Giorgio Griffa – Tra cui opere del ciclo Sezione Aurea
Saranno esposte, tra le altre, alcune opere del ciclo Sezione Aurea, che guarda a quel numero irrazionale senza fine (1,618033988… ) formalizzato per la prima volta da Euclide nel IV secolo a.C. per indicare il calcolo in base al quale dividendo un segmento in due parti, l’intero sta al maggiore come il maggiore sta al minore.
Comunicato stampa
Ecco, forse posso dire che il ciclo della sezione aurea ovvero della divina proporzione è nato dalla consapevolezza che l’umanità ha affidato a questo numero
una memoria profonda dell’ignoto, dell’infinito, dell’indicibile,
e questo numero appunto rappresenta tale memoria.
Giorgio Griffa
Si inaugura mercoledì 22 giugno alle ore 18.30 alla Galleria Marino di Roma (Salita di San Sebastianello 16b, angolo Piazza di Spagna) la mostra di Giorgio Griffa.
Saranno esposte, tra le altre, alcune opere del ciclo Sezione Aurea, che guarda a quel numero irrazionale senza fine (1,618033988... ) formalizzato per la prima volta da Euclide nel IV secolo a.C. per indicare il calcolo in base al quale dividendo un segmento in due parti, l'intero sta al maggiore come il maggiore sta al minore. Il risultato di questo rapporto è indice di armonia, equilibrio ma anche ignoto e meraviglia fin dai tempi antichi. Griffa accosta a queste cifre linee verticali, orizzontali, curve, oblique.
Scrive Griffa “Il valore esatto del rapporto aureo corrisponde ad un numero che non finisce mai, i matematici parlano di numero irrazionale. Euclide ha formalizzato il rapporto aureo, detto anche divina proporzione, dividendo un segmento secondo la proporzione estrema e media, l’intero sta alla parte maggiore come questa sta alla minore. Il risultato è appunto un numero interminabile che continua a suscitare meraviglia attraverso i secoli”… “Sotto il profilo del tempo quel numero procede ormai da circa 2300 anni e andrà avanti nei secoli, nei millenni, nei milioni di millenni, senza fermarsi. Mai. Sino alla fine del tempo. E’ un modo per conoscere l’infinito attraverso la modesta presenza di un piccolo numero. Se invece ci poniamo dal punto di vista dello spazio emerge un aspetto altrettanto sconcertante.
Nonostante la sequenza infinita il numero non procede, non si avvicina a quello successivo. 1 non diventerà mai 2, 1,6 non diventerà mai 1,7… Si avvita nell’ignoto.”
Nel 2009 la Galleria Marino, di Giuseppe Marino, ha esposto le opere di Griffa in una personale. Nel 2010 ha curato le seguenti mostre di Griffa: Museum of Baotou, Inner Monglia; Beijing Gehua Art Gallery; Taiwan Baguashan Art Gallery.
Dal 25 giugno al 30 ottobre 2011 le opere di Giorgio Griffa appartenenti alla Collezione del MACRO di Roma saranno esposte nella nuova ala degli spazi del MACRO.
Giorgio Griffa
Giorgio Griffa è nato nel 1936 a Torino, dove vive.
E’ laureato in legge. Inizia a dipingere ancora bambino e riceve i primi insegnamenti dai pittori tradizionali. E’ allievo di Filippo Scroppo a Torino dal 1960 al 1963.
Il dibattito sulla pittura, che negli anni Sessanta si snoda attraverso la pop-art americana e l’arte concettuale, lo vede fra i protagonisti della scena italiana.
Nel 1970 inizia la sua attività espositiva in mostre collettive (gallerie di Ileana Sonnabend a New York e Parigi, la Galleria Martano e la Galleria Sperone a Torino). Nel 1972 presenta la sua prima mostra personale a Roma (libreria Godel) con il titolo “io non rappresento nulla, io dipingo”.
Fra le partecipazioni si ricordano le Biennali di Venezia del 1978 e del 1980 e la fondamentale esposizione curata da Michel Calura nel 1973 a Parigi, Monchengladbad e Anversa, dal titolo significativo “Une exposition de peinture réunissant certains peintres qui mettraient la peinture en question”.
Tra il 2009 ed il 2010 i lavori di Giorgio Griffa sono stati esposti al Museo di Baotou (città di Baotou, Mongolia Interna), alla Galleria d'Arte BaGuaShan (Taiwan) ed alla Galleria d'Arte Gehua (Pechino).
La più recente mostra personale di Giorgio Griffa ha avuto luogo al MACRO di Roma (12.02.2011 - 13.03.2011).
I suoi lavori si trovano nelle collezioni private e museali.
La sua partecipazione al dibattito attuale della arti si esplica anche con la pubblicazione di alcuni testi: Non c’è rosa senza spine del 1975, Cani sciolti antichisti del 1980, Drugstore Parnassus del 1981, In nascita di Cibera del 1989, Di segno in segno (con Martina Corgnati) del 1995, Come un dialogo del 1997, Approdo a Gilania del 1998, Intelligenza della materia del 2000.