Figure e Bagnanti

Informazioni Evento

Luogo
FEDERICO RUI - ARTE CONTEMPORANEA
via Turati 38, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
25/10/2018

ore 18,30

Generi
arte moderna

La prima di una serie di mostre dedicate al dialogo tra maestri e contemporanei.

Comunicato stampa

Si inaugura GIOVEDI 25 OTTOBRE 2018 la mostra Figure e Bagnanti, con opere di Ennio Morlotti, Fausto Pirandello e Alfio Giurato., prima di una serie di mostre dedicate al dialogo tra maestri e contemporanei.
Vi sono tratti comuni e di continuità nella ricerca di artisti lontani anagraficamente e geograficamente. Tratti riconducibili comunque alla pittura, alla figurazione, non intesa come mera rappresentazione della forma, ma come interpretazione della stessa. Attraverso un confronto fra le opere, appare evidente un dialogo in divenire e di continui rimandi, dove l'eredità del mondo classico e moderno viene elaborato in chiave contemporanea.

In Ennio Morlotti (Lecco, 1910 – Milano, 1992) assistiamo a una pittura densa, materica, che sfocia quasi nell'informale. Il suo rapporto con la natura caratterizza la sua produzione: “Io credo che l'unico contributo che io possa dare ai miei simili è quello di raggiungere il punto più estremo delle mie emozioni. Io credo che la forma venga dell'emozione”. Così si perde la veduta intesa in senso tradizionale in favore di porzioni di immagini: i residui della figurazione sono frantumati, la pittura si fa intensa, spessa, spinta verso una carica anamorfica. Il ciclo delle Bagnanti, iniziato a metà degli anni Ottanta, raffigura grandi figure, plastiche, di materia densa, pervase di luce, immanenti nella loro imponente struttura.

Fausto Pirandello (Roma, 1899 – Roma, 1975) vive in prima persona le avanguardie futuriste, la metafisica, il ritorno alla tradizione figurativa e la scuola di via Cavour a Roma, scegliendo però un percorso solitario e isolato. Soggiorna a Parigi dove ammira la libertà espressiva e dove ricerca “nell'ambiente cosmopolita degli intellettuali, quella illusione di libertà che è condizione dell'arte”. Il padre Luigi gli scrive nel 1928: “Bisogna che tu ti liberi da ogni preoccupazione di modernità, e la smetta di dipingere come tutti oggi dipingono, cioè brutto. Ho visto a Venezia i Novecentisti: orrori da un canto, e insulsissima accademia dall'altro; e tutti uguali... Per ritornare ingenui scarabocchiano come ragazzini. Per dimostrarsi saputi copiano freddamente e stupidamente. Nessuna sincerità. Sforzi inani. Aborrimento di ogni naturalezza, di ogni spontaneo abbandono. E nessuno pensa che l'unico pittore moderno che sia riuscito a fare qualche cosa, a essere lui, è stato lo Spadini, per quest'unica e semplicissima ragione: che a un certo punto non volle saper più nulla e si abbandonò alla gioia di dipingere come vedeva e quel che vedeva. Non c'è altra via, non c'è altra salute che questa”. Pirandello trova così la sua strada in una tormentata figurazione, di gran lunga in anticipo su Lucian Freud, risultando originale in ogni sua invenzione, che attraversa una fase di neocubismo, in una scomposizione quasi astratta. Eppure non si allontanerà mai dalla figurazione: anche se i nudi sono sottoposti a scomposizioni forzate, con spigoli e geometrie, vorrà sempre misurarsi con una griglia figurativa.

Alfio Giurato (Catania, 1978) rappresenta nella contemporaneità la continuità tracciata idealmente dalla tradizione pittorica italiana. Alberto Agazzani così descriveva il suo lavoro: “Gli interrogativi che la sua pittura ci pone (…) rappresentano la reazione intellettuale ai quesiti ed alle inquietudini poste da un’epoca all’inizio del proprio collasso. Giurato si pone in questo contesto con una soluzione estrema, non mediata da alcun compromesso e priva di qualunque protezione, consolazione, rifugio. Una pittura che nasconde e nega il suo passato, o tenta di farlo, ma che scopertamente non si nega il ricorso ad una drammaticità teatrale caravaggesca, nell’utilizzo di tagli luminosi drammaticamente estremi e resi ancora più esasperati dall’utilizzo violento di un colore mai naturalistico”. Se da un lato riprende il tormento pirandelliano, dall'altro fa proprio l'uso del colore materico proprio di Morlotti, in una combine unica che pone l'uomo al centro della scena.