Fabian Herkenhoener – Lumpen Void

LUMPEN VOID è un’esplorazione poetica dell’assenza, della marginalità e del fallimento dei sistemi simbolici nel contenere il reale.
Comunicato stampa
Contemporary Cluster è lieta di annunciare LUMPEN VOID, una mostra personale dell’artista tedesco Fabian Herkenhoener, che inaugura mercoledì 10 settembre 2025 a Roma. La mostra è curata da Maria Abramenko.
LUMPEN VOID è un’esplorazione poetica dell’assenza, della marginalità e del fallimento dei sistemi simbolici nel contenere il reale. Il lavoro di Herkenhoener nasce dal crollo del linguaggio, nel punto in cui le parole perdono consistenza, il significato si sgretola e l’esperienza vissuta resiste a ogni forma codificata. È allo stesso tempo una riflessione sul presente e un viaggio interiore che delinea uno spazio psicologico e immanente, una dimensione della realtà interna che si oppone alle superfici levigate della vita contemporanea.
Il titolo della mostra unisce due concetti forti. Il termine “Lumpen” è stato storicamente usato per indicare gli emarginati e gli esclusi dalla società. Il “Void” rappresenta uno spazio di vuoto radicale, dove identità, memoria e voce si dissolvono e si ricompongono. In questo contesto concettuale, Herkenhoener si comporta come uno sciamano dell’immaginazione, trasformando i frammenti psichici di un mondo fratturato in un linguaggio che appartiene tanto alla poesia quanto alla profezia e alle forze oscure della psiche. Si tratta di una forma espressiva in cui intuizione visionaria e rovina linguistica si incontrano.
Ispirandosi alle strutture spirituali delle prime avanguardie astratte e alla potenza visiva di Kazimir Malevič, Herkenhoener utilizza la geometria sacra non come simbolo di perfezione ma come sistema spezzato. Questo codice infranto continua a vibrare di desiderio metafisico. Il vuoto non è una semplice assenza ma un campo carico di pressione, attraversato da disegni nascosti, ordini velati e risonanze psichiche. I suoi dipinti evocano la tecnica del frottage surrealista sviluppata da Max Ernst, in cui le superfici materiche rivelano paesaggi inconsci e voci dimenticate racchiuse nella materia stessa.
Attraverso tipografie scultoree, testi poetici frammentati e composizioni visive essenziali, Herkenhoener presenta un corpus di opere che mette lo spettatore di fronte a ciò che resta dopo il crollo delle strutture. La sua pratica, profondamente ancorata alla riflessione filosofica, decostruisce il politico con un pensiero radicale e considera il linguaggio non come strumento di chiarezza ma come un territorio instabile, in cui il soggetto è chiamato a orientarsi tra vulnerabilità, frattura e resistenza. In questo senso, l’arte si configura come una lotta per l’autonomia in un mondo utilitarista che pretende coerenza, produttività e ordine.
“Ho investito tutta la mia vita nel mappare i territori di un vasto nulla”, scrive l’artista. Questa frase rappresenta sia un credo personale sia una metodologia artistica. “Dopo aver fluttuato a lungo nello spazio morto, ho capito che il vuoto è carico di qualcosa: significato.” In questo spazio di apparente nulla, il lavoro di Herkenhoener si avvicina al pensiero di Georges Bataille, il quale scriveva “Credo che la verità abbia un solo volto, quello di una contraddizione violenta”. È proprio questa contraddizione tra parola e silenzio, tra presenza e cancellazione, tra ordine e collasso che definisce LUMPEN VOID.
La mostra si presenta come una discesa psichica e linguistica che segue i contorni di un mondo in cui le strutture sociali, familiari e linguistiche ereditate hanno perso consistenza. Al loro posto nasce una poetica fragile, instabile, estatica e irrisolta.
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Fabian Herkenhoener è un artista e scrittore con sede a Colonia. La sua pratica abbraccia testo, installazione e composizione concettuale. Con una combinazione di rigore intellettuale e intensità emotiva, il suo lavoro indaga i limiti del linguaggio e i luoghi in cui la soggettività si dissolve. Ha esposto in numerose istituzioni in Europa e negli Stati Uniti.