Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900

Informazioni Evento

Luogo
MAGAZZINO 26 - PORTO VECCHIO
viale Miramare Trieste, Trieste, Italia
Date
Dal al

Dal martedì al venerdì: dalle ore 10.00 alle ore 18.00
Sabato, domenica e festivi: dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Chiuso il lunedì

Vernissage
25/03/2023

no

Contatti
Sito web: https://www.navigaresrl.com/mostra/il-mito-dellarte-africana-del-900/
Biglietti

Intero: 13,00€ - Weekend e festivi Intero: 11,00€ - Feriali Biglietto ridotto (acquistabile esclusivamente in biglietteria): 9,00€ Tutti i giorni -Under 14, over 65, giornalisti, convenzioni, universitari, disabili e accompagnatori Ridotto scuole: 4,00€ Ridotto gruppi oltre 10 pax: 7,00€ Biglietto Open: 15,00€ - Ingresso salta la fila + poster in tiratura limitata Gratuito: Bambini fino ai 6 anni

Curatori
Vincenzo Sanfo, Bruno Albertino, Anna Alberghina
Generi
arte moderna, arte etnica
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In mostra 50 opere d’arte europea e oltre 100 opere plastiche e scultoree dell’Africa sub-sahariana selezionate dai curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino.

Comunicato stampa

Immergersi nell’arte africana e poi coglierne l’essenza nei capolavori creati dagli artisti del Novecento: è il concept della mostra “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse” reso tangibile nell’esposizione a Trieste di 50 opere d’arte europea e oltre 100 opere plastiche e scultoree dell’Africa sub-sahariana, selezionate dai curatori Vincenzo Sanfo, Anna Alberghina e Bruno Albertino.
In programma dal 25 marzo al 30 luglio 2023 nella Sala Carlo Sbisà del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900” è prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura e promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoFVG.
“Partendo dalle esperienze picassiane” – afferma il curatore Vincenzo Sanfo – “questa mostra ci porta sino ai giorni nostri attraversando percorsi che hanno in comune una visione dell’arte che trae dall’essenzialità delle forme africane ispirazione, generando i papier-decoupe matissiani, le decorazioni tribali di Keith Haring, le surreali visioni di Man Ray, le gioiose figure di Calder accostate alla furia costruttiva di Basquiat. Cosi come le irriverenti maschere di Enrico Baj, le luminose visioni di Marco Lodola e le incursioni di Marco Nereo Rotelli, accompagnate dalla cancellazione picassiana del cinese Xu Deqi. Un percorso” – conclude Sanfo – “quello pensato per questa mostra, essenziale ma esaustivo di quanto l’arte africana abbia contribuito e continui a contribuire all’evoluzione dell’arte occidentale”.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Il percorso espositivo si apre con l’esposizione di circa 100 opere d’arte africana tra sculture, maschere e oggetti, suddivise in nove tematiche: Fertilità e maternità, Bamboline di fertilità, Il culto dei gemelli, Le maschere, Gli antenati, Figure magiche, Arte funeraria, I poggiatesta, Gli oggetti d’uso.
Le sculture appartengono integralmente alla Collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina e sono il frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio della materia. Le diverse tematiche sono introdotte da foto retroilluminate, evocative della cultura dei popoli africani, scattate da Anna Alberghina proprio in quei luoghi, utili a far entrare il visitatore nella vita dei popoli africani. Sono inoltre proposti dei video, girati dai curatori stessi, che riguardano riti e costumi di alcune popolazioni: danze, cerimonie, riti magici e anche vita quotidiana.
La seconda parte è dedicata all’esposizione di circa 50 opere d’arte del Novecento, nelle quali si coglie perfettamente l’aspetto immortale del mito africano, con una vasta sezione dedicata a Picasso con disegni, litografie, e ceramiche. Poi si continua con le opere di Matisse, Calder, Gauguin, Man Ray, fino ad arrivare ai più contemporanei Mimmo Paladino, Basquiat e Xu de Qi.

LA PERCEZIONE DELL’ARTE AFRICANA
L'interesse per l’arte africana nasce ufficialmente nel 1906, quando Henri Matisse e altri artisti iniziano a collezionare opere africane e a utilizzare quegli stilemi nella loro arte.
In quel periodo Parigi diventa il centro del mercato dell’arte africana e i grandi galleristi, come Paul Guillaume, Charles Ratton e Joseph Brummer contribuiscono a promuoverla e ad accrescere la sua popolarità. Gli artisti delle Avanguardie parigine intraprendono un percorso di ricerca, che in alcuni casi da origine a rivoluzionarie correnti artistiche, prima fra tutte il Cubismo. Picasso, il suo fondatore, realizza Les demoiselles d’Avignon (1907), non solo manifesto del movimento cubista, ma opera che presenta, tra le altre, delle figure femminili con volti perfettamente assimilabili alle maschere africane.
L’arte africana affascina, seduce e avvicina gli artisti moderni e contemporanei anche a un senso di spiritualità e di misticismo, come si evince in molte altre opere d’arte, create a partire dal Novecento fino ai giorni nostri.

Didascalia foto ©Navigare “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”
Pablo Picasso, Portrait, Litografia
Maschera Gela Bassa Liberia. Prima metà del XX secolo. Collezione Albertino-Alberghina"