Ettore Testaverde – Naturarchitettura

Informazioni Evento

Luogo
SABINALBANO MODART GALLERY – WILLY SANTANGELO
Vico Del Vasto A Chiaia 52/53, Napoli, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni, eccetto i festivi, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 20:00
lunedì 16:30/20:00

Vernissage
13/06/2012

ore 19

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Ettore Testaverde
Generi
arte contemporanea, personale
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Naturarchitettura – Geometria trame materia. Osservare, captare, fissare nel tempo e nello spazio: e’ cio’ che la sensibilita’ di Testaverde fa, fotografando quello che da molti resta ignorato.

Comunicato stampa

Mercoledì 13.6.2012 ore 19:00 si inaugura "Naturarchitettura – geometria trame materia", la nuova personale di fotografia di ETTORE TESTAVERDE, in mostra alla "SABINALBANO Modart Gallery" (vico Vasto a Chiaja n. 52/53, Napoli. Info: 081/421716, [email protected], www.sabinalbano.com) sino al 2.7.2012 tutti i giorni, eccetto i festivi, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 20:00, il lunedì dalle 16:30 alle 20:00. Ingresso gratuito. L'allestimento è a cura di Maurizia Biasibetti.

Esiste un'affascinante tensione dicotomica tra l’obiettività dello strumento con cui un fotografo decide di catturare la realtà e la soggettività dell’artista che sceglie l’oggetto della sua attenzione. Osservare, attendere, captare, fissare nel tempo e nello spazio: è ciò che la sensibilità di Testaverde fa, scorgendo e immortalando quello che da molti resta ignorato. Le cosiddette ‘petit choses’ sono uno dei punti di forza degli scatti del creativo che, nell'iter allestitivo che propone come ultima esposizione della stagione della gallery di SABINA ALBANO, raccoglie 3 aree tematiche apparentemente lontane e invece accostate secondo un preciso progetto, nonché accomunate da un chiaro stile minimalista.

Il concept della mostra, infatti, appare evidente già dal titolo: una sorta di dichiarazione d'intenti, laddove la parola 'Architettura' resta legata in un tutt'uno fluido al lessema 'Natura'. L'ipotesi di Testaverde è quella di un vero e proprio travaso osmotico tra linee, curve, trame e strutture esistenti in natura, e in particolare nell'ambito vegetale, cui si rivolge la sua curiosità, secondo quella che lui stesso definisce "come una radicata e antica passione di famiglia", e le medesime geometrie che l'uomo riproduce nelle architetture monumentali più antiche e in quelle metropolitane e contemporanee. È così che i circa 30 pezzi (massimamente in bianco e nero, ma anche a colori, di formato variabile da 30x30 a 30x50), oltre ad altri 30 scatti sempre digitali ma stampati in una sorta di formato 'vintage' polaroid, scandiscono, come già accennato, il passaggio tra 3 diversi settori tematici: particolari di piante, alberi, fiori e persino tronchi nodosi o recisi, accanto a porzioni di architetture storiche e a zoomate su quelle urbane e moderne, sino a veri e propri spaccati di cantieri, metafore e visioni reali di 'work in progress', in cui da atmosfere di decostruzione secondo un processo in itinere si assiste a una riedificazione attraverso nuove linee e forme.

Se il taglio di queste immagini, poi, è personale, dettagliato, attento alla minuzia e indugia sul contrasto tra il bianco e nero, optical ed essenziale, e sui giochi di luce, il colore, invece, quando compare serve a suggerire un approccio più materico. Ma al centro di tutto resta sempre la linea: assoluta, radicale, pulita e rigorosa, anche nella composizione della foto. Una geometria quasi 'intransigente' e perfetta rintracciata nell'elemento naturale, nelle nervature di una foglia, ad esempio, o nello stelo di un fiore, nei cerchi concentrici di un tronco tagliato, nelle nodosità sinuose di un arbusto. E al contempo, quasi lungo un binario parallelo, simile eppur disgiunto, le stesse curve, linee, trame geometriche, sintassi delle strutture, grane della materia sono individuate nei particolari maestosi del Pantheon, di una scalinata ai Fori Imperiali e dell'Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano, in un mutuo scambio tra le forme naturali e quelle pensate e create dall'uomo. Il retroscena, poi, il 'backstage' di queste costruzioni vive negli scatti dei cantieri, per professione frequentati dal Testaverde architetto, ma praticati e visti anche dagli occhi dell'artista quali luoghi e momenti pulsanti di un lavoro in fieri, di decostruzione e riedificazione, di un possibilismo che si muove in diverse direzioni, fonte di ispirazione per una piccola installazione, all'interno della mostra, che vedrà una sorta di simil cantiere artisticamente simulato nella gallery di Chiaja.

ETTORE TESTAVERDE, architetto e fotografo attivo in tutt'Italia, da sempre coltiva un dialogo tra la professione di architetto, e l’arte in generale, tradotta in immagini. La passione per la fotografia, l’interesse per la tecnologia lo spingono alla continua sperimentazione: dagli strumenti della fotografia analogica al digitale, dalla camera oscura alla camera chiara. Tiene corsi di fotografia presso il Punto Formazione Ferrari, nell’ambito del programma “Disegnitu”, e l’Istituto Pontano. Realizza le immagini dei libri fotografici “Cosenza o della assenza” e “Fuscaldo: racconti di pietra” coi testi del professore Giancarlo Carnevale. Fotografa i manufatti architettonici per la ricerca su “Cosimo Fanzago” curata dal professore Arnaldo Venditti. Scatta fotografie di opere, installazioni e mostre di vari artisti, pubblicate su riviste e cataloghi. La sua più recente personale è a Roma da Sabatini nel novembre 2011.