Great Expectations

Informazioni Evento

Luogo
CORTESI GALLERY LUGANO
Via Nassa 62, 6900, Lugano, Switzerland
Date
Dal al

Lunedì: 12.30-18.00; Martedì – Venerdì: 10.00-18.00; Sabato: 11.30-17.30

Vernissage
24/09/2014

ore 17,30

Artisti
Bernard Aubertin, Gianni Colombo, Dadamaino, Getulio Alviani, Grazia Varisco, Marina Apollonio, Gabriele De Vecchi, Nanda Vigo, Franco Grignani, Victor Vasarely, Ludwig Wilding, Marcello Morandini
Curatori
Marco Meneguzzo
Generi
arte contemporanea, collettiva
Loading…

“Great Expectations. Il pensiero del futuro nell’arte degli anni Sessanta”, intende analizzare e restituire l’atmosfera di grande aspettativa sul futuro prossimo venturo, vissuta da una generazione di artisti venuta alla ribalta negli anni Sessanta.

Comunicato stampa

“Great Expectations. Il pensiero del futuro nell’arte degli anni Sessanta”, intende analizzare e restituire l’atmosfera di grande aspettativa sul futuro prossimo venturo, vissuta da una generazione di artisti venuta alla ribalta negli anni Sessanta. Curata da Marco Meneguzzo, la mostra parte dall’assunto che il 1960 sia stato un anno di svolta decisivo nella percezione del futuro e delle nuove necessità imposte alla ricerca artistica e subito verificate dagli artisti più sensibili all’argomento. La nascita dei gruppi, la ricerca di un’arte per così dire “esatta”, la volontà di misurare l’emozione, il desiderio di fornire alla società strumenti di percezione più adatti ai nuovi orizzonti sociali, scientifici e tecnologici che si prevedeva avrebbero pervaso il futuro del mondo è l’oggetto delle “great expectations”, cioè delle grandi speranze, delle enormi aspettative che questo futuro possibile sembrava promettere persino a brevissimo termine. Per questo, la mostra luganese costruisce più un’atmosfera che una disamina storica, privilegiando l’intuizione visiva dello spettatore – accompagnata da un saggio storico critico il più possibile approfondito e convincente – sulla contabilità delle presenze certificate. Si tratta, e si è trattato, di una tendenza più ancora che di un movimento, di una serie di neoavanguardie però “diffuse” in un territorio culturalmente e linguisticamente fertile, e per di più pieno di individualità che aspettano di essere ricollocate in una storia che sia una narrazione e non un conteggio notarile.

Per questo, accanto a nomi conosciuti e immancabili, si ritroveranno artisti meno ciclicamente presenti nelle tipiche mostre su questo periodo, proprio per fornire allo spettatore la sensazione di un contesto comune, di un orizzonte che intravedeva al suo confine un linguaggio radicalmente nuovo per l’arte e per la figura stessa dell’artista. Centrata soprattutto sulle esperienze italiane, allora all’avanguardia in Europa per quantità e per consapevolezza critica del proprio ruolo e della propria ricerca, la mostra presenta anche artisti europei che hanno incarnato prima di molte istituzioni quel tessuto connettivo europeo, basato sui concetti di progetto, di progresso, di cultura e di ragione.

Opening: 24 Settembre 2014 dalle 17.30 alle 20.00
24 Settembre – 22 Novembre 2014
Via Frasca 5, Lugano, Svizzera
Orari: Lunedì: 12.30-18.00; Martedì – Venerdì: 10.00-18.00; Sabato: 11.30-17.30
Comunicazione: Giuliana Montrasio [email protected]

Scarica il comunicato stampa

Marina Apollonio, "Gradazione verde + blu/N", 1966, water-based paint on masonite, 130 × 130 cm.

“Great Expectations.The Sense of the Future in the Art of the Sixties” tries to analyze and convey the mood of anticipation about the immediate future experienced by a generation of artists that emerged in this decade. Curated by Marco Meneguzzo, the exhibition sets off from the idea that 1960 marked a crucial turning point in the vision of the future and of art’s new priorities, immediately taken up by the artists most attuned to the issue. The foundation of groups, the search for a "precise" form of art, the urge to downplay emotion, the desire to provide society with tools of perception better suited to the new social, scientific and technological possibilities that people believed would shape our world’s future: these were all tied to "great expectations" about what tomorrow seemed to hold in store. For this reason, the show in Lugano attempts to build an atmosphere rather than put together a historical survey, favoring the visitor’s visual intuition – while providing critical and historical analysis as in-depth and reliable as possible – over any tally of key figures. This was, and remains, a current rather than a movement, a series of neo-avant-gardes spread out over a culturally and linguistically fertile terrain, full of individual cases still waiting to find a new placement in a history that is a narrative rather than a balance sheet.

For this reason, alongside the well-known, inevitable names, one will find artists less regularly featured in traditional shows about the era, precisely in order to provide viewers with the sense of a shared climate, of an outlook that glimpsed a radically new language for art and for the very figure of the artist on the horizon. Centered above all on Italian artists, who were then at the leading edge of Europe in terms of their numbers and critical awareness of their role and path, the show also presents European artists who—long before most institutions—wove a connective tissue for their continent based on the concepts of vision, progress, culture and reason.