Guido Rossa Fotografo

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DUCALE DI GENOVA
Piazza Giacomo Matteotti 9, Genova, Italia
Date
Dal al

da lunedì a venerdì, ore 10-19
sabato e domenica, ore 11-19

Vernissage
14/01/2022
Biglietti

ingresso libero

Curatori
Gabriele D’Autilia, Sergio Luzzatto
Generi
fotografia, personale
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Se il Guido Rossa consegnato alla storia risponde a un’immagine coerente con il decennio in cui ha trovato la morte, quegli anni Settanta carichi di entusiasmi e di conflitti, di impegno e di violenze, la mostra intende dar conto di altri aspetti della sua personalità.

Comunicato stampa

C’è una piccola storia parallela che accompagna la storia più nota di Guido Rossa, la storia spesso ridotta alla tragedia – personale e collettiva – della sua morte.
C’è quasi una vita parallela in cui la dimensione sociale e politica, per quanto coinvolgente, si rivela inadeguata a colmare una personalità inquieta, sensibile all’arte e alla poesia.

Se il Guido Rossa consegnato alla storia risponde a un’immagine coerente con il decennio in cui ha trovato la morte, quegli anni Settanta carichi di entusiasmi e di conflitti, di impegno e di violenze, la mostra intende dar conto di altri aspetti della sua personalità.
Rossa entra in fabbrica a quindici anni nel 1949 e, prima ancora di averne venti, sfida la gravità diventando una leggenda della montagna piemontese e praticando, da professionista, anche il paracadutismo. A Genova, l’ambiente stesso dell’Italsider di Cornigliano, in cui Eugenio Carmi è responsabile della direzione artistica e della comunicazione, rappresenta per lui non solo un contesto di lavoro, ma un’occasione per sperimentare la sua energia creativa: trova così nella fotografia un’occupazione mentale e manuale. La fotografia diventa presto uno spazio di libertà, un impegno silenzioso e intimo.

Nel 1963 è in Nepal per misurarsi con i settemila metri del Langtang-Lirung himalayano: la catena di montagne più alte del mondo acquista ai suoi occhi una dimensione spirituale che costringe a riflettere, anche attraverso l’obiettivo fotografico. Rossa viene colpito dalla realtà sociale indiana e nepalese, che documenta in molti scatti: incantatori di serpenti e mendicanti, l’ingiustizia delle caste, i bambini tibetani con la loro tenace volontà di studiare. Non ci sono ancora il sindacalista e il politico, ma il clima nuovo che si respira in quegli anni stimola la voglia di fare, e di fare qualcosa di buono. Del resto, non c’è contraddizione tra i modelli di molti giovani di quella generazione in bilico tra papa Giovanni e John Kennedy, e sospesa, a Genova, tra la ribellione alla Curia della “comunità di base” di Oregina e le storie aspre di Fabrizio de André.

La montagna e la fotografia, sia pur estranee al rumore assordante della storia, possono valere da completamento della vita: dischiudono la strada verso una dimensione del sé più compiuta, che si può trovare ad altezze vertiginose, o “anche in una piccola cosa”.