Fernanda Faggian – Lucendo
Fernanda Faggian, qui alla sua prima personale – punto di arrivo e di partenza di un percorso multiforme – ha ben compreso la responsabilità del dire la vita con la tinta, così come il potere catartico del viaggio verso l’evidenza della luce. In lei, tutto questo si fa necessità, svelamento, racconto.
Comunicato stampa
Il fare arte parte spesso da una notte senza stelle, da quel pathos originario che è forza oscura, grido che si emancipa via via; da principio solo un fremito, un trasalimento. Da quell’oscurità dobbiamo partire per cercare la luce, per nascere ad essa. La storia dell’opera e dell’artista è ciò che avviene durante il cammino, scena aurorale dell’impegno espressivo, sismografo naturale di ogni gesto.
Fernanda Faggian, qui alla sua prima personale – punto di arrivo e di partenza di un percorso multiforme – ha ben compreso la responsabilità del dire la vita con la tinta, così come il potere catartico del viaggio verso l’evidenza della luce. In lei, tutto questo si fa necessità, svelamento, racconto.
È il tempo che appena inizia a durare, nell’intervallo tra un segno e l’altro. Lo spazio che germina a partire dalla notte, quasi l’esplosione di fuochi nel buio. Ancora, è il movimento che insiste a marcare di passione la tela, dalla mano all’intero corpo, fino all’occhio che contempla la strada fatta.
Quella di Fernanda è forma dell’essere, ineludibile presenza nel mondo, transito profumato del colore. Lucendo, sulla processione dei giorni indistinti; vincendo la paura, la timidezza. Più forte di ogni scusa, di ogni fraintendimento, incidente o variazione di rotta. Che luminoso azzardo, aver generato il presente e vederlo stillante di sole: ecco il segno; s’innerva…
Nel verso montaliano si riflette la struttura di questo dipingere: agìto, animato da una vitalità drammatica e feconda. Dalla notte al giorno, dall’indistinto allo spazio radicato.
Vi saranno altre vie da percorrere per l’artista, in una precipua puntualizzazione dello spazio della tela, nell’affinamento del tratto; eppure queste prove d’inizio costituiscono già prova evidente di una sensibilità accesa, unita a profonda consapevolezza estetica. In lei l’esuberanza è commisurata all’intensità dell’agire, quasi la vibrazione di un diapason che si propaga nel mondo. Allo stesso modo, si percepisce una dolcezza struggente in quelle trame fitte, che suggeriscono un dripping pollockiano, ma se ne distanziano per le motivazioni di partenza.
Fernanda non lavora in battere, ma in levare; non pone tinta, piuttosto libera il chiaro dal viluppo dei pensieri e degli accadimenti. Emerge alla luce, affranca la propria immagine da un reale magmatico, già confuso nel turbine collettivo;vi pone, con intelligenza, un’inquietudine critica lucidissima. Così agendo, tiene ciò che conta: la materia che fonda il giorno, il cuore che la nutre.
Francesca Ruth Brandes