaugurazione: mercoledì 1° ottobre 2025 alle ore 18.00
Dal 2 ottobre al 22 novembre 2025

Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7 – Roma

comunicato stampa

Mercoledì 1° ottobre 2025 la Fondazione Pastificio Cerere presenta Invisibilium, mostra collettiva delle artiste Giulia Apice, Ruth Beraha, Desirè D’Angelo e Chiara Russo a cura di Giulia Tornesello.
L’esposizione sarà aperta al pubblico da giovedì 2 ottobre a sabato 22 novembre 2025.
Invisibilium è una mostra collettiva che sfida la convenzionale fruizione dell’arte; in un’epoca di eccesso di immagini, di saturazione del visibile, questo progetto si pone come critica al voyeurismo culturale, alla falsa trasparenza del presente.

Il termine Invisibilium è tratto dal titolo di un testo di Aurelio Agostino d'Ippona, De fide rerum invisibilium (La fede nelle cose che non si vedono), un invito allo spettatore a rinunciare allo sguardo compiendo un atto di fede, abitando il non sapere, facendo esperienza di un mistero che non si risolve ma si attraversa.

Nell’opera audio di Ruth Beraha (Milano), Mia Cara, una voce femminile ripete febbrilmente frasi di sottrazione dallo sguardo: “Smetti di guardarmi” e “Non voglio più vederti”. Le due frasi si rincorrono e convergono, attraversando la stanza e rivendicando lo spazio tra opacità e invisibilità. La litania si ripete, accelera e rallenta, e invoca il rifiuto di essere trasformata in immagine. Le voci delle donne rivendicano la produzione autonoma della propria identità in una danza perpetua tra visualizzazione e oblio.
Al suono di Mia Cara che riempie le sale dello spazio Molini - che con le sue pareti ammuffite è mausoleo custode e testimone dello scorrere del tempo - si contrappone il silenzio dell’opera video - realizzata in una delle stanze dei sotterranei della Fondazione - di Desirè D’Angelo (Frosinone), Autoritratto 57, che esplora il gesto della cura come forma primaria di comunicazione umana. Una figura femminile poggia la testa sulle gambe di un uomo, che per ore le accarezza la nuca. La ripetizione, priva di suono, trasforma il gesto in un atto corporeo a metà tra la tenerezza e l’automatismo, tra il conforto e la resistenza. Il dispositivo di visione — un foro attraverso cui lo spettatore può osservare la scena — introduce un filtro percettivo fondamentale: guardiamo da fuori, da una soglia. Riattivando il meccanismo del “guardare senza essere visti”, siamo esclusi dalla piena partecipazione, ma inclusi in un’esperienza archetipica.
Ma la durata trasforma il gesto. Quando la carezza diventa strofinamento, emerge un’altra dimensione: la fatica del prendersi cura, l’usura del gesto ripetuto. Il tempo non è neutro: deforma, logora, ma rivela. Nel gesto che si consuma si intravedono i limiti della funzione genitoriale, ma anche la sua potenza: restare, continuare, toccare.
Perché il gesto tra i due corpi in video — padre e figlia, ma anche protettore e vulnerabile, adulto e infante, umano e umano — attiva una memoria intercorporea che precede la narrazione individuale.

Nello spazio si avverte una tensione emotiva costante data dalle opere di Chiara Russo, Giornali, disposte tra i cunicoli come in una sala d’armi medievale. Le opere consistono di quotidiani cartacei arrotolati trafitti da spine in superficie come a ricordare l’immagine di una mazza chiodata. Questi oggetti ibridi, a metà tra strumenti di informazione e strumenti bellici, mettono in evidenza l’aggressività latente che caratterizza gran parte della narrazione mediatica contemporanea in bilico tra realtà, finzione e spettacolarizzazione. Le immagini e i titoli riportati sui media contribuiscono a una pressione emotiva costante e collettiva, così il giornale si trasforma in oggetto di violenza.

Insieme ai titoli a caratteri cubitali dei quotidiani di Chiara Russo, vengono meno allo sguardo anche le opere pittoriche di Giulia Apice (Frosinone), i cui grandi lenzuoli dipinti sono ripiegati per svelare solo parte del disegno. L’artista rinuncia all’esposizione totale dell’immagine: i soggetti abitano le tele tra drappeggi e trasparenze, si fanno percepire ma non si palesano in comparse scenografiche. Acquistano la possibilità del privato pur restando in pubblico, affermano la propria presenza mantenendo una sacra austerità, propongono ancora una volta allo spettatore un atto di fede nel credere nella loro esistenza nonostante ne sia impedita la vista.

Biografie

Giulia Apice (Frosinone)
Il suo lavoro esplora temi e concetti di identità, coscienza, umanità e rappresentazione attraverso la pittura. Si forma all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone con il maestro Gianni Dessì, con cui tiene la prima mostra personale negli studi di Via Arimondi ed espone con lui presso SuArte gallery nel 2024. Lo stesso anno partecipa alla residenza artistica E-ART a Salonicco (Grecia) e nel 2025 a Belgrado (Serbia) con il Goethe Institut. Tra le recenti esposizioni: una mostra personale alla Rocca di Narni (Terni) 2025, la bipersonale Opere con Sebastiano Zafonte presso Studio Giga, Roma, 2025; la collettiva Defending the demons of self interpretations, Curva Pura, Roma, 2024; ha esposto anche presso La Nuova Pesa, Roma, per la serie di collettive del progetto Accade; al Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado (Roma), all’Accademia di Belle Arti Eugeniusz Geppert di Wrociaw (Polonia).
Attualmente fa parte di un artist run space, SpazioY a Roma ed è cultrice della materia presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone con Paolo Canevari.

Ruth Beraha (Milano)
La ricerca di Ruth Beraha indaga la vulnerabilità e la violenza delle relazioni e la percezione reciproca.
Il suo lavoro è stato recentemente esposto alla Kunstverein, Ludwigdshafen; IIC Oslo; Triennale, Milano; Biennale Gherdëina 9; Fondazione Trussardi; XXVII Biennale di Gubbio; Straperetana; Museo MAXXI, Roma; GAMec, Bergamo; Museo MACRO, Roma; Trafo, Stettino; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Mimosa House, Londra; MUFOCO, Cinisello Balsamo; Museo della città, Livorno; Arte in Memoria Biennale d'Arte Contemporanea, Roma; Museo MAMbo, Bologna; Museo Ca' Rezzonico, Venezia; Pirelli HangarBicocca, Milano.
Nel 2022 è stata beneficiaria del Pollock-Krasner Foundation Grant. Nel 2025 ha vinto il Premio Matteo Visconti di Modrone, nel 2023 ha vinto il Premio Conai; nel 2020 ha vinto il Premio New York ed è stata Associate Research Scholar presso la Columbia University, New York (2020-2022). È stata artista in residenza presso Living Room, Valle Grana (2025); ISCP, Brooklyn, New York (2020-2022); Nuovo Forno del Pane, MAMbo, Bologna (2020-21); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017-18).

Desirè D’Angelo (Frosinone)
Si diploma all’accademia di Belle Arti di Frosinone presso la facoltà di pittura, attualmente frequenta il biennio specialistico in scultura. La sua ricerca artistica nasce come riflessione sul suo passato e sul rapporto con la sua famiglia in una interpretazione contemporanea attraverso linguaggi come performance, video, disegni, installazioni e sculture. Interpretando il suo vissuto personale attraverso l’esposizione della privacy, che è alla base dei sistemi di comunicazione e dei social network, sottolinea aspetti universali sul valore dell’individuo nella società contemporanea e globalizzata, ancora fortemente influenzate da strutture di pensiero patriarcali.
Tra le sue recenti esposizioni: Pensieri, mostra bipersonale con Guido Corbisiero, Studio Giga, Roma, 2025; Miss, mostra personale, Edizioni Giordano Boetti, Roma, 2024.

Chiara Russo (Roma)
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma dove attualmente frequenta il corso magistrale di scultura e nuove tecnologie. Nel suo lavoro usa elementi che appartengono al suo quotidiano e alla sua storia personale, che vengono trasformati e rivivono attraverso una investigazione del sé come essere naturale soggetto ai vincoli sociali. Utilizza principalmente la scultura e la fotografia mettendo in dialogo diversi componenti e materiali, dall’organico all’industriale riflettendo sulla loro storia e sul significato concettuale che rappresentano. Le sue opere sono metafore, espressioni sulla condizione dell’io inteso come elemento di una struttura collettiva.
Tra le sue esposizioni: Super S – MANY-Kulturalis Muhely, Budapest 2022; Per il ciclo Accade, 1:10 (uno a dieci) Galleria La Nuova Pesa, Roma, 2023; Soldi e Paura, Spazio Mensa, Roma, 2023; Secondlife: tutto torna, Palazzo Vecchio Firenze, 2024.