Gabriele Mallegni / Caterina Sbrana – L’Estate più fredda

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE SENSUS
Viale Gramsci 42, 50132 , Firenze, Italia
Date
Dal al
Vernissage
10/06/2023
Artisti
Caterina Sbrana, Gabriele Mallegni
Curatori
Claudio Cosma
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Questa coppia di artisti possiede svariate catteristiche, che è in effetti una coppia, non semplicemente due artisti scelti per esporre nella medesima mostra per comunanze varie, di stile, anagrafiche, di tema o soggetti (anche se presenti tutte), ma lo sono nella vita e condividono lo studio/laboratorio e la casa, gli amici, le esperienze e le scelte.

Comunicato stampa

L'Estate più fredda/Gabriele Mallegni/Caterina Sbrana. Sensus, Firenze
Questa coppia di artisti possiede svariate catteristiche, che è in effetti una coppia, non semplicemente due artisti scelti per esporre nella medesima mostra per comunanze varie, di stile, anagrafiche, di tema o soggetti (anche se presenti tutte), ma lo sono nella vita e condividono lo studio/laboratorio e la casa, gli amici, le esperienze e le scelte.
Inoltre, a differenza di altre coppie similari, non fanno ognuno le proprie opere seguendo l'idea che le genera, o entrambi lo stesso lavoro facendo dei loro nomi un unico insieme che li definisce.
I nostri artisti hanno tre stili diversi, tanto da porer essere considerati più di una coppia, un trio.
Oguno dei due porta avanti una sua poetica ben definita ed originale ed insieme una terza via d'espressione che fonde ed integra le altre che pur nascono da un continuo confronto dialettico e di procedura.
Loro caratteristica è la sperimentazione e l'osservazione (anche importante è lo studio delle tecniche di cui si servono per dar forma ai loro pensieri, tanto da poter essere definiti, da me, come una rinata famiglia rinascimentale, parentale e di bottega, simile a quella dei Della Robbia).
Insieme passeggiano per campagne e sassaie, cave e boschi, ma anche inurbamenti, periferie, discariche e tutto quello che può essere definito un “limitare”, una “soglia”. Un percorso, il loro, di pensiero reale e fantastico, di percorsi originali, di letture sofisticate. Il continuo aggiustamento di quello che generato dall'insieme di tutto questo, trova unità nelle capacità tecniche sempre perfezionate e ricercate nelle maestrie del passato e in quelle a passo con la contemporaneità.
Quindi lo studio dei materiali, la composizione delle terre per ottenere ceramiche sempre più sofisticate, la ricerca di reperti geologici, di quelle pietre senza tempo che fanno affondare alcuni aspetti del lavoro nelle ere in cui la terra si trasformava sconvolta da eruzioni, sprofondamenti, glaciazioni e sovvertimeti di tutti i tipi.
La ricerca botanica, lo studio dei muschi, delle muffe e dei funghi, come natura minima e discreta che avvolge e trasforma l'opera della natura e quella dell'uomo, una forma che segna il passare del tempo non con la disgregazione che tende a scorporare gli elementi da cui è costituita (il ridurre in polvere) ma mantenendoli intatti sotto la loro amorevole coltre.
In un modo non appariscente, ma iniziatico i loro lavori toccano temi sensibili e attuali ci lasciano capire come il futuro vedrà la natura recuperare lo spazio che l'uomo le ha sottratto, i semi delle piante germineranno ovunque e ricopriranno oggetti e architetture, la ruggine corroderà le carcasse delle automobili, tutto questo avverrà lentamente, per gradi, ma i confini attuali si fisseranno e invertiranno la tendenza umana all'espansione e le periferie e le aree industriali dismesse, luoghi emblematici di diseqiulibrio, rimarranno come già sono, pezzi di futuro, incomprese e sottovalutate.
Le sculture al di là della attraente estetica con la quale si mostrano, lisce, lucide, arrotondate come le fisionomie dell'infanzia già segnano quello che succederà.
Viene tutto mostrato come già avvenuto o in divenire, come nelle sculture denominate Autostima dove il sopravvento della germinazione sulle cose è evidente o suggerito dall'equilibrio danzante della serie denominata “Cosmogonie minime” dove noccioli, ossicini, fichi d'india, pietre, lychees, abbandonando la loro natura organica vivente, si mostrano nelle loro corazze come resti pietrificati in un ideale museo di storia naturale.
“Lapidaria”, invece gioca un ruolo opposto nel tentativo impossibile di appropriarsi di pietre e frammenti di roccia per piegarli ad assumere sembianze di teiere sconvolgendone il rituale (ritrovarsi attorno ad un tavolino fra ceramiche e porcellane, tartine, tramezzini e scones) ormai segnatamente ottocentesco e purtroppo in via di estinzione come pratica civile (una delle poche rimaste). “Lapidaria” ha anche un aspetto drammatico, biblico dalla parabola : “Chi è senza peccato scagli la prima pieta”, dove l'uomo contemporaneo non esita e colpisce. Che l'uomo colpisca come portatore altro o terzo o per interposta persona, travisandolo in un messaggio di innocenza superiore alle altre è anche evidente nei grandi vasi “Una brillante memoria”, dove gli artisti hanno rilevato le tracce di raffiche di mitragliatrici e di esplosioni nel tessuto civile di Pisa, opera dei bombardamenti Alleati, evidentemente ancora presenti e le hanno trasferite, facendone dei calchi, sulla superfice dei vasi tanto da farli apparire come fucilati. Rimane il mistero del titolo, affascinante e apparentemente incongruo che verrà spiegato durante la mostra, su richiesta, come i prezzi delle aste televisive.