Francesco De Grandi – Il passaggio difficile
Francesco De Grandi, tra i più talentuosi artisti italiani mid career che utilizzano il linguaggio pittorico, concepisce una mostra che va letta come una scrittura articolata e compatta, un testo narrativo, una sceneggiatura teatrale scandita in tre atti. Sono le immagini a ricamare una scrittura distesa su più livelli, che attinge da immaginari complessi legati alla pittura di genere (paesaggio, ritratto, natura morta), tra atmosfere gotiche e post-romantiche, estetica del nostalgico, venature noir, incursioni psichedeliche, celebrazione del sacro, sentimento panico della natura, gusto per il decadente.
Comunicato stampa
FRANCESCO DE GRANDI. IL PASSAGGIO DIFFICILE
a cura di Marco Bazzini e Helga Marsala
con un contributo critico di Alessandro Pinto
e una conversazione con Francesco Lauretta
OPENING: Giovedì 29 Settembre, ore 19
30 settembre/31 ottobre 2011
Galleria d'Arte Moderna / Complesso Monumentale di Sant’Anna, Palermo
Con la personale di Francesco De Grandi, che segue a ruota quelle di Andrea Di Marco e Stefania Galegati, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo prosegue il suo progetto espositivo dedicato ad alcuni tra i più interessanti e affermati artisti siciliani delle ultime generazioni.
La mostra, che inaugurerà negli spazi del Complesso Monumentale di Sant’Anna il prossimo 29 settembre, è realizzata in collaborazione con l’associazione Ars Mediterranea e la galleria Aike-Dell’Arco (Palermo/Shanghai).
Il progetto si avvale della preziosa collaborazione di Elenka e di Tribe Art, rispettivamente main sponsor e media sponsor dell’evento. Il catalogo della mostra è affidato alla casa editrice Flaccovio.
“Il passaggio difficile” è un’opera unica, una grande installazione pittorica che si struttura lungo gli spazi espositivi della GAM. Molteplici visioni, ma concepite per un solo viaggio, un attraversamento interiore, lento, rituale.
Francesco De Grandi, tra i più talentuosi artisti italiani mid career che utilizzano il linguaggio pittorico, concepisce una mostra che va letta come una scrittura articolata e compatta, un testo narrativo, una sceneggiatura teatrale scandita in tre atti. Sono le immagini a ricamare una scrittura distesa su più livelli, che attinge da immaginari complessi legati alla pittura di genere (paesaggio, ritratto, natura morta), tra atmosfere gotiche e post-romantiche, estetica del nostalgico, venature noir, incursioni psichedeliche, celebrazione del sacro, sentimento panico della natura, gusto per il decadente.
Il leitmotiv del ‘viaggio’ attraversa l’intero progetto espositivo, ricollegandosi a una immensa ed eterogenea tradizione letteraria: il viaggio come ricerca interiore, pulsione creativa, avventura spirituale, psicologica o esistenziale. E si va dall’Odissea alla Divina Commedia, passando per la Bibbia, dai fratelli Strugackij (e poi Tarkovskij) ai romanzi di Conrad, da Goethe a William Gibson, da Calvino a Jodorowsky.
Francesco de Grandi affida questo tema alla sua pittura complessa, una pittura sicuramente narrativa ma al contempo deflagrata, tra continui strappi, naufragi, incendi, precipizi, cieli commossi, nuvole plumbee, fiori carnivori, alberi-titani. Una pittura che gioca con il “genere” per destrutturarlo, al fine di confondere le acque. Attraverso l’uso di “oggetti pittorici non identificati” si definiscono entità ambigue, straniate, capaci di mantenere intatto il mistero della visione.
Dipingere, dunque, praticando una forma di narrazione anomala, in cui continui slittamenti, interruzioni, sovrapposizioni e derive, costruiscono una maglia chiaroscurale discontinua e seducente.
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L’iter espositivo si articola attraverso tre ambienti o zone tematiche:
- LA TERRA MATTA - Il percorso si apre con un’ampia installazione a parete composta da piccolissime tele, rappresentazioni di figure umane miste ad animali o soggetti floreali, impregnate di un humor grottesco, quasi macchiettistico. Ed è un campionario d’umanità border line quello messo in scena da De Grandi: soggetti al limite, in bilico tra l’umano e il post-umano, sull’orlo della caduta, della metamorfosi, dell’oscurità.
- IL PASSAGGIO DIFFICILE - Una seconda sala funge da step intermedio, con una tela che segna – letteralmente e metaforicamente – il passaggio: raffigurazione naturalistica dell’incavo, della fenditura madre, l’origine del mondo e il suo collasso. Un’altra immagine affida a un volto l’idea della verità, intrecciandola con quella della negazione. Sorta di non-ritratto, che fa della rappresentazione il luogo dell’ambiguo. Due piccoli, preziosi quadri rispolverano infine iconografie sacre e figure archretipiche legate all’idea di cammino, di spostamento. L’approccio all’immagine diventa qui realista, all’interno di una dimensione raccolta, meditativa.
- DEL SOLO AMORE - Nell’ultimo ambiente sei grandi tele ritmano lo spazio in maniera dinamica. Unicamente paesaggi: frammenti di una natura accesa, fatta di ombre e improvvisi lampi di colore, si contrappongono ai soggetti della sala precedente, affidata a toni cupi, terrosi. Qui il linguaggio viene spinto verso l’astrazione, mentre il paesaggio si fa celebrazione della vita autentica e del sacro, luogo segreto che sta oltre il passaggio, là dove si conclude – idealmente - il viaggio.