Gianluca Badiani / Alessandro Secci – Visioni metamorfiche

Informazioni Evento

Luogo
SINCRESIS - D'A SPAZIO D'ARTE
Via della Repubblica 52/54 50053, Empoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a sabato: 17,30-19,30 su appuntamento

Vernissage
13/09/2025

ore 18

Artisti
Alessandro Secci, Gianluca Badiani
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Ammirando le opere pittoriche di Gianluca Badiani e Alessandro Secci che dialogano, alternandosi, negli spazi dell’associazione Sincresis in una doppia personale.

Comunicato stampa

Ammirando le opere pittoriche di Gianluca Badiani e Alessandro Secci che dialogano, alternandosi, negli spazi dell’associazione Sincresis in una doppia personale, cogliamo in ognuna un universo proprio e singolare che trae suggestioni dal visibile e le alimenta a petto dell’ immaginario soggettivo, Ciò che è percepito dal sensibile diventa altro e si arricchisce di vibrazioni emotive che scaturiscono dal fondo interiore per emergere in superficie e proliferare sulla tela. Gli spunti che derivano dal mondo vivente trascorrono come flashes sul filo della memoria, si depositano temporaneamente per poi essere assorbiti in maniera graduale come immagini che mutano rispetto alla loro consistenza ab origine tramite gli stati emozionali fino ad essere trasposte nel linguaggio pittorico.
La facoltà di trasformare, modificare, metamorfosare ciò che è il portato della visione, accomuna i due artisti, che operano da tempo nel territorio toscano, dettata da un’ esigenza interna che comporta la scaturigine di forme e colori sul supporto come un’esplosione che implica un transito continuo tra cosciente e incosciente, come se ogni esito creativo si situasse nello stato di soglia, generato dalla continua intermittenza tra controllo e automatismo, tra intenzionalità e casualità, tra mediazione e spontaneità.
Le tele di Gianluca Badiani lasciano emergere una molteplicità di elementi compositivi trapelanti da un mondo esperibile e sperimentato che procede per immagini che, pur riferibili a icone consuete della vita quotidiana, rinviano a modelli universali, acquisendo il valore di archetipi dell’inconscio collettivo, in cui ritrovare multiformi simbologie. Permettono di riscoprire la vitalità del retaggio dell’infanzia che permane in ognuno di noi, capace di manifestarsi all’occorrenza attraverso esseri notturni o parvenze appena suggerite che riemergono, a petto del vissuto personale, combinandosi come le associazioni psichiche. Con l’intervento di una sottile ironia, suscitano meraviglia e al tempo stesso terribilità, come nel sublime romantico, nell’attimo in cui compaiono i mostri dei nostri timori quotidiani. Nel segno-gesto pittorico le forme si metamorfizzano fino ai limiti di una figuralità in cui si intravedono appena se il nostro occhio si inoltra nei meandri e nelle scie cromatiche a china o acrilico à plat, quasi traslucide, che rendono il dipinto intensamente dinamico. Assorbono lo sguardo per trasferirci nel surreale, scoprendo itinerari mai percorsi e misteriosi, scandagliando a colpi di sonda tra apparizioni ai limiti dell’onirico. Sembrano deflagrarsi nello spazio del supporto che coincide, come traslato, con il groviglio o il gorgo interiore dell’artista.
I dipinti di Alessandro Secci coinvolgono l’osservatore che, nella prorompenza fisica ed emozionale dell’energia della natura che si espande sul supporto tramite una congerie di elementi che spaziano dal fondo marino e sotterraneo al mondo vegetale e minerale, esprime al tempo stesso la sua vulnerabilità. Le forme interagiscono testimoniando la vitalità nella profusione fitomorfica e nella trasformazione strutturale prossima a rendere un senso di precarietà e di entropia. Nei rapporti armonici tra gli aspetti compositivi che se da un lato possono riflettere le still lifes della storia dell’arte, dall’altro se ne distanziano, in quanto che, rispetto all’immobilità, anche se soggette al tempo che le disgrega, trasmettono dinamismo, si percepisce una condizione di attesa dell’’evento’ che può frantumare da un momento all’altro lo stato di quiete. Il tocco sottile ad olio o accentuato vibra di un tessuto emozionale che fluisce trepidante annunciando l’effimero pur tentando di permanere, come in un confronto/dialogo tra perdita e desiderio di affermazione, tra annullamento/cancellazione e resistenza/resilienza, alimentando la riflessione e la meditazione come accettazione degli effetti del processo di nascita, crescita e morte senza arrendersi inevitabilmente alle circostanze e al caso, ma come constatazione che comporta di sopravvivere con dignità come la ginestra leopardiana.
Le opere di Gianluca Badiani e Alessandro Secci alimentano empaticamente a guardarsi dentro, a penetrare talora tra le stratificazioni rigide e troppo mentali, per addentrarsi nei sentieri emozionali, per riscoprire noi stessi, i nostri desideri, le nostre ansie, le turbolenze e le passioni, per assumere consapevolezza e imparare gradualmente a conoscersi.