Hyerós

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA DEL CARBONE
Via Del Carbone 18a, Ferrara, Italia
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì 17.00 – 20.00; sabato e festivi 11.00 – 12.30 e 17.00 – 20.00; chiuso al martedì (possono variare, verificare sempre via telefono)

Vernissage
02/06/2012

ore 19.00, con la performance 'RADICI _ lascio fare alla terra', di Elisa Mucchi

Patrocini

Comune di Ortona, Fondazione Staurós, Premio Nazionale di Arte Contemporanea 'B.Cascella', Premio Nazionale di Arte Contemporanea 'P. Occhi', Collettivo TM15, Progetto Urbanica.

Generi
arte contemporanea, collettiva
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La mostra ripropone il fascino di un nome esoterico: Hyerós, dal greco sacro, da cui ierocrazia, che indica una forma di governo in mano ad una divinità o, più genericamente, a persone che incarnano la divinità o la rappresentano e sono, perciò, ritenute sacre. Nell’accezione cristiana del termine, la ierocrazia identifica una forma di governo che si basa sulla sacralità stessa del potere. Nello specifico, e negli intenti della mostra, è ri-tracciare la mappa della ierofania del sacro nell’arte contemporanea laddove appare la rivelazione di un elemento sacro o divino.

Comunicato stampa

Hyerós al Museo Staurós d’Arte sacra contemporanea

In questa mostra di giovani artisti ospitata all’interno del Museo Staurós d’Arte sacra contemporanea, si ripropone il fascino di un nome esoterico: Hyerós, dal greco sacro, da cui ierocrazia, che indica una forma di governo in mano ad una divinità o, più genericamente, a persone che incarnano la divinità o la rappresentano e sono, perciò, ritenute sacre. Nell'accezione cristiana del termine, la ierocrazia identifica una forma di governo che si basa sulla sacralità stessa del potere. Nello specifico, e negli intenti della mostra, è ri-tracciare la mappa della ierofania del sacro nell’arte contemporanea laddove appare la rivelazione di un elemento sacro o divino.

In questa rassegna si percepisce con piacere che da "buoni laici", quale i giovani artisti si dichiarano, riescono a tracciare, con opportuno disincanto, chiarezza espositiva, seria informazione e sano realismo  anche se quest'ultimo non ancora nel senso della filosofia scolastica, dominante nel Medioevo, caratterizzata dall’ossequio di fronte alla fede cristiana e da una tradizione fondata ora nella speculazione platonico-agostiniana e ora sull’aristotelismo  il panorama dell'evento che dovrebbe essere religioso e vorrebbe essere dotato, nella nostra arte, di una rinnovata cultura dell'accoglienza. Il Museo Staurós è davvero cornice importante, per una manifestazione che chiede soprattutto un rapporto interpersonale rispettoso delle pluralità di culture e qualificato, sia culturalmente sia spiritualmente.

Bisogna acquisire una concezione dell’arte allargata, partendo da una rappresentazione modernizzata della struttura e della visione del mondo. Quindi, ripercorrendo la storia del secolo appena trascorso, occorre, sulle orme di artisti molto sensibili, rintracciare le idee, le percezioni più significative in proposito. Ci si dovrebbe chiedere: in quale misura l’opera nasce dall’esperienza spirituale dell’artista, dal suo cammino interiore? In che modo ne riflette la ricerca, il dramma esistenziale, il desiderio di conversione?

Ci sarebbe da discutere sulla linea orizzontale e forse immanente della filosofia tracciata dalle opere. Tuttavia, in questo momento storico e culturale l’arte dell’interpretazione dei segni della teoresi può facilmente cambiare il senso degli enunciati: chi in questa nuova barbarie dello spirito pensa è già un riscattato, poiché mette a frutto il lumen naturale della ragione. Del resto, cos'è la verità se non il fragile adeguarsi ad una realtà che ci sfugge e che si vuole pur sempre intravvedere seppur con fatica? Tuttavia essa permette di incontrarci quali pellegrini chiusi nel proprio tempo, in attesa di concederlo a chi ci accosta.

In questo ambito storico vanno ricercate le tracce della dimensione legata al significato più profondo dell’esistenza umana, proprio quando sembra che l’arte dimentichi i simboli della tradizione, le forme attraverso le quali comunicava la propria storia e l’identità di una civiltà.

Dal momento, però, che la cosa più importante penso sia l'incontro tra persone, si rimane dell’idea che questa sia una buona occasione per incontrare nuovi giovani artisti che si cimentano su temi universali. Nonostante l’odierna società ha paura di affrontare questi temi, compreso quello della morte, e non vuole parlarne, il problema rimane in tutta la sua complessità; l’uomo contemporaneo ha sempre tentato di uscire dal suo stato di disagio attraverso l’evasione, la rimozione, la ricerca sfrenata del divertimento, il rifiuto di pensare, di riflettere, e avremmo perciò desiderato una chiarezza maggiore negli esiti artistici oggi esposti, poiché occorre sempre partire dai valori umani comuni a tutti gli uomini per ritornare alla radice dell’esistenza, con la riscoperta di un senso che valga la pena di vivere e di impegnarsi per giungere all’opera compiuta. Anche questa iniziativa Hyerós è originata dall’esperienza del Corso di perfezionamento in arte per la liturgia, fiore all’occhiello della Fondazione Staurós Italiana Onlus, sorto nel 2003 all’interno del Museo Staurós d’Arte sacra contemporanea e divenuto, con il tempo, il nucleo di animazione di molteplici attività riproposte in varie parti d’Italia.

Tutti i giovani artisti, in queste esperienze laboratoriali, sono invitati a testimoniare sul senso della gioia nella propria libertà, al fine di stimolare un’arte socialmente rilevante e religiosamente ispirata. Come di consueto, questa esperienza artistica è all’insegna dello spirito di famiglia. L’intento è fare di quest’occasione una tappa a cui arrivare e da cui ripartire rinfrancati nell’ascolto delle altrui esperienze e nella condivisione di ideali comuni. Avanti sempre con coraggio ed entusiasmo. Questo tempo per loro può, e deve essere, molto produttivo.
Tale nucleo di opere, pur nella loro sinteticità, esprime al meglio le finalità del Museo Staurós che, attraverso il diuturno impegno, è destinato a diventare sempre più incisivo nel vasto panorama culturale contemporaneo artistico, dando ali di aquila alla ricerca artistica contemporanea.
A conclusione, due riflessione si impongono. La prima è più immediata: quando si congetturava la mostra al Museo Staurós d’Arte sacra contemporanea, l’espressione Hyerós non voleva, nelle intenzioni, manifestare solo il sacro cristiano ma, più ampiamente, il termine aveva una chiara dimensione universale; era precisato ed approfondito nel suo contenuto. Non era solo il sacro cristiano, ma il sacro universale. La seconda è di ordine pratico: le testimonianze di questi giovani artisti presenti in rassegna vanno lette nel quadro più ampio del dibattito intorno al sacro, che si fa sempre più serrato. Si vuole attirare di nuovo l’attenzione su una pagina che continua non solamente ad esercitare la sagacia degli specialisti, ma anche a fecondare la riflessione sul tema del sacro, che discerne nella descrizione dell’arte sacra una strabiliante prefigurazione della condizione dell’artista oggi.

Curatori: Alessandro Passerini, Paolo Volta, Elisa Mucchi, Maria Ziosi, Mirko Dadich.

Artisti: Mirko Dadich, Vladimiro Lilla, Alessandro Passerini, Michela Sbuelz, Monica Seksich, Franco Sumberaz, Symbolon (Ornella Di Profio e Pino Ferrucci), Massimo Volponi, Luca Zarattini, Elisa Mucchi.

Giuseppe Bacci
segretario Fondazione Staurós Italiana Onlus