If you care to see me you should think about it

Informazioni Evento

Luogo
OTTO ZOO
Via Vigevano 8, Milano, Italia
Date
Dal al

da martedì a venerdì
orario: 14 -19 o su appuntamento

Vernissage
20/06/2018

ore 19

Generi
arte contemporanea, collettiva
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Ogni volta che un’opera o un dettaglio di essa ti parla di te, ti senti compreso. Capito, appagato, riempito per una frazione infinitamente piccola di tempo. Un ago sottile ti punge in profondità provocandoti un oscuro e inatteso piacere.

Comunicato stampa

Hans,

è passato del tempo dalla mia ultima lettera, ho avuto bisogno di un periodo di lenta riflessione e studio, ma credo di essere vicino a ciò che sto cercando. So che mi hai sentito dire questa cosa tante volte, ma oggi è diverso e il modo in cui la luce abbraccia le opere in questa stanza, te ne darà la conferma: lenti raggi di sole si distendono sulle piante del giardino e sulle pareti, sono così morbidi.

Uno di loro è arrivato alla superficie del quadro che ho appeso sopra lo scrittoio, uno dei miei preferiti, lo sai bene. La luce si è infilata netta, un taglio dorato che ha portato le ombre tra le creste del colore secco. Su quel sottile scarto illuminato ho intravisto un tocco di bianco che nell’insieme dell’opera mi era sempre sfuggito, ma che in quell’istante mi ha raccontato la storia di un cielo vuoto.

Mi sono sentito invadere da questo e non ho saputo far altro che andargli incontro, attirato da un immenso spazio privo di possibilità. Ho sentito di accettare il messaggio che quel tocco di bianco portava in seno e così facendo ho dato voce ai suoi vicini. Sconfinati vuoti mi si sono aperti intorno e io riuscivo solo ad avanzare, spingendomi dentro una mancanza incolmabile che è diventata una fame insaziabile.

Ho ascoltato le voci di quei tocchi colorati che sembravano raccontarmi una storia che non conoscevo, fino a quando non è diventata un tutt’uno con la mia, solo ed esclusivamente la mia. Quelle parole erano rivolte a me e a nessun altro, quello in cui mi sono addentrato non era il vuoto, ero io. E loro erano lì con me, nella mia intimità, nel mio universo. Ho smesso di lottare, di cercare di stare al mondo, di restare: ho spalancato le porte a tutte le sfumature e ai loro immensi spazi vuoti in cui risuonava la mia voce, lasciando fuori e lontane quelle reali, quelle degli altri.

Da un sottile taglio dorato sulle creste del colore, ho attraversato il silenzio del tempo, solo per capire la natura del mio sacrificio. Ogni volta che un’opera o un dettaglio di essa ti parla di te, ti senti compreso. Capito, appagato, riempito per una frazione infinitamente piccola di tempo. Un ago sottile ti punge in profondità provocandoti un oscuro e inatteso piacere.

Ogni istante in cui quella sensazione non c’è, io ne vorrei ancora. Vorrei sentire nuovamente me stesso, la mia eco, il mio colore, la mia voce, il mio sapore. Per cercare di sopravvivere.
Ma ogni volta fallisco, questo è il segreto della mia ossessione: cerco compulsivamente e mi impossesso di tutto ciò che mi provoca un accenno di quella sensazione, che alla fine lascio sempre fuggire via.

Non cercare mai di salvarmi.

Tuo
Otto Valentin Zoo

Zurigo, 28 gennaio 1938