Giacinto Cerone – 1957-2004
Il percorso espositivo, che si snoderà nei saloni centrali della Galleria nazionale, intende presentare le tappe salienti della ricerca dell’artista, a partire dai primi lavori, fino alle sculture drammatiche della produzione matura, interrotta nel 2004 da una morte precoce.
Comunicato stampa
“L’opera di Giacinto Cerone è destinata per l’ampiezza dei temi indagati, per la grande capacità interpretativa e le clamorose intuizioni legate all’uso di Tutti i materiali, a suscitare ampi interessi di studiosi, critici, artisti e collezionisti. Essendo il suo ‘fare ’ in parte controcorrente, l’iter della sua affermazione totale avrà forse un andamento anomalo, con tempi speciali dettati appunto dalla complessità di un così vivo talento”. Così scriveva nel 2006 Giosetta Fioroni nella presentazione della mostra presso la Galleria De Foscherari dedicata all’amico Giacinto Cerone del quale la Galleria nazionale d’arte moderna organizza la prima retrospettiva.
Nato a Melfi nel 1957, Cerone si trasferisce giovanissimo a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti con i maestri Umberto Mastroianni e Pericle Fazzini, e dove passerà il resto della vita maturando la sua ricerca.
Attraverso una significativa selezione di lavori, la mostra offre l’occasione di conoscerne l’intera opera, dal percorso indipendente, in bilico tra suggestioni concettuali e fisicità espressiva e difficilmente collocabile all’interno di correnti o movimenti.
Il percorso espositivo, che si snoderà nei saloni centrali della Galleria nazionale, intende presentare le tappe salienti della ricerca dell’artista, a partire dai primi lavori, fino alle sculture drammatiche della produzione matura, interrotta nel 2004 da una morte precoce.
Ispirato da artisti come Medardo Rosso, Duchamp, Fontana, o Arturo Martini, ma profondo conoscitore di tutta la storia dell’arte e catturato dal fascino dei materiali Cerone ha sempre instaurato con essi un rapporto emotivo e fisico, sperimentandone le molteplici combinazioni e le possibili modalità di lavorazione, da quelle tradizionali alle più audaci.
In mostra sarà esibita una selezione di ceramiche, legni, gessi, plastiche e marmi di differenti lavorazioni e dimensioni, caratterizzati da una notevole forza evocativa e da una prorompente energia plastica.
Le ceramiche più piccole, come la serie dei Soffincielo e quella dei Fiumi del Vietnam, si alternano a opere quasi monumentali tra le quali i grandi legni degli anni ottanta e i Calici piangenti, gessi che sviluppano una delle costanti della ricerca di Cerone, quel verticalismo memore delle colonne classiche che lascia protendere e dialogare le forme con lo spazio.
Vi si contrappongono le sculture di ceramica, vetroresina o gesso poste a terra la cui orizzontalità costringe il visitatore a misurarsi con la dimensione terrena del quotidiano. Così nei Tappeti la ceramica si allunga e si plasma in iconografie di spighe e carciofi, mentre nei Santi contrari il gesso viene ridotto a sudario, muto testimone di antiche virtù, ancorato al suolo dall’attualità della sua forma.
Una specifica attenzione è stata dedicata ai lavori in moplen, materiale plastico in uso negli anni settanta, che Cerone seppe plasmare a suo piacimento e di cui sfruttò la malleabilità e la singolare resa se sottoposto a surriscaldamento e deformazioni.
La mostra organizzata dalla Galleria nazionale d’arte moderna e curata da Angelandreina Rorro, è il risultato di un lavoro di ricerca condotto in collaborazione con l’Archivio Giacinto Cerone teso a valorizzare l’intera opera dello scultore e a farla conoscere al pubblico inserendosi nella serie delle monografiche dedicate ad artisti italiani. Il raggiungimento di questo obiettivo è stato possibile grazie al sostegno di galleristi, amici e collezionisti, che hanno voluto rendere omaggio all’artista.
In catalogo, edito da Electa, i testi critici di Giuseppe Appella, Mario Codognato, Raffaele Gavarro, Daniela Lancioni e della curatrice, le immagini e un regesto di tutte le opere esposte, una dettagliata biografia e la bibliografia completa.