Giada Maccioni – Il suon di Lei
Phos Centro Fotografia Torino è lieto di presentare “Il suon di Lei”, una mostra di Giada Maccioni.
Comunicato stampa
Phos Centro Fotografia Torino è lieto di presentare “Il suon di Lei”, una mostra di Giada Maccioni.
“Il suon di Lei” nasce dall’ascolto della montagna: questo simbolo per eccellenza di misticismo e sacralità è oggi sempre più deturpato e “accessibile”. Le sue strade sono sempre più spesso piene di rifiuti, contaminate dal passaggio umano.
Da qui la necessità di ascoltare: l’ascolto parte dall’osservazione di un paesaggio modificato, che chiede di essere udito. Un paesaggio nato come sede del divino e appello ad un cammino interiore, ora trasformato. Questo suono, contemporaneo e urgente, emerge silenzioso tramite un’immagine fotografica positiva, che non vuole mostrarne il deturpamento, ma ricordarne l’essenza e lo spirito. Un’immagine - influenzata dal lavoro di Nicolaj Roerich - che vuole risacralizzare, proteggere un paesaggio rimasto immutato per millenni e che ora, con la modernità, rischia di essere perso per sempre.
Un ricordo lontano, mitologico, che vuole dirci di rallentare e accontentarci, di accettarci come esseri umani, di rispettare le stagioni della vita, le sue nuvole e le sue piogge. Vuole dirci di accogliere le albe e gli inverni, di aspettare senza fretta la primavera, di osservare i colori e perdervisi senza desiderio di possesso, senza pretese e forzature. Per ascoltare un suono - presente e vivo - che ci parla ogni giorno, che ci protegge e ci cura.
Le fotografie dialogano con le poesie, realizzate per questo progetto dalla scrittrice Maria Elena Tripaldi. I testi portano la “voce del Nord” tra le vie di Torino.
Lentezza, osservazione, ascolto, comprensione: se vogliamo curare l’equilibrio ambientale dobbiamo ascoltare questa “donna sempre più sola” - la montagna – e rispettarla nelle sue sfumature, nei suoi canti, nella sua bellezza.
Osserviamo questi paesaggi e ascoltiamoli, accettiamoli: comprendiamoli nella loro profondità. Non sfuggiamo un rumore, ma abbracciamo un suono. Non aggrediamo il paesaggio, ma rispettiamolo per quello che è.
Le fotografie mostrano la bellezza della montagna, che si rivela anche nella narrazione poetica; i testi, metaforici ed ermetici, accompagnano il viaggio, accennando alle intenzioni.
Il percorso che si viene a creare conduce ad una presa di coscienza della differenza tra ciò che è e ciò che potrebbe non più essere.