Francesco Faccin – Piedistalli

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA GIUSTINI STAGETTI
Via Gregoriana 41, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lun — Sab
10:30 — 19:00

Vernissage
16/10/2025

ore 18

Artisti
Francesco Faccin
Generi
design, personale

La Galleria Giustini / Stagetti presenta Piedistalli, mostra personale di Francesco Faccin, dedicata a una riflessione poetica e radicale sul ruolo del supporto.

Comunicato stampa

La Galleria Giustini / Stagetti presenta Piedistalli, mostra personale di Francesco Faccin,
dedicata a una riflessione poetica e radicale sul ruolo del supporto, inteso non come semplice
base, ma come soglia, presenza, e dispositivo attivo nello sguardo dell’osservatore. La mostra
raccoglie una serie di lavori perlopiù inediti con l’intento di mettere in discussione la
tradizionale relazione tra opera, piedistallo e spettatore.
Nella storia, il piedistallo ha svolto un ruolo fondamentale nel rapporto con l’opera d’arte da
esporre, pur essendo spesso considerato un elemento secondario. Non si tratta infatti di un
semplice supporto fisico: è un dispositivo culturale e simbolico che contribuisce a definire il
significato dell’opera che sostiene, nonché la sua relazione con lo spazio e con lo spettatore.
Nel tempo, il piedistallo ha assunto significati diversi.
In questa mostra, viene osservato non solo come supporto pratico, funzionale, ma come
protagonista nel dialogo tra opera e spazio. Fin dall’antichità il suo compito è stato quello di
separare la statua dal suolo, attribuendole sacralità nelle piazze, nei templi, nei musei: ciò
che è posto sul piedistallo è degno di sguardo, di riflessione, di venerazione.
Nel Neoclassicismo diviene espressione di equilibrio e rigore formale, mentre con le
avanguardie del Novecento il suo ruolo viene messo in discussione. Artisti come Marcel
Duchamp e Constantin Brâncuși iniziarono a esplorare il confine tra arte e contesto, tra
opera e supporto. Brâncuși, in particolare, eleva il piedistallo a parte integrante dell’opera,
annullando la tradizionale gerarchia tra base e scultura.

Il piedistallo sorregge, innalza, mette in luce. Pur restando nell’ ombra, agisce; attraverso la
forma, il materiale, l’altezza e la disposizione, guida il nostro sguardo. Non è mai neutro.
Il piedistallo, dunque, non è solo un supporto, ma un mediatore tra l’opera e il mondo, tra
l’artista e lo spettatore. Innalza ma anche definisce, serve ma allo stesso tempo parla. E nel
silenzio della sala espositiva, è lui a indicare cosa merita di essere guardato.
Diversi piedistalli, diversi prototipi, diverse azioni: ciascuno non si limita a proporre una
forma ma suggerisce un gesto, una posizione, un comportamento. Invita a osservare dal
basso, guardare dall’alto, proteggere, sostenere, isolare, evidenziare. Il piedistallo diventa
così protagonista di un invito: al movimento, alla relazione, alla riflessione.
La mostra apre una finestra su una ricerca ventennale ed in continua estensione, un
esperimento in itinere, un esercizio aperto finalizzato a comprendere. Piedistalli
appartenenti alle serie Assemblaggi (2000), Serial Planks (2016), Regina. Della Scultura
(2021) saranno visibili in mostra, come tappe di questo percorso di sperimentazione.
Ogni prototipo è realizzato con materiali e tecnologie differenti, che attivano un dialogo
diretto e dinamico con le cose che sostengono — talvolta per assonanza, talvolta per
contrasto. Ferro battuto, fusione di alluminio, legno massello, lamiera zincata, Pyrex, acciaio
inox: ogni materiale porta con sé una qualità visiva, un peso simbolico, una tensione tattile.
Ogni piedistallo è, in sé, una scultura che interroga ciò che sostiene. Un attore autonomo ma
mai neutrale nella costruzione del significato.
Sui piedistalli in mostra troverà posto una selezione di oggetti curata dallo stesso Francesco
Faccin, che attingerà sia alla propria collezione privata sia a quella della Galleria Giustini /
Stagetti. Opere di valore storico, si mescoleranno con “oggetti di viaggio”, artefatti primitivi
e spontanei ma dal forte valore simbolico per l’autore.
La mostra invita a riscoprire il piedistallo non come semplice supporto ma come soglia
simbolica: il punto esatto in cui un oggetto diventa arte e il nostro sguardo cambia.
“Dare parola al servo muto” è, in questo senso, un invito a riconsiderare ciò che di solito
passa inosservato, a scardinare le gerarchie visive e concettuali che regolano non solo il
sistema espositivo, ma anche forse quello sociale. È un gesto di ascolto verso ciò che
normalmente tace. Una celebrazione di ciò che è marginale e che si fa centro.