Gianluca Chiai

Informazioni Evento

Luogo
CENTRO FOTOGRAFICO CAGLIARI
Via Eleonora D'Arborea 51 , Cagliari, Italia
Date
Dal al

Da Giovedì 04 Luglio al 04 Agosto 2019
Giovedì, Venerdì e Sabato dalle 18:30 alle 20:30

Vernissage
05/07/2019

ore 19

Artisti
Gianluca Chiai
Curatori
Chiara Manca
Generi
fotografia, personale
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Mostra di fotografia a cura di Chiara Manca.

Comunicato stampa

“Cos’è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone
e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?
È il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l’addio.
Ma intanto ci si proietta in avanti verso una nuova folle avventura sotto il cielo.”
Kerouac

Gianluca Chiai, classe 1974, ogliastrino, fotografo appassionato di escursionismo, negli ultimi 26 anni ha frequentato con un affiatato gruppo di amici e colleghi il Supramonte, per conoscere, esplorare, studiare e raccontare il luogo più incontaminato, puro e inaccessibile dell’Isola.

D.H. Lawrence scriveva “La Sardegna è fuori dal tempo e dallo spazio” e così sono le fotografie di Gianluca Chiai in Supramonte. Le immagini in mostra, realizzate in un anno, raccontano, in realtà, venticinque anni di frequentazione assidua e costante, di Chiai in Supramonte, di studio e scoperte, alla ricerca delle condizioni ideali per immortalare in un preciso momento, il luogo scelto. L’inverno, la pioggia, la foschia, la nebbia, non nascondono alla vista gli sconfinati paesaggi, ma al contrario, ne rivelano l’ essenza. Il ritorno al bianco e nero annulla il tempo, le immagini potrebbero esser state scattate in qualunque momento negli ultimi cento anni, raccontano un luogo ancora aspro, acerbo, incontaminato e ostile, impervio, con le sue creste calcaree, bianche e taglienti che impediscono il passaggio, eppure segnato dall’uomo già in epoca antica, oggi i ruderi dei nuraghi, le pietre sovrapposte a marcare i sentieri, un pinnettu, raccontano il passaggio della civiltà, dalla preistoria, ai pastori fino ad oggi. Il Supramonte cambia, con la lentezza che caratterizza gli anziani, si imbianca di neve in inverno e in primavera l’acqua ridisegna il paesaggio col suo scorrere verso il mare, le immense distese e i pendii rocciosi, le grotte e le gole scavate nella pietra, lo stillicidio delle gocce, parlano di millenni di silenzi e graduali mutamenti. A custodire il Supramonte, ci sono i ginepri secolari, aggrappati alle rocce, resilienti, come anche i sardi hanno imparato ad essere. Scheletrici e mostruosi, naturali totem zoomorfi, accompagnano il cammino di Chiai, indicando la via. Il Supramonte è sinonimo di libertà, se per Corbeddu la sua grotta era l’alternativa alla prigione, per chi si avventura oggi è libertà dalla routine quotidiana, dalla tecnologia, dagli spazi chiusi, dalla casa, l’ufficio, la macchina, dalle scorciatoie, è un posto dove camminare implica che l’unico pensiero sia dove mettere il prossimo passo per non cadere, è la vera libertà mentale, quella di potersi concentrare su una cosa sola. Il Supramonte è istinto, ricerca, sfida, caccia, è un percorso interiore alla scoperta dei limiti personali, è il ritorno alle origini, è il viaggio verso la vera scoperta di se stessi, è riflessione e rinascita. Nelle parole di Chiai diventa palese l’intento del progetto fotografico e il rapporto fra il Supramonte e l’artista: “In un mondo contemporaneo, costruito con stratificazioni di apparenze e simulazioni, un luogo impenetrabile a tali pestilenze assume una valenza ancora più forte: nel Supramonte la realtà mostra i suoi segni, il caos prende forma nella purezza dello scorrere, l’alchimia della vita, prima condensazione, poi espansione, è respiro, acqua, sasso, albero, animale, è ritmo che crea melodia visiva. Tutto è lento fluire, nella lotta della vita verso un eterno ritorno”.
Chiara Manca