Farian Sabahi – I Bambini di Teheran
Un continuo alternarsi di piani artisti e storici, visivi e musicali, religiosi e laici, costruiscono il progetto artistico di Farian Sabahi, storica e giornalista italo-iraniana.
Comunicato stampa
Un continuo alternarsi di piani artisti e storici, visivi e musicali, religiosi e laici, costruiscono il progetto artistico di Farian Sabahi, storica e giornalista italo-iraniana.
A partire dal 2008, l'autrice ha fatto ricerca, anche con un approccio di storia orale, su una vicenda poco nota che risale alla Seconda guerra mondiale e lega, con un unico filo, la Polonia, l'Iran e Israele.
Diversi anni di lavoro hanno permesso di costruire una rete di conoscenze che, a sua volta, ha portato alle interviste a quattro anziani ebrei polacchi incontrati in Israele.
I Bambini di Teheran è una video installazione di circa trenta minuti, poetica, delicata e dirompente, drammaticamente veritiera nei suoi aspetti storici. Al visitatore rammenta uno dei periodi più bui dell’Europa del XX secolo, ma anche una storia di accoglienza, di quando fu l’Iran a farsi carico dei profughi polacchi, ebrei e cattolici, provenienti dall'Europa. Protagonisti del video sono quattro ebrei polacchi che all'inizio della Seconda guerra mondiale scapparono dalla Polonia invasa dai tedeschi verso la Polonia occupata dai sovietici. Da qui furono deportati nei campi di lavoro in Siberia, poi in Uzbekistan in orfanotrofi spesso gestiti da istituzioni cattoliche. Una tappa importante del loro lungo viaggio è Teheran, che il 25 agosto 1941 fu invasa dalle truppe britanniche e sovietiche, qui si fermarono oltre un anno e per questo sono chiamati i Bambini di Teheran.
A unire le vicende personali dei quattro protagonisti, consapevoli di essere scampati all'Olocausto e della fortuna di aver ritrovato le famiglie in Israele, è la voce fuori campo di un quattordicenne, che a ogni tappa di questo lungo viaggio ricorda al pubblico le vicende storiche di quel periodo.
Se l’installazione torinese ha il video al centro, ad accogliere il visitatore al piano nobile dello storico Palazzo Mazzonis sono le lettere in ebraico Yaldei Teheran (i bambini di Teheran), opera site specific dell’artista torinese-israeliano Gabriele Levy. Di madre piemontese di Alessandria e di padre ebreo sefardita di Alessandria d'Egitto.
Attraverso il linguaggio artistico de I Bambini di Teheran la collaborazione tra Farian Sabahi e Gabriele Levy va oltre le invettive dei politici e porta l’arte a lasciapassare delle idee. Di fatto, l'arte si conferma come una modalità di superamento delle reciproche differenze e uno strumento che avvicina le persone.
Colonna sonora dell’esperienza artistica è Elegy for the Arctic di Ludovico Einaudi, brano scelto dall’autrice del progetto assieme al compositore torinese.
Il visitatore è chiamato a far parte dell’opera I bambini di Teheran: un samovar per il tè accoglie il pubblico con la consueta ospitalità del popolo persiano; come avviene d'abitudine nelle case, prima di entrare nella sala il visitatore è invitato a togliersi le scarpe e ad accomodarsi sui tappeti a gambe incrociate oppure appoggiando la schiena ai cuscini. Gesti che vogliono alludere a qualcosa di profondo e di attuale: “quando si è ospiti, è opportuno rispettare le tradizioni, gli usi e i costumi locali”. Un messaggio che – osserva Farian Sabahi - “va letto anche in chiave contemporanea”.
A completare l’installazione e ad aiutare il pubblico a comprendere meglio l’opera, un pannello
spiega chi sono i cosiddetti Bambini di Teheran e un altro pannello presenta una cartina geografica con il loro percorso.
Il video dell’installazione proposta al MAO, fino all’11 febbraio, sarà ospitato nell’auditorium del Mudec, il Museo delle Culture di Milano, nella sola giornata della memoria, sabato 27 gennaio.
In concomitanza con il Mese della Memoria, iniziativa giunta alla decima edizione e nata per ricordare le vittime dei genocidi e delle persecuzioni, vecchie e nuove, e riflettere sulle tematiche di integrazione e accoglienza anche alla luce dei più cogenti fatti di attualità, il video I Bambini Teheran sarà proiettato anche in diversi Presidi del Libro, associazione che si occupa di promozione della lettura attraverso circoli diffusi in tutta Italia, soprattutto in Puglia, in presenza dell'autrice.
Il video è disponibile con testi e sottotitoli in italiano, francese e inglese.
Farian Sabahi www.fariansabahi.com (per interviste: [email protected] 339/7735391)
Gabriele Levy www.gabrielelevy.com
Mudec www.mudec.it
Presìdi del Libro www.presidi.org
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FarianSabahi_02_Foto©Reza_Khatir
Farian Sabahi (1967) è scrittrice e giornalista specializzata sul Medio Oriente e in particolare su Iran e Yemen, con un’attenzione particolare alle questioni di genere. Durante la guerra in Kosovo, Farian aveva realizzato l’installazione BornBlind sui bambini nati dagli stupri, opera multimediale interattiva realizzata con l’artista torinese Ennio Bertrand e presentata allo Stadthaus di ULM, 1999. È autrice del testo per il teatro Noi donne di Teheran (Mimesis, Milano 2013) e di altri volumi tra cui l'intervista Il mio esilio. Shirin Ebadi con Farian Sabahi (Zoom Feltrinelli 2014), i saggi Storia dello Yemen (Bruno Mondadori 2010) e Storia dell’Iran 1890-2008 (Bruno Mondadori, Milano 2003-2005-2009), i reportage Un’estate a Teheran (Laterza, Roma 2007, prefazione di Sergio Romano) e Islam: l’identità inquieta d’Europa. Viaggio tra i musulmani d’Occidente (Il Saggiatore, Milano 2006, prefazione di Ferruccio De Bortoli) e il saggio The Literacy Corps in Pahlavi Iran 1963-1979 (Ed. Sapiens, Lugano 2002).
Ha conseguito il dottorato in Storia dell'Iran presso la School of Oriental and African Studies di Londra e insegna il seminario “Relazioni internazionali del Medio Oriente” all’Università della Valle d’Aosta. Scrive regolarmente sul Corriere della Sera e sul settimanale Io Donna e per vent'anni ha recensito libri sul Medio Oriente e l’Islam sulle pagine di cultura del Sole24Ore. Collabora con le emittenti televisive Rai Uno, RaiNews24 e BBC Persian. Si occupa di Iran e Yemen per Radio Popolare.