Giorgio Piccaia – Natura Est. L’armonia dei numeri

Natura Est. L’armonia dei numeri. 34 opere omaggio a Fibonacci e Pacioli è il titolo della mostra che l’artista Giorgio Piccaia propone alla Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani a Venezia.
Comunicato stampa
Melania Rocca
Allegatigio 17 lug, 14:10
a Melania, Ccn: me
Buongiorno,
con la presente invio il Comunicato Stampa relativo alla mostra che l'artista Giorgio Piccaia terrà a Venezia alla Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani dal 1/08/2025 al 31/08/2025.
Con preghiera di pubblicazione
Grazie Mille per l'attenzione
Melania Rocca
335 7407665
Natura Est. L’armonia dei numeri
34 opere omaggio a Fibonacci e Pacioli
Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani
Venezia / Fondamenta Rossa / Sestiere Dorsoduro, 2525
1 - 31 agosto 2025
martedì > venerdì 15.00 > 20.00
sabato > domenica 11.00 > 20.00
Vernissage venerdì 1 agosto, ore 18.00
Presidente Fondazione: Armanda Marchesani
Curator: Melania Rocca
Curatore organizzativo: Giovanna Repossi
Testo critico: Pamela Stroppa
Patrocini:
Città metropolitana di Venezia
Comune di Venezia. Le Città in Festa
Comune di Pisa
Trasporti: Olg Fine Arts
Assicurazione: BIG Broker Insurance Group / CiaccioArte
Media partner: BeBeez
“Il mio lavoro è un percorso iniziatico, i numeri indo arabi li uso come segni grafici, la Sequenza riporta alla sezione aurea e alla totalità dell’universo. La successione è infinita come se il sapere non dovesse mai finire”.
Giorgio Piccaia
Natura Est. L’armonia dei numeri. 34 opere omaggio a Fibonacci e Pacioli è il titolo della mostra che l’artista Giorgio Piccaia propone alla Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani a Venezia.
L’esposizione illustra, con installazioni, opere su tela, carta, papiro e piccole sculture, l’amore che l’artista ha per i numeri segreti della Natura.
È un omaggio a due grandi matematici: Fibonacci (Leonardo Pisano 1170 - 1240/50 circa) che introdusse in Europa il sistema numerico decimale e gli algoritmi aritmetici con il suo Liber Abbaci (1202) e Luca Pacioli (1447 circa - 1517), che invece, sistematizzò e diffuse le conoscenze matematiche del suo tempo nella Summa de arithmetica (1494), includendo anche il lavoro di Fibonacci. Fu inoltre il primo a descrivere la partita doppia e studiò la sezione aurea nel suo De Divina Proportione (1496/1497), stampato nel 1509 a Venezia e illustrato sembra da Leonardo da Vinci, dove rielaborò gli studi di Leonardo Pisano e lo riportò in auge.
I due matematici uniscono con i numeri Pisa e Venezia. Entrambi hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della matematica.
“La matematica è l’alfabeto in cui Dio ha scritto l’Universo - diceva Galileo Galilei - La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto davanti agli occhi, io dico l’Universo, ma non si può intender se prima non s’impara a intender la lingua e conoscere i caratteri in cui è scritto. Egli è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un labirinto oscuro.”
La sequenza ha origini indiane, sembra che la sua prima comparsa sia in un trattato sanscrito (L’arte della prosodia, lo studio del ritmo, dell’accentazione e dell’intonazione del discorso) scritto dal grammatico Pingala (450/200 a.C.). Negli antichi riti indiani la prosodia aveva grande importanza. Nel sesto secolo, il matematico indiano Virahanka mostrò che la successione di sillabe lunghe e brevi (o lunghezze) determina il ritmo e la forma dei versi, creando schemi specifici chiamati metri.
Leonardo Pisano detto Fibonacci (1170-1242 circa), il maggior matematico del Medioevo, comprese che le dieci figure indiane e soprattutto lo zephirum avrebbero cambiato il mondo e introdusse la serie nella civiltà occidentale.
L’installazione Bandiere-Aquiloni accoglie il visitatore all’ingresso con cinque grandi carte intelate un omaggio ai numeri indiani.
All’interno, seguendo una disposizione legata alla Sequenza, saranno esposte a piano terra nell’ingresso l’installazione “Il Rosario di Fibonacci” e nelle stanze le opere su tela mentre al primo piano le opere su acetato e papiro.
Gianpaolo Cantini, ex ambasciatore d’Italia a Il Cairo, afferma che il progetto di Piccaia “è di grande valore simbolico nei rapporti storici tra Italia (l’Europa più in generale) e il mondo arabo”.
Il Fibonacci Tour ha ufficialmente preso il via da Pisa (novembre 2022-gennaio 2023) per volere dell’assessore al turismo Paolo Pesciatini. Per gli 850 anni dalla nascita di Leonardo Pisano il Comune di Pisa ha ospitato una mostra diffusa dell’artista italo-svizzero Giorgio Piccaia.
Testo critico di Pamela Stroppa
C’è nella natura un linguaggio segreto, un codice “matemagico” che rende proporzioni e simmetrie armoniche e perfette, i petali di un fiore, il guscio perfettamente spiralico di un mollusco, la disposizione frattale delle infiorescenze di un vegetale…e c’è nell’uomo quel desiderio siderale di raggiungere quella stessa perfezione, l’aspirazione a raccogliere l’infinito gioco delle parti in un codice scritto, perpetuo, un rassicurante tornare a casa per poter poi ripartire lontano…
L’indagine artistica di Giorgio Piccaia va in questa direzione, parte dalla natura e si estende alla ricerca del Divino attraverso quel numero che la natura rappresenta, come una strada iniziatica per la Conoscenza, che passa dalla geometria sacra insita in tutte le manifestazioni, dalla più grande alla più piccola, del mondo fenomenico.
“Natura Est. L’armonia dei numeri. 34 opere omaggio a Fibonacci e Pacioli”, sceglie di titolare questa mostra l’artista, nel duplice significato dell’essenza e dell’esistenza hic et nunc e del punto cardinale, un Est, un Oriente dal quale tutto ha inizio e tutto ha fine nell’Uno che racchiude il molteplice.
I numeri della sequenza di Fibonacci, riscoperta da Piccaia grazie al consiglio di un monaco del monastero di Santa Caterina del Sinai, sono lo strumento principe per ricercare e meditare su quell’Uno che garantisce l’equilibrio dell’Universo, in un perpetuo movimento attraverso la ripetizione costante della serie indefinita e continua che diventa una sorta di mantra utile all’artista per trovare e raggiungere il proprio ritmo interiore, il respiro di Dio che è in noi, il percorso dell’anima dal finito al non finito, dal quotidiano all’assoluto.
E la natura, nella sua semplicità complessa, ci indica la via, una via che passa, per l’appunto dalla matematica e dalla geometria sacra, il tutto condensato nella magia di un numero, che è segno e armonica perfezione. La serie di Fibonacci infatti tende a riprodurre, nello stupore di chi lo scopre, il numero cosiddetto di Fidia, numero della sezione aurea di greca memoria.
Piccaia riporta le sequenze con monastico rigore in una serialità mai fine a se stessa ma al servizio della conoscenza, in cui il segno prescelto è simbolo e logos, unisce e definisce.
I numeri, sovrapposti in suggestivi giochi di colori e in leggiadre disposizioni spaziali ora eseguite come i petali del dolce fiore Myosotis ( sempre in numero di 5, numero della sequenza) ora come condensazioni di energia quasi ctonia, come nelle cinque grandi carte intelate intitolate Omaggio a Pacioli qui presentate per la prima volta, sono concentrazioni di pensiero e azione, forza primigenia che sancisce ad ogni occasione un nuovo inizio.
Ogni sequenza è sempre uguale a se stessa, e il gesto sulla tela o sulla carta può sembrare ripetitivo, ma solo in apparenza: si parte sempre dall’uno, dalla radice -sacra- della vita e del modello, e da qui l’artista crea un suo ritmo, entrando in uno stato meditativo di cui ignora la destinazione finale e che ogni volta porta ad un qualcosa di diverso, qualcosa che non ci si aspetta, che si esplica pienamente ora nella gestualità, ora nel colore, ora nel supporto.
Poliedrica infatti è la creazione di Piccaia, un libero sperimentatore oltre che un libero pensatore, per cui le tecniche sono solo uno dei mezzi per raggiungere quella conoscenza di sé, quell’equilibrio nell’Uno.
Tele che l’artista si costruisce in toto, come un pictor rinascimentale, carte pregiate, papiri egiziani, stoffe ma anche supporti industriali come acetati e plexiglas, non esiste limite sul quale dipingere il numero quale criterio ordinatore dell’universo ed esercitare il pensiero di una ricerca artistica tanto veloce e a volte estemporanea nell’esecuzione , quanto meditata e prolungata nella sua fase di preparazione, che racchiude la sapienza e il bagaglio interiore di una vita intensa e ricca di esperienze, dal teatro all’architettura, dalla spiritualità indiana alla teosofia.
Una vita d’artista integrale, in cui la ricerca di sé, anche nell’esercizio del necessario dubbio esistenziale, appare semplice, ma è nella semplicità la forma della vera grandezza, diceva De Sanctis, e all’artista spetta il compito di sollevare il velo di Iside e renderla manifesta.