Giorgio Morandi – Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO DI RIVOLI - MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Mafalda Di Savoia , Rivoli, Italia
Date
Dal al

il giovedì dalle ore 10 alle ore 17 e da venerdì a domenica dalle ore 10 alle ore 19. La Collezione Cerruti sarà aperta il sabato e la domenica dalle ore 10 alle ore 19.

Vernissage
19/05/2020

NO

Artisti
Giorgio Morandi
Curatori
Carolyn Christov-Bakargiev
Generi
personale, arte moderna
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Con la mostra Giorgio Morandi. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea prosegue il programma di approfondimento sulle opere della Collezione Cerruti.

Comunicato stampa

Con la mostra Giorgio Morandi. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea prosegue il programma di approfondimento sulle opere della Collezione Cerruti. Dopo le mostre Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti (a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, 6 marzo – 4 novembre 2018), Andy Warhol. Due capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti (a cura di Fabio Belloni, 22 gennaio – 22 aprile 2019) e D’après Leonardo(a cura di Laura Cantone e Fabio Cafagna, 8 luglio 2019 – 5 gennaio 2020), sarà presentato al pubblico il nucleo di dipinti di Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964) raccolto dal ragioniere Francesco Federico Cerruti (Genova, 1922 – Torino, 2015) e oggi parte della collezione conservata nella villa di Rivoli.

Grazie a un accordo firmato nel luglio 2017 con la Fondazione Francesco Federico Cerruti, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea è il primo museo d’arte contemporanea al mondo a includere nelle sue collezioni una raccolta enciclopedica del passato che ha l’obiettivo di creare un modello nuovo di museo in cui l’arte di epoche diverse è osservata da prospettive contemporanee, rendendo così possibile un confronto vitale tra collezioni, artisti d’oggi e capolavori realizzati in periodi storici lontani. La Collezione Cerruti, frutto della passione e dell’intelligenza di Francesco Federico Cerruti, imprenditore e collezionista scomparso dopo una vita discreta e riservata nel 2015, all’età di 93 anni, costituisce da maggio del 2019 il nuovo polo del Museo; si tratta di una collezione privata di altissimo pregio che include quasi trecento opere scultoree e pittoriche che spaziano dal medioevo al contemporaneo e raccoglie libri antichi, legature, più di trecento mobili e arredi tra i quali tappeti e scrittoi di celebri ebanisti e, in particolare, capolavori che vanno dalle opere di Bernardo Daddi e Pontormo a quelle di Renoir, Modigliani, Kandinsky, Klee, Boccioni, Balla e Magritte, per arrivare a Bacon, Burri, Warhol, De Dominicis e Paolini.

Le cinque tele di Giorgio Morandi appartenenti alla Collezione Cerruti testimoniano la varietà dei linguaggi pittorici di uno tra gli artisti più significativi del Novecento e smentiscono così la critica di monotonia, tematica e formale, che gli fu spesso mossa, consentendo di ripercorrere in maniera esaustiva l’intero arco cronologico della sua esperienza artistica. Sul piano dell’esecuzione la pittura di Morandi passa dalla stesura sensibilmente chiaroscurata, ricca di modulazioni tonali, della Natura mortadel 1945, alle superfici opache della versione del 1951, realizzata con pennellate dense e sovrapposte. Sul piano della regia visiva, il sintetico intarsio che definisce il Paesaggiodel 1939 sembra quasi opporsi alla morbida modulazione luminosa, memore della pittura quattrocentesca di Piero della Francesca, dei Fiori del 1954 e della Natura mortadel 1958.

“Autore di più di 1300 dipinti che attraversano buona parte del ventesimo secolo”, afferma Carolyn Christov-Bakargiev, “l’opera pacata ed enigmatica dell’artista bolognese Giorgio Morandi è basata sulla semplificazione e la variazione continua di pochi soggetti, sull’uso di una palettelimitata di tonalità mentre il mondo fuori veniva sconvolto da guerre mondiali e cambiamenti sociopolitici. Morandi quasi precorreva il minimalismo in un delicato equilibrio tra arte figurativa e astrazione, tendente all’effetto sublime di una pura visibilità. In contrasto con il mondo esterno allo studio del pittore, caratterizzato da rumore e sommovimento, Morandi nello studio dipingeva nature morte, semplici e umili bottiglie e vasi, un mondo recintato nello spazio mentale dell’esercizio del vedere”.

I quadri di Morandi, esposti nelle sale del primo piano del Castello di Rivoli, si confrontano in un dialogo infinito con alcune tra le opere più significative delle collezioni del museo realizzate da Ettore Spalletti(Cappelle sul Tavo, Pescara, 1940 – Spoltore, Pescara, 2019), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933),Alighiero Boetti(Torino, 1940 – Roma, 1994), Maurizio Cattelan(Padova, 1960) ed Emilio Prini(Stresa, 1943 – Roma, 2016), mostrando l’attualità e l’ininterrotta fortuna di questo maestro del Novecento.

Giorgio Morandi(Bologna, 1890-1964) dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1914 inizia la carriera espositiva partecipando a una mostra all’hotel Baglioni di Bologna insieme a Mario Bacchelli, Osvaldo Licini, Severo Pozzati e Giacomo Vespignani, e alla Prima Esposizione Libera Futurista della Galleria Sprovieri di Roma. Sensibile alla pittura di Paul Cézanne e degli Impressionisti francesi, è al contempo attratto dalla pittura dei Primitivi italiani del Tre e Quattrocento. Nel primo dopoguerra dà avvio a una prima elaborazione personale della pittura metafisica, collabora alla rivista «Valori Plastici» di Mario Broglio e conosce Giorgio de Chirico. Con quest’ultimo, Carlo Carrà e Arturo Martini, espone alla Fiorentina Primaverile del 1922. In seguito è presente alla Prima e alla Seconda Mostra del Novecento (1926 e 1929) e dal 1931 alle Quadriennali di Roma. Nel 1939, proprio alla Quadriennale, per la quale allestisce una ricca sala personale, ottiene il secondo premio per la pittura. Dal 1930 al 1956 è docente per chiara fama alla cattedra di Incisione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1947 è nominato membro della Commissione delle arti figurative incaricata di organizzare la prima Biennale di Venezia del dopoguerra, che aprirà al pubblico l’anno successivo dopo un’interruzione di sei anni. Dalla fine degli anni Quaranta si infittiscono le sue presenze in mostre internazionali. Nel 1957 gli viene dedicata una sala speciale alla Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile e in quell’occasione gli viene conferito il Gran Premio per la Pittura. La singolare poetica delle sue opere dedicate nella sua lunga attività artistica a un numero limitato di generi (il paesaggio, la natura morta, i fiori), è divenuta negli anni un esempio metodologico per gli artisti che lo hanno seguito, che ne hanno colto soprattutto il carattere moderno e concettuale.