Fabio Bucciarelli – The Dream

Informazioni Evento

Luogo
MUDIMA LAB
via Alessandro Tadino 20 , Milano, Italia
Date
Dal al

dal martedì al sabato, 15:00 – 19:00 Possibilità di visite su appuntamento

Vernissage
07/03/2017

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Fabio Bucciarelli
Generi
fotografia, inaugurazione, personale
Loading…

Il lavoro di Fabio Bucciarelli allestito presso Mudima Lab comprende alcune delle fotografie tratte dal suo progetto The Dream, scatti raccolti nel libro dell’autore che porta il titolo del progetto.

Comunicato stampa

Il 7 marzo 2017 in via Alessandro Tadino 20 a Milano apre Mudima Lab, spazio espositivo dedicato alla fotografia a cura di Irene Di Maggio e Fabio Mantegna.

GUERRE è il titolo del progetto per il primo ciclo di mostre ideato e curato da Mudima Lab, e prevede sei mostre personali della durata di circa due mesi ciascuna.

Il progetto GUERRE nasce dalla volontà di dare visibilità ai fotoreporter di guerra che spesso non hanno istituzioni alle spalle e rischiano la vita nelle aree di conflitto contemporanee: il “fil rouge” delle sei mostre é proprio l’intersecarsi delle guerre e delle conseguenti migrazioni di popoli all’interno del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, il tentativo di raccontare attraverso gli occhi dei fotografi cause ed effetti di guerre a noi vicine ma troppo spesso considerate un argomento distante, da un mondo occidentale indifferente, se non per le problematiche economiche che ne possano derivare.
Un ringraziamento particolare va a MeMo di Torino per aver creduto nell’idea, e per aver facilitato il contatto e il rapporto con i fotografi coinvolti nel progetto.

Il progetto prevede la presenza di sei fotografi, i primi tre nomi sono quelli di Fabio Bucciarelli (premio Robert Capa 2012, World Press Photo 2013), Diego Ibarra Sànchez e Manu Brabo (premio Pulitzer 2013).
I tre oltre ad essere fotoreporter freelance sono anche fondatori di MeMo Coop a Torino, memo-mag.com.
La realtà di MeMo rappresenta un network, un punto di ritrovo per fotoreporter freelance di tutto il mondo che vogliano sentirsi parte di una comunità e che necessitino di essere tutelati nel loro lavoro, una professione che prevede molti rischi e che non sempre viene supportata economicamente in modo adeguato.
I fotografi della cooperativa MeMo sono i protagonisti della mostra Mare Nostrum ora in corso al Museo IAACC Pablo Serrano a Saragozza (Spagna), a cura di Pilar Irala-Hortal, fino al 12 marzo 2017.

La nostra idea, vista l’esperienza pluridecennale all’interno del mondo della cultura della Fondazione Mudima, é proprio quella di portare il fotogiornalismo di guerra in un ambito parallelo ma diverso da quello consueto delle testate giornalistiche, con l’obiettivo di coinvolgere un pubblico sempre più ampio nella comprensione di alcuni temi di certo dolorosi, non semplici, ma che inevitabilmente ci riguardano da vicino e nei confronti dei quali non possiamo rimanere estranei.
Il ciclo delle sei mostre durerà un anno circa, al termine del quale realizzeremo un libro, edito da Fondazione Mudima, che conterrà l’intera esperienza, attraverso testi critici e foto degli autori.

Fabio Bucciarelli - The Dream
Inaugurazione martedì 7 marzo 2017, ore 18:00
Date: 8 marzo - 29 aprile 2017
Orari: dal martedì al sabato, 15:00 – 19:00
Ingresso libero
Possibilità di visite su appuntamento

GUERRE

Guerre.
Un termine al plurale, un significato plurale, un’unica conseguenza.
Lo scenario di guerra che circonda il Mediterraneo oggi e che comprende anche il Medio Oriente é variegato e quanto più complicato, nel suo divenire e nel suo evolversi continuo fra antiche lacerazioni riaffiorate e nuovi interessi economici globali che, da lontano, controllano la scacchiera internazionale.
Equilibri spezzati e spinte bilaterali fra Occidente e Oriente muovono masse di persone come fossero onde che fluttuano da una parte all’altra e, così come le onde si infrangono a riva, allo stesso modo le persone vengono sospinte verso altre rive, le nostre, nella speranza della vita.
Tutto questo accade quotidianamente, sia che vogliamo o meno soffermarci sulla realtà, essa continua ad accadere anche senza la nostra attenzione.
Si tratta di vite umane, come sempre nelle guerre, ma a noi che stiamo dall’“altra parte” troppo spesso sfugge il concetto di vita o di morte, per una tutela psicologica tendiamo ad abituarci ai numeri che ci vengono forniti fra chi perde la vita oggi o chi vincerà domani continuando ad uccidere.
Siamo di fronte a catastrofi umanitarie alle quali non si può restare indifferenti.
Un piccolo passo che possiamo fare é proprio quello di dedicare un momento della nostra vita ad approfondire ciò che sta davvero accadendo non lontano da noi, ampliando la nostra conoscenza.
I fotoreporter di guerra riportano dai loro viaggi realtà e conoscenza dei fatti, dalla prima linea della guerra o da dietro le quinte, documentando con instancabile precisione la vita e la morte durante i conflitti, e rendendoci testimoni degli scenari politico-economici che si avvicendano.
Questi fotografi ci restituiscono le conseguenze sulle persone e sui popoli, e disegnano con la fotografia una mappa dei cambiamenti storici prima che questi vengano “formalizzati” dalla politica e dall’economia internazionale.

Irene Di Maggio

Dalla parte di chi scatta

La dinamica entro la quale si realizza uno scatto è variabile.
Molto dipende dalla situazione che ci spinge a fotografare, certo è che dal momento in cui mettiamo il nostro occhio a contatto con il “mirino”, non vediamo più nulla intorno a noi: la scena si consuma e vive all’interno di quel riquadro sul quale siamo concentrati. E’ un po’ come stare sott’acqua, tutto quello che accade sopra il livello del mare lo si percepisce come ovattato, mentre con gli occhi cerchiamo di avere ben chiaro quello che riusciamo a scorgere attraverso la maschera.
Gli eventi si moltiplicano, il fotografo deve saper osservare e allo stesso tempo ascoltare, perché tutto si evolve veloce anche alle sue spalle.
La concentrazione è fondamentale e tutto quello che riuscirà a percepire ascoltando gli sarà d’aiuto per prevedere quello che potrebbe susseguirsi di lì a breve.
Tutto ciò vale ancora di più, e allo stesso tempo è determinante, per chi ha scelto di fotografare in zone di conflitto. Un automatismo non semplice, difficile da unire ad una sensibilità personale, talvolta artistica, che chiamiamo comunemente dote naturale.
Da fotografo, sono convinto che la consapevolezza di tutto questo sia fondamentale per poter leggere una foto e darne quindi un giudizio critico.

Fabio Mantegna

The Dream

Il lavoro di Fabio Bucciarelli allestito presso Mudima Lab comprende alcune delle fotografie tratte dal suo progetto The Dream, scatti raccolti nel libro dell’autore che porta il titolo del progetto.
Questo corpus di lavori racconta i viaggi e la documentazione dell’autore nel ripercorrere e seguire il lunghissimo percorso dei rifugiati, dal 2011 al 2016, in undici Paesi differenti: Libia, Egitto, Tunisia, Siria, Turchia, Macedonia, Serbia, Italia, Francia e Grecia.
Bucciarelli ha raccontato momenti di vita di persone in fuga dai bombardamenti o dalla prigionia, si é fatto testimone anche dei momenti più intimi come il sonno notturno dei “Dormienti”, un capitolo del libro dedicato agli attimi di sogno, unico rifugio possibile dove trovare ancora una speranza di futuro. L’autore é andato oltre la testimonianza, se pur preziosa, realizzando anche una parte di The Dream con una tecnica che gli permettesse di creare immagini oniriche, appese, fra il mosso e lo sfocato, qualcosa che si potesse percepire ma non stigmatizzare, un’idea di immagine universale che si potesse fissare nella memoria senza una definizione di luogo o un’identità precisa.
Lo spettatore, attraverso le pinoline, “entra” nella storia: osservando le immagini, queste lo riconducono a situazioni viste o ad esperienze vissute, lasciando spazio all’interpretazione personale.
La Pinolina, una macchina fotografica a foro stenopeico, dal funzionamento esclusivamente manuale e costruita a mano, riporta il fotografo ad un’attrezzatura di base, così come il “bagaglio” di un rifugiato che sta scappando é ridotto al minimo, alle volte ai soli vestiti che indossa, allo stesso modo l’autore si “spoglia” della tecnologia per mettersi in qualche modo alla pari dei soggetti che sta fotografando.
The Dream racconta l’umanità delle persone in fuga dalla guerra, con un focus sullo status del profugo, indipendentemente dalla sua provenienza o dal suo destino, dal suo background culturale o dalla sua appartenenza sociale.

“Ho osservato il mondo con gli occhi degli uomini e delle donne che ho conosciuto durante il cammino, un approccio umanista ed empatico sulla più grande crisi di profughi dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Per allontanarsi dalla saturazione mediatica contemporanea ho usato una macchina a foro stenopeico, con il fine di creare fotografie “impressioniste”, oniriche, fuori dal tempo e dallo spazio, come ricordi di una vita vissuta.”

Fabio Bucciarelli, da The Dream di Fabio Bucciarelli, FotoEvidence Press, New York 2016.

Presso Mudima Lab verrà presentata anche una parte inedita del progetto The Dream: l’autore ha utilizzato alcune delle sue foto stampandole in grandi dimensioni e esponendole in contesti urbani sui muri della città, per instaurare un’interazione con il pubblico, atta a creare un progetto partecipativo.
Bucciarelli é tornato a distanza di tempo a documentare con nuovi scatti l’evoluzione del rapporto fra il pubblico e le immagini, immagini che hanno stimolato diversi stati d’animo nelle persone, molto spesso negativi e di rifiuto.

Fabio Bucciarelli Bio

Fabio Bucciarelli è fotografo, giornalista e autore impegnato a documentare le conseguenze umanitarie delle guerre e la mancanza dei diritti umani nelle zone di conflitto. Negli ultimi anni ha vissuto e documentato gli eventi più drammatici della storia contemporanea in Medio Oriente, Africa ed Europa.
Il suo lavoro ha ottenuto i più prestigiosi riconoscimenti fotografici, come la Robert Capa Gold Medal, il World Press Photo, il Bayeux Calvados e quattro volte il Picture of the Year. Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie in tutto il mondo. Il suo primo libro The Dream, progetto a lungo termine sulla condizione dei rifugiati, è stato selezionato tra i migliori photo-books del 2016 dalla rivista americana Time Magazine.