Eurasia fino alle soglie della Storia
Oltre 250 opere eccezionali dall’Ermitage, affiancate a 100 manufatti dei musei sardi e a significativi prestiti italiani raccontano il progresso della civiltà nell’Eurasia dal Neolitico fino al I millennio a.C.
Comunicato stampa
Eurasia. Un intero continente, una terra, fatta di molte terre e di altrettanti mari, ove sul finire dell’età della pietra si riversò, inarrestabile,
una straordinaria rivoluzione culturale, nata nel Vicino Oriente e diffusa nel giro di pochi millenni su un territorio vastissimo.
Il Neolitico, la nuova età della pietra, aveva portato con sé - con l’affermarsi di un’economia di produzione - un cambiamento radicale spazzando via in poche decine di secoli
pratiche e consuetudini esistenti da circa un milione di anni. Nulla fu più come prima: popolazioni nomadi divennero progressivamente stanziali, la natura diventò paesaggio all’interno del quale l’uomo
lavorò, trasformò, costruì, coltivò campi ed allevò animali. Nacquero i villaggi, le distanze, la ruota e nacquero i mezzi di trasporto, gli scambi e, con essi, il commercio.
Con la ricchezza si diffusero le guerre e gli strumenti per combatterle e dunque furono necessari nuovi mezzi e nuovi materiali per produrli;
nel giro di pochi millenni l’uso dei metalli determinò cambiamenti epocali, tanto negli utensili e nelle loro fogge, quanto nei sistemi per produrle e riprodurle.
È dunque un mondo in grande e rapidissima evoluzione quello che conclude la preistoria d’Eurasia e consegna un intero continente alle soglie della storia.
Un lungo arco temporale e nel contempo pochi fondamentali millenni che si dispiegheranno sotto i nostri occhi
nella mostra “Eurasia, fino alle soglie della Storia. Capolavori dal Museo Ermitage e dai Musei della Sardegna” - dall’ 11 dicembre 2015 al 10 aprile 2016 a Palazzo di Città a Cagliari -
grazie agli straordinari materiali che giungeranno dalle collezioni del Museo Satale Ermitage di San Pietroburgo e al raffronto con i manufatti sardi e italiani, assolutamente sorprendenti, selezionati per l’evento.
Una mostra che nasce nell’ambito di Cagliari Capitale Italiana della Cultura 2015 ed è il primo atto di un Protocollo di collaborazione triennale tra la Città – che ha da tempo avviato
un importante processo di rigenerazione urbana su base culturale, esemplare a livello nazionale – e il Museo Statale Ermitage, con l’obiettivo di sviluppare studi, ricerche, sinergie e relazioni anche nei prossimi anni.
Una mostra - promossa dal Comune di Cagliari e dal Museo Statale Ermitage con il Mibact-Soprintendenza Archeologia Sardegna e Polo Museale della Sardegna, con la Regione Sardegna e la Fondazione Banco di Sardegna
in collaborazione con Ermitage Italia, curata da Yuri Piotrovsky, Marco Edoardo Minoja e Anna Maria Montaldo - che ben s’inquadra nella progettualità di Cagliari 2015,
diretta a intrecciare rapporti internazionali e a riaffermare anche la centralità della città sarda e della regione nelle relazioni, negli scambi, nei flussi culturali tra l’Europa e le sponde del Mediterraneo.
Oltre 250 eccezionali opere dal V al I millennio a. C. giungeranno dal grande museo russo - oggetti d’uso comune e straordinari corredi funerari,
importanti manufatti in oro e pietre preziose, in argilla e pietra, in bronzo e in rame - a dialogare e confrontarsi con oltre 100 opere selezionate nei Musei della Sardegna e ad alcuni reperti prestati da musei italiani,
particolarmente significativi nell’indicare i collegamenti e le vie di penetrazione delle diverse culture, per un evento scientifico e di collaborazione internazionale di grandissima valenza:
mai prima d’ora il Museo Ermitage aveva infatti prestato ed esposto in una mostra un nucleo così vasto e importante di opere preistoriche, fondamentali testimonianze del progresso della civiltà.
Dai popoli del Cuacaso alla civiltà nuragica, “Eurasia, fino alle soglie della Storia” condurrà dunque i visitatori a ripercorrere un’epoca cruciale attraverso le testimonianze di ricchissime civiltà;
società che costituirono l’avanguardia nelle trasformazioni culturali, presentando aspetti di eccezionale novità in quella fase di grande evoluzione del pensiero, delle capacità, delle tecniche.
Società che, ciascuna per il proprio specifico comparto geografico, seppero costruire ponti e forme di contatto, a livello continentale e a livello mediterraneo,
tali da assicurare una posizione preminente nelle dinamiche di scambio e circolazione delle idee, dei saperi, delle innovazioni culturali e tecnologiche.
Pur nel rispetto dei contesti di provenienza e della loro complessità, i materiali esposti, provenienti dalle ricerche archeologiche di oltre cento anni tanto in Russia quanto in Sardegna e in Italia,
verranno presentati al pubblico facendo riferimento a quattro grandi aree tematiche, in grado di dispiegare e di spiegare alcuni dei principali contenuti culturali oggetto di rapida e inarrestabile affermazione:
“il nuovo quotidiano e gli strumenti del vivere”, “la rivoluzione dei metalli”, “le forme del lusso e del potere”, “l’uomo, il cavallo e altri animali”.
Sezioni tematiche che affascineranno il pubblico non solo per le opere ma anche per l’allestimento immersivo, poetico e fortemente simbolico delle diverse tappe e dell’evoluzione della civiltà,
ideato e disegnato da Angelo Figus, una delle voci più creative del panorama internazionale della moda e della cultura.
Il Caucaso in tutti i periodi della storia dell’umanità, per la sua posizione geografica, ha svolto un ruolo speciale di ponte tra l’Europa e l’Asia.
Qui, sulle pendici meridionali e settentrionali, è recente la scoperta di villaggi di uomini preistorici risalenti a quasi due milioni di anni fa,
ovvero i più antichi trovati fuori dall’Africa, ed è il Caucaso nella prima età del Bronzo a diventare uno dei più importanti centri di produzione di metallo non solo nell’area ma anche in Eurasia,
sviluppando quella brillante cultura dei diversi periodi dell’età del bronzo che fa parte del patrimonio culturale mondiale.
È dunque innegabile che il Caucaso meridionale abbia avuto un rilievo importante nel destino dell’Europa.
Dal grande museo di San Pietroburgo - che oltre a raccogliere le collezioni imperiali ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricerca archeologica e nelle campagne di scavi -
giungeranno dunque anche materiali Neolitici risalenti al V millennio a.C., rinvenuti principalmente nel complesso della tomba di Nalchik, con
gioielli realizzati con zanne di cinghiale, collane fatte con i denti incisivi del cervo, braccialetti in pietra e utensili in pietra e corno, punte di freccia in selce.
Sono però due i principali gruppi di oggetti provenienti dalla Russia che saranno esposti in mostra.
Il primo s’incentra su due straordinari corredi funerari appartenenti alla “cultura di Maikop” (uno dei fenomeni più sorprendenti dell’area, sviluppatasi tra l’inizio del IV e l’inizio del III millennio a.C.)
nota per i suoi eccezionali “kurgan”, tombe a tumulo che hanno restituito parure funerarie prestigiose e ricchissime, dove gli strumenti della vita quotidiana
si affiancano a vasellame di prestigio e a gioielli in oro e pietre preziose - turchesi, cristalli di rocca e cornalina - di incomparabile bellezza.
Di questa cultura un sito importante è la sepoltura di un adolescente dal villaggio Ulskogo (Ulyap),
dove sono state rinvenute figurine di argilla e pietra, che consentono di ipotizzare legami con le culture del Mediterraneo.
Il secondo gruppo di materiali offre un’ampia esemplificazione dei connotati specifici della cultura di Koban (II-I millennio a.C.),
che ci presenta i tratti caratterizzanti di una civiltà della più evoluta età dei metalli, a cavallo tra le fasi recenti dell’età del bronzo e la piena età del ferro.
Significative in questo caso le testimonianze dello sviluppo di una cultura materiale simile a quelle che emerge dai materiali europei.
A fare da palinsesto nella transizione attraverso i millenni che conducono dal tardo Neolitico fin quasi alla fine dell’età dei metalli (VIII sec. a.C.) i materiali sardi,
provenienti in gran parte dai musei nazionali dell’Isola, racconteranno una storia di evoluzioni parallele e conformi, in grado di rappresentare per il pubblico della mostra
il quadro dell’evoluzioni strutturali che attraversa nel corso della preistoria più recente il grande continente eurasiatico.
Ovviamente attraverso l’individuazione di reperti fortemente rappresentativi delle principali tappe che segnano questo lungo excursus temporale
si raccontano anche le fasi più antiche della storia della Sardegna, che per la sua posizione al centro del Mediterraneo è stata protagonista di una fitta rete di contatti e scambi commerciali e culturali.
Il mare che circonda le coste sarde non ha costituito un motivo di isolamento, e nelle varie culture che si succedono in Sardegna si leggono i segni degli apporti esterni,
spesso fatti propri dalle popolazioni locali e rielaborati in modo cosi originale da conferire una marcata specificità ai prodotti della cultura materiale.
Un paradigma della tipologia di questi processi di ricezione e adattamento si riscontra nell’età del rame, quando la cultura del vaso Campaniforme,
che tradizionalmente viene associata a popolazioni detentrici della tecnologia dei metalli – vasi e bicchieri caratterizzati dalla forma a campana rovesciata e da una decorazione geometrica accurata,
con impressioni effettuate con una cordicella o talvolta con un pettine - arriva in Sardegna con le stesse forme ceramiche e con gli stessi aspetti di cultura materiale che si riscontrano in tutta Europa,
per poi essere rielaborata e rivisitata alla fine dell’età del Rame.
Il vaso campaniforme presente nella collezione proveniente dal Museo Ermitage attesta l’ampia diffusione spaziale di questa cultura nell’Eneolitico e rende evidente la koinè culturale riscontrabile tra i due continenti.
D’altra parte la rivoluzione neolitica che introduce l’agricoltura e la stanzialità, verificatasi in tempi e con modalità diverse nelle differenti aree,
accomuna ampi spazi geografici dal Mediterraneo all’Europa in un comune sentire, che trova un linguaggio simile in cui esprimersi.
Strettamente legate a questo cambiamento epocale sono le figurine antropomorfe femminili, rappresentate con una valorizzazione di quelle parti del corpo strettamente connesse con la fertilità.
È la fertilità della donna e della terra, capace di garantire la continuità della vita del gruppo di riferimento, ad essere esaltata attraverso rappresentazioni allo stesso tempo naturalistiche e simboliche ,
che rimandano a un sistema di credenze e di collegamento con il divino talora difficile da cogliere nella sua interezza.
Le due statuette in osso recentemente recuperate in una domus de janas di Carbonia, per la prima volta esposte al pubblico, ripropongono il motivo della cosiddetta
Dea Madre seduta e con le braccia conserte, diffuso in Europa e nel Mediterraneo Orientale e presente anche in materiali dell’Ermitage.
Nell’età del bronzo (a partire dal 1600 a. C. circa) fino al primo ferro, in Sardegna fiorisce la civiltà nuragica, che prende il nome dal nuraghe,
l’edificio a torre che costituisce una peculiare forma architettonica specifica della Sardegna.
Tra gli aspetti più rappresentativi della civiltà nuragica vi è sicuramente la produzione bronzistica, notevole per quantità e qualità.
Bronzi d’uso e figurati, votivi o pertinenti alla quotidianità, restituiscono i contorni di una civiltà aperta ai contatti con l’esterno, ma capace di esprimersi in un linguaggio artistico e un bagaglio tecnologico fortemente originale.
Abbiamo detto dell’importanza che rivestì il Caucaso nelle produzione metallurgica fin dalla prima età del bronzo.
La Sardegna è una terra ricca di rame, ma con scarse risorse di stagno necessario per realizzare la lega del bronzo.
Lo stagno pertanto arrivava in Sardegna attraverso uno dei più importanti circuiti commerciali a lungo raggio che collega Asia ed Europa,
con rapporti mediati che hanno messo i moto importanti relazioni culturali tra i popoli. L’altro importante circuito commerciale,
quello dell’ambra, porta in Sardegna il prezioso materiale che si rinviene nei santuari sotto forma di monili offerti alla divinità, unitamente a grandi quantità di oggetti in bronzo.
Tali processi dedicatori e d’offerta nei luoghi di culto non sono solo il momento in cui si manifesta il rapporto tra l’uomo e il divino,
ma anche e soprattutto il mezzo per esprimere e palesare lo status sociale dell’offerente, che può permettersi materiali preziosi come l’ambra e il bronzo.
Nella diversità culturale e distanza cronologica che esiste tra i materiali esposti, sono stati individuati quei fili conduttori che, in archi cronologici diversi, hanno determinato
il cambiamento dello stile di vita delle popolazioni in ambiti geografici differenti e dunque le diverse sezioni tematiche del percorso espositivo:
1. Il nuovo quotidiano e gli strumenti del vivere
Dal Neolitico all’età dei metalli si affermò progressivamente e si diffuse l’utilizzo di materie e di strumenti innovativi;
l’argilla per le lavorazioni delle ceramiche; la pietra scheggiata e levigata, e poi le leghe dei diversi metalli; strumenti che cambiarono in grande l’economia globale e in piccolo ogni ora della giornata degli uomini.
2. La rivoluzione dei metalli
L’uso dei nuovi utensili in metallo, così duttili e riproducibili, non è che il terminale di un percorso molto complesso,
al cui interno si articolano e si susseguono le fasi dell’estrazione e ancor prima della ricerca dei minerali, del prelievo e dello scambio, del trasporto e della lavorazione.
Un sistema di realizzazione che introdurrà nel mondo preistorico i primi elementi di moderna serialità della produzione.
3. Le forme e colori del lusso e del potere
Le trasformazioni dei sistemi di produzione e il determinarsi delle nascenti ricchezze introdussero le prime articolazioni e distinzioni all’interno delle comunità
e con esse gli oggetti e gli strumenti per rappresentarle, così in vita come in morte. Manufatti in oro, in alcuni casi di fattura pregevolissima e inimitata a quelle quote cronologiche,
palesano il segno della regalità e del comando. Le pietre preziose si distinguono in quanto elemento di riconoscibilità immediata,
si diffondono i colori del lusso; le pietre rosse e le ambre; i turchesi e le pietre verdi; l’argento e gli altri metalli.
4. L’uomo, il cavallo e gli altri animali
L’uomo inizia un rapporto diverso con gli animali, di convivenza e di mutuo scambio. Gli animali cacciati non sono più solamente un mero sostentamento,
ma simbolo di una capacità e di una potenza eccezionale o superiore. Il cavallo è il primo ingranaggio di una nuova modalità di comunicazione,
insieme alla ruota dà vita a una straordinaria epopea di trasporti. Gli animali reali, affrancati dal proprio statuto di mero cibo da consumare, si trasformano in simboli e a volte in animali regali.
La mostra “Eurasia, fino alle soglie della Storia” intende offrire al visitatore uno spaccato della preistoria dell’uomo vista in una fase di accelerazione dei processi di trasformazione
che hanno cambiato il volto della storia e del mondo. Un’ epoca che ha regalato alla società contemporanea connotati che il visitatore potrà ritrovare nella propria stessa memoria;
un’esperienza personale che rintraccia le proprie radici in una società che, ancora negli ultimi decenni, prima dell’ultima rivoluzione digitale ed immateriale, portava vivi i segni di quelle ancestrali trasformazioni.
Un viaggio delle idee che ha portato i propri remoti frutti fin dentro la memoria della nostra società.