Graziella Navaretti Bartolini – Il pesce nella boccia
Il racconto di Graziella Navaretti Bartolini si sviluppa durante un lungo e forzato riposo, attraverso le cadenze di una scrittura che fissa nello spazio del foglio di carta la suggestiva profondità di un notturno appena rischiarato dalla luna.
Comunicato stampa
Da lontananze
di freschezza - sul mare
s’alza la luna
Masaoka Shiki
Il racconto di Graziella Navaretti Bartolini si sviluppa durante un lungo e forzato riposo, attraverso le cadenze di una scrittura che fissa nello spazio del foglio di carta la suggestiva profondità di un notturno appena rischiarato dalla luna.
E lo sguardo dalla finestra verso incommensurabili orizzonti, gli oggetti quotidiani, l’attesa di un nuovo giorno, diventano soggetti, riferimenti, documenti dell’interiore volontà di riscattare e riscattarci dalle sofferenze, per entrare in un luogo altro, per «scoprire» luci e suoni, ambienti e voci che si stemperano in atmosfere rarefatte.
Il silenzio appare assordante, inquietante, insinuante, ma, contemporaneamente, nel silenzio prendono forma e consistenza e magia le incisioni che compongono il libro d’artista «Il pesce nella boccia», realizzato da Isabella Micheli secondo una preziosa e particolare resa d’insieme.
Formatasi alla scuola di Franco Fanelli e Ermanno Barovero, Graziella Navaretti Bartolini delinea, pagina dopo pagina, un universo di impressioni, di sensazioni, di brani e tecniche sperimentali, che mettono in evidenza i capitoli di un viaggio negli spazi della memoria e, in concomitanza, del sogno e dell’esistenza: «In solitudine - afferma l’artista - discretamente concentrata, ho fissato prima sulla carta e poi sulla lastra, le atmosfere, le luci, i profumi dei quali ero al contempo spettatrice e interprete».
E, così, s’incontrano le «tavole» pensate, definite e risolte nelle sezioni intitolate «dal soggiorno», «dal terrazzo», «dalla spiaggia» e «dallo sdraio», che esprimono, in estrema sintesi, il periodo della sua semi-immobilità, il fluire della linea che «dalla finestra» al «molo» concorre a fissare il momento di una «lettura» e interpretazione delle vele, di rigorose composizioni e della raffinata tessitura dei grigi, sino alla barca imprigionata tra i pali, alle impronte dei gabbiani sulla sabbia e alla Baia dei Pescecani.
E con la lineolografia a secco, le acquaforti e acquatinte, gli interventi a bulino e puntasecca, si entra in diretto contatto con un singolare libro d’artista, che appartiene alla ricerca e alla narrazione di Graziella Navaretti Bartolini.
Angelo Mistrangelo
Graziella Navaretti Bartolini
Vive e lavora a Torino.
Nella stessa città è stata docente di materie artistiche presso il liceo artistico Vittorio Veneto e l'istituto d'Arte Aldo Passoni. Negli anni Settanta ha appronfondito la tecnica incisoria con il maestro Alberto Rocco frequentando, in seguito, i corsi specialistici tenuti da Rina Riva presso l'Atelier Aperto di Venezia.
Ha poi completato il corso quinquennale di incisione con Franco Fanelli ed Ermanno Barovero presso la Scuola Libera del Nudo all'Accademia Albertina di Torino.
L'interesse versa questa disciplina ha trovato applicazione sia nella calcografia tradizionale che in quella sperimentale. Ha presentato i suoi lavori in mostre personali e collettive di livello nazionale.
Numerose le opere pubblicate su riviste del settore nonché quelle presenti in enti pubblici e collezioni private.