Guido Segni – Non volevo fare assolutamente nulla

Informazioni Evento

Luogo
SMDOT CONTEMPORARY ART
via Palladio,7 33100, Udine , Italia
Date
Dal al

visita su appuntamento
dal martedì al sabato 10 – 13.00 | 16.00 – 19.00

Vernissage
16/04/2021

no

Artisti
Guido Segni
Curatori
Stefano Monti
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra personale.

Comunicato stampa

solo show
Guido Segni
non volevo fare assolutamente nulla
16.04 | 22.05.2021
a cura di / curated by Stefano Monti

#NOPARTY #STAYSAFE
visita su appuntamento/private view by appointament

SMDOT/Contemporary Art
c/o KOBO SHOP via Palladio,7 33100 Udine (IT)
orari: dal martedì al sabato 10 – 13.00 | 16.00 – 19.00
mail: [email protected] web: smdot.net

Stanco!
Stanco è la parola scelta, non senza difficoltà, per “individuare”, “nominare” questo testo, che nasce con la volontà di accompagnare la prima mostra personale di Guido Segni presso lo spazio SMDOT/Contemporary Art intitolata: non volevo fare assolutamente niente. Al primo sguardo, alla prima lettura, può sembrare che la scelta abbia come obiettivo la ricerca di una sintesi di un concetto più complesso espresso dal titolo della mostra. Cioè quello di esprimere uno slogan adatto alle leggi della comunicazione.
Vi svelo subito che non è questo l’intento, anzi, la scelta è diretta ad evidenziare una distinzione, un contrasto, tra due sensazioni che non dovrebbero essere confuse, sovrapposte, ma riconosciute.
Stanco! È una parola, un’esclamazione, immobile, ferma, che dichiara in maniera determinata la propria condizione e di chi la nomina. Le proprie forze fisiche ed intellettuali sono esaurite. Ho bisogno di riposo! Rappresenta una negazione al movimento, la volontà e la necessità di una pausa. La decisione di abitare un tempo differente, lento, intenso, esatto.
Invece “non volevo fare assolutamente nulla”, si muove. La sua forma verbale ci racconta il ripetersi o il perdurare dell’evento, esprime un’azione al passato, non conclusa, le sue contingenze di inizio e fine sono considerate incompiute. La sua negazione al movimento non si attua, rimane sospesa,
è soggetta ad un’autogenesi artificiale, narcotica. Non c’è una reale sospensione, un cambiamento di stato, ma solo sfiancamento, spossatezza.
I lavori in mostra raccolgono questa dimensione che il filosofo contemporaneo, Byung – Chul Han, ha affrontato con grande lucidità all’interno del suo saggio “La società della stanchezza”. L’individuo tardo-moderno è collocato in un contesto performativo autoindotto, orientato esclusivamente alla prestazione in assenza di una dialettica negativa in grado di mostrargli la necessaria distinzione delle attività umane, facendolo cadere in uno stato di disagio determinato da una iperattività non finalizzata.
Guido con il video “The Han Collection (or how we got wired, tired and fired)”, presentato per la prima volta, fa un omaggio, ironico e sottile alle tematiche trattate nel saggio, soprattutto alle conseguenze della mancanza di contraddizione e ad un eccesso di positività. Una selezione di immagini di persone, che scorrono lentamente, le quali provano a resistere alla stanchezza, alle informazioni video trasmesse, avvolte da un elemento sonoro popolare che rende epico lo sforzo. Non riescono, crollano, restano sospese, o meglio imbrigliate nella sequenza delle immagini, non più guardanti, ma guardati, sorvegliati, dai monitor, che lo spettatore della mostra può solo immaginare. Uno spettatore che viene avvolto, catturato, guardato, egli stesso da immagini e suoni, come nel caso dei tre lavori esclusivamente sonori, “All the times i missed your call and i probably refused to work”, “Existence of a plug”, “For whom the phone rings”, che annunciano in tempo reale le chiamate perse, lo stato delle batterie e le notifiche che arrivano sullo smartphone dell’artista, riempiono, saturano lo spazio con la presenza, assenza, dell’artista, ma anche con il tempo che scorre continuo, perdendo inesorabilmente qualche “pezzo”. L’ artista gli si oppone, prova ad opporsi, con la stampa di “Tutto”, un libro di artista, dove sulla carta vengono iscritti, stampati, fermati, alcuni momenti, compreso lo scorrere del tempo vuoto, senza attività annunciate, della sua vita, messaggi arrivati in un tempo continuo e allo stesso modo frammentato con la volontà di creare un attrito al flusso. L’obiettivo è resistere, cercare il confronto, lo scontro, con l’altro che in questo caso è un oggetto (un monitor, uno smartphone), un sistema continuo di informazioni, ma potrebbe essere anche la metafora di uno scontro, confronto con noi stessi o con gli altri come avviene nella serie “Demand Full Laziness”, progetto/performance che vede Guido “sfidare” la macchina dal 2018 e lo farà fino al 2023. L’occhio della macchina cerca di riconoscere, di cogliere e rappresentare l’artista mentre si concede, accede, ad un tempo differente da quello continuo. Si concede una pausa, la macchina lo inquadra, ma non riesce a rappresentarlo, ad individuarlo correttamente, forse, per questo motivo, una bandiera con la scritta “Demand Full Laziness” sventola, artificialmente, grazie ad un ventilatore, e tre foto ed un video mostrano la “sconfitta” della tecnologia e la possibilità e la volontà di sottrarsi a favore della pigrizia. Un’altra bandiera, che non sventola, è fissa al muro con la scritta “Work less, work all”, uno slogan politico, popolare, che continua ad essere una necessaria utopia. In questo caso oltre alla bandiera, della stessa serie, possiamo vedere tre lavori video, commissionati ai lavoratori della piattaforma digitale Fiverr.com, un sito web dove le persone offrono i loro servizi professionali a un prezzo molto basso. In questo caso potremmo parlare di una performance di body art su commissione. Ai lavoratori viene richiesto di usare il loro corpo, esponendo in maniera “spettacolare” alcuni diritti dei lavoratori, si crea un cortocircuito tra l’utilizzo del servizio, l’azione richiesta e il messaggio, ma soprattutto una riflessione sulle difficili condizioni dei lavoratori nel settore del digitale. Anonima Moltitudine Autografa, ultimo lavoro in mostra, mantiene le stesse modalità, utilizza per la sua realizzazione un’altra piattaforma di lavoratori digitali, Amazon Mechanical Turk, ma in questo caso la richiesta è quella di produrre la firma di Guido Segni, raccogliendo in questo modo 68 firme, diverse, autorizzate. Ecco la creazione di un altro cortocircuito, una nuova frizione, una resistenza. Chi è l’autore e di cosa?
non avevo voglia di fare assolutamente nulla, si muove, resiste, devia, si ferma, ci porta in un tempo differente, un tempo che abbiamo perso, che stiamo dimenticando e di cui abbiamo assolutamente bisogno: il tempo solenne. Hans Georg – Gadamer nel suo saggio “L’attualità del bello” individua una vicinanza tra il tempo della festa e il tempo dell’arte, entrambi ci insegnano ad indugiare. Indugiare è la modalità che non ha la necessità di portargli da nessuna parte. In questa mostra di Guido Segni c’è sicuramente la richiesta di indugiare, ma soprattutto c’è l’invito e la possibilità di resistere al tempo che passa a favore della sua celebrazione. Resistere, contrapporsi allo scorrere continuo, imparare ad indugiare. Questa mostra personale è una festa, una festa particolare, dove bisogna andare pochi alla volta e superando qualche difficoltà, prendendo piccole precauzioni, con l’obiettivo di ritrovare il piacere di celebrare il tempo che passa, rendere il tempo solenne, dichiarandosi felicemente stanchi.

Stefano Monti

Short bio
Guido Segni_ 1979 Italia.
Con un background in hacktivism, net art e video art, Guido Segni - noto anche come Umberto Stanca - vive e lavora da qualche parte, online e offline, giocando con l'arte, la cultura di Internet e le allucinazioni dei dati.
Concentrato principalmente sull'uso e l’abuso quotidiano di Internet, il suo lavoro è caratterizzato da gesti minimi sulla tecnologia che combina approcci concettuali con un tradizionale atteggiamento hacker nel rendere le cose strane, inutili e disfunzionali.

In occasione di tutte le mostre di SMDOT/Contemporary Art Steve Nardini anima di KOBO SHOP e grande esperto di musica realizza una playlist dedicata. Per la mostra personale “non volevo fare assolutamente nulla” di Guido Segni sono stati selezionati i seguenti brani ed artisti:

PAN AMERICAN “Steel Stars”
https://panamerican.bandcamp.com/album/360-business-360-bypass
THE NECKS “Body” (complete album)
https://thenecksau.bandcamp.com/album/body
BLACK DICE “Glazin’”
https://black-dice.bandcamp.com/album/repo
TARWATER “Across the Dial”
https://tarwater.bandcamp.com/album/the-needle-was-travelling
MEN’S RECOVERY PROJECT “700 Story Building”
https://mensrecoveryproject.bandcamp.com/album/the-very-best-of

Elenco opere in mostra

1 _ All the times i missed your call and i probably refused to work, 2017-ongoing, Annuncio sonoro in real time delle chiamate perse dal telefono dell'artista
Existence of a plug, 2016 / ongoing, Annuncio sonoro in real time dello stato di batteria dello smartphone dell'artista
For whom the phone rings, 2020 / ongoing, Annuncio sonoro in real time delle notifiche dello smartphone dell'artista

2 _ TUTTO, Per caso, automatismo e sovrappensiero, 2019, Libro d'artista, ed. 50

3 _ Serie Demand Full Laziness
Laziness Flag, 2019, digital print on fabric, 150 x 100 cm
Lot 2018|000001, 2018, full HD Video from productive laziness automated process, 7' 43''
Lot 2020|000003, 2020, digital print on fujiflex, 60x45cm, unique
Lot 2020|000002, 2020, digital print on fujiflex, 60x60cm, unique
Lot 2020|000001, 2020, digital print on fujiflex, 60x45cm, unique

4 _ Serie Work Less Work All
Work less, work all, 2015, digital print on fabric, 150x100cm
Lavorare con Lentezza, 2015, full HD Video, dimension variable, courtesy of Matteo Cremonesi
An almost complete list of labour slogans, 2015, Full HD Video, dimension variable, courtesy of Domenico Quaranta
Workers of the world Unite, 2015, full HD Video, dimension variable

5 _ The Han Collection (or how we got wired, tired and fired), 2021, full HD video compilation, audio trcks by Enrico Boccioletti

6 _ Anonima Moltitudine Autografa, 2013, vano sforzo collettivo in 68 firme: serie di firme autografe ideate e realizzate per Guido Segni da 68 lavoratori della piattaforma Amazon Mechanical Turk per provare a rispondere alla domanda "Chi è autore di cosa?"