Guido Guidi – Col tempo. Nei dintorni di Carlo Scarpa
La mostra Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa raccoglie oltre 100 fotografie di uno dei più importanti fotografi italiani, Guido Guidi (Cesena, 1941).
Comunicato stampa
La mostra Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa raccoglie oltre 100 fotografie di uno dei più importanti fotografi italiani, Guido Guidi (Cesena, 1941). L’artista, la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale, fa parte di quel gruppo di fotografi che ha dettato le basi di una “maniera” italiana di guardare e fotografare il paesaggio a partire dagli anni ’70. La mostra vedrà una selezione di fotografie il cui soggetto è l’opera straordinaria che l’architetto Carlo Scarpa ha realizzato per la famiglia Brion a San Vito di Altivole, in provincia di Treviso.
L’allestimento proposto in Viasaterna vuole restituire il carattere scientifico della ricerca di Guidi, che vede nella sequenza la via per svelare ogni particolare di questa architettura dal forte carattere simbolico. L’esposizione, il cui titolo fa riferimento al quadro “Vecchiaia” del Giorgione del 1506, resterà aperta da mercoledì 14 ottobre a venerdì 27 novembre 2015.
Allievo di Scarpa ai tempi degli studi universitari allo IUAV di Venezia, Guidi interpreta uno dei più importanti capolavori dell'architetto veneziano in un'opera monumentale capace di investigarne in profondità ogni sfumatura, pur mantenendo l'autonomia della propria ricerca.
Progettata da Scarpa alla fine degli anni ’60, la Tomba Brion è quindi per Guidi l’oggetto privilegiato di un’indagine che scompone e ricostruisce il percorso mentale seguito dall’architetto nel corso della progettazione. Una riflessione sul tempo e sul divenire durata per circa un decennio, a partire dal 1996, anno in cui inizia a fotografare l’imponente mausoleo con una Deardoff 8x10 su commissione del Canadian Centre for Architecture di Montreal.
Il fotografo articola il suo lavoro intorno ad alcuni termini fondamentali del linguaggio della fotografia, scoprendo che anche Scarpa aveva utilizzato gli stessi riferimenti per il proprio progetto: luce, ombra, colore e tempo. Luci e ombre disegnano sulle pareti ruvide degli edifici un alfabeto di segni che si modifica con il passare delle ore, dei giorni e delle stagioni. Scarpa scrive, proprio come un fotografo. Guidi sovrascrive. E utilizza la forma della sequenza per scandire questo processo, mettendo in fila serie ordinate di immagini che funzionano come il quadrante di un orologio. Il tempo scorre, in fotografia come nell'architettura, così mentre la proiezione di una figura si modifica a seconda del momento in cui viene ripresa, le pareti di cemento si scrostano, si scuriscono, vengono attaccate dalla vegetazione circostante.
Prendendo in prestito un modello classico della letteratura e della filosofia, il lavoro di Guidi si articola come un vero e proprio dialogo tra due autori che si esprimono con linguaggi diversi, ma trattando lo stesso argomento. Come le immagini di Guidi, anche l'opera di Scarpa si rivela qui innanzitutto uno strumento per vedere meglio. Alla Tomba Brion corrisponde il banco ottico di Guido Guidi: entrambi sono dispositivi per guardare, aprendo gli occhi dell'osservatore non soltanto verso sé stessi, ma sul mondo che li circonda.
I dettagli sono l'elemento di base attraverso cui Guidi compone il suo poema/investigazione sul celebre complesso di Scarpa. Al di là della severa geometria delle immagini, la continua insistenza sui particolari testimonia non soltanto la vicinanza del fotografo al suo soggetto, ma conduce ogni spettatore al suo fianco in un'indagine intima e privata. Il risultato è un lento viaggio attraverso la caducità delle cose e di tutto ciò che l'esperienza mette a nostra disposizione.
Guido Guidi
Nasce nel 1941 a Cesena, dove vive e lavora.
E’ considerato uno dei più importanti fotografi italiani.
Dal 1956 è a Venezia dove studia prima Architettura allo IUAV e successivamente Disegno industriale, seguendo tra gli altri i corsi di Luigi Veronesi, Carlo Scarpa e Italo Zannier. È nel clima vivace del periodo veneziano che decide di dedicarsi con continuità alla fotografia, indirizzando il proprio sguardo verso gli spazi marginali e anti-spettacolari del paesaggio italiano. Le sue ricerche sull’edilizia spontanea della Romagna orientale, o sulla Strada Romea che collega Cesena a Venezia, o quelle successive sulle aree industriali di Porto Marghera e Ravenna si concentrano su luoghi liminari, familiari al fotografo, e condividono un carattere aperto e interrogativo.
Dalla fine degli anni sessanta realizza importanti ricerche personali, indagando il paesaggio e le sue trasformazioni e sperimentando al contempo il linguaggio fotografico attraverso progetti di ricerca legati alle trasformazioni delle città e del territorio, fra cui Archivio dello Spazio (1991 Provincia di Milano), le indagini sull’edilizia pubblica dell’Ina-Casa (1999) e quelle per Atlante Italiano (a cura della Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea). Alla professione di fotografo affianca da anni attività di didattica e promozione della fotografia: nel 1989 avvia a Rubiera, con Paolo Costantini e William Guerrieri, Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea. Dallo stesso anno è docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e dal 2001 insegna presso lo IUAV di Venezia. Tra le altre mostre ha esposto in prestigiose Istituzioni museali italiane e internazionali quali Fotomuseum Winthertur, Biennale d’Arte e di Architettura di Venezia, Canadian Centre for Architecture di Montreal, Guggenheim Museum di New York e Centre Georges Pompidou di Parigi.
IRENE CROCCO
Irene Crocco è nata a Milano nel 1975; dal 2011 al 2014 organizza nella sua casa di Milano mostre di artisti contemporanei e chiama questo progetto “Da vicino”, con l’idea di avvicinare il pubblico alle opere e agli artisti. Nel 2015 apre a Milano Viasaterna.
In precedenza ha collaborato con gallerie d’arte, quali Antonio Colombo e Nepente, con istituzioni tra cui la Fondazione Bevilacqua La Masa e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia e con riviste di settore.
Irene Crocco è direttore artistico della Fondazione La Raia, nata nel 2013 con l’obiettivo di promuovere una discussione critica sul tema del paesaggio, attraverso incontri e interventi di artisti, filosofi, architetti e paesaggisti.
FANTOM (Selva Barni, Massimo Torrigiani, Francesco Zanot)
Dalla sua nascita tra Milano e New York nel 2009, con la pubblicazione di una rivista trimestrale e una serie di libri distribuiti in oltre 20 paesi, Fantom è diventato un punto di riferimento nel mondo della cultura visiva contemporanea. Nel 2012, dopo l'uscita di 10 numeri, la pubblicazione della rivista si è interrotta e il progetto si è evoluto nella costituzione di un collettivo curatoriale e una piattaforma online che prosegue nell'investigazione degli "usi e abusi della fotografia", come recita il suo motto originario. Da allora Fantom ha continuato a curare libri ed esposizioni, fra cui i progetti speciali di Batia Suter e Maurizio Anzeri in occasione di MiArt 2014 e 2015, le personali di Mario Milizia, Ruth van Beek, Taisuke Koyama e i Rencontres Internationales de la Photo de Fès nel 2014.
IL TEAM DI FANTOM
Selva Barni
Selva Barni ha fondato e dirige Fantom, lavora come consulente editoriale e per la fotografia per aziende e case editrici e insegna “Photography Editing and Publishing” al Master in Photography and Visual Design organizzato da Forma e dalla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano. È stata fotografa freelance e photo editor a New York, dove ha completato i suoi studi nel dipartimento di fotografia del MoMA e lavorato con Ralph Gibson, Robert Polidori e Sally Gall.
Massimo Torrigiani
Massimo Torrigiani guida le attività del comitato scientifico del PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, ed è direttore del nuovo polo per le arti contemporanee di Bari. Dal 2014 è direttore artistico di Capo d’Arte, ciclo di mostre a Gagliano del Capo (LE), per il quale ha curato una personale dell’artista Yang Fudong e di Art in the City, un festival d’arte a Shanghai, città nella quale dal 2010 al 2012 ha diretto SH Contemporary, la più importante fiera d’arte della Cina continentale. È co-fondatore e co-direttore di Fantom.
Francesco Zanot
Critico fotografico e curatore, Francesco Zanot ha lavorato a mostre e pubblicazioni con alcuni dei maggiori fotografi italiani e internazionali. Ha curato libri monografici di artisti come Mark Cohen (Italian Riviera, Punctum Edizioni, Roma), Guido Guidi (Fiume, Fantom Editions, Milano-New York), Takashi Homma (Widows, Fantom Editions), Linda Fregni Nagler (The Hidden Mother, Mack, Londra). Suoi saggi sono stati recentemente pubblicati su libri dedicati al lavoro di Ettore Sottsass (Phaidon, Londra), Luigi Ghirri (Kodachrome, Mack, Londra), Antonio Rovaldi (Orizzonte in Italia, Humboldt, Milano), ed è autore con Alec Soth del volume Ping Pong Conversations (Contrasto, Roma).
Direttore del Master in Photography and Visual Design organizzato da Forma e NABA Milano, ha inoltre partecipato come relatore a conferenze e seminari sulla teoria e la storia della fotografia presso numerose istituzioni scolastiche italiane e internazionali, fra cui la Columbia University di New York, l'American Academy di Roma e il Politecnico di Milano. É associate editor di Fantom e dal 2015 è Curatore di Camera - Centro Italiano per la Fotografia, Torino.