Eros Bonamini – Spazio – Tempo

Informazioni Evento

Luogo
ROCCA ROVERESCA
Piazza del Duca n. 2 , Senigallia, Italia
Date
Dal al

La mostra è visitabile dal Lunedì alla Domenica, dalle ore 8.30 alle ore 19.00

Vernissage
05/11/2016

ore 18

Artisti
Eros Bonamini
Curatori
Eristeo Banali
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

Spazio-Tempo nell’opera di Eros Bonamini, progetto espositivo a cura di Eristeo Banali.

Comunicato stampa

Il prossimo 5 novembre 2016 prende avvio Spazio-Tempo nell’opera di Eros Bonamini, progetto espositivo a cura di
Eristeo Banali, che vedrà susseguirsi le mostre Eros Bonamini. Spazio – Tempo presso la Rocca Roveresca di Senigallia,
curata da Simona Zava con contributo critico di Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf; Scrittura-Gesto-Tempo
in Eros Bonamini presso la Casa del Mantenga, dal 3 marzo 2017, curata da Claudio Cerritelli con contributo critico
di Gianfranco Ferlisi, Direttore artistico della Casa del Mantegna di Mantova; il progetto proseguirà nella città di
Verona con la mostra Semplificazione e segni minimali, in programma per l’autunno 2017.
Eros Bonamini, Verona 1942-2012.
Fin dai suoi esordi, agli inizi degli anni Settanta, nella sua ricerca si palesano consapevolezza e coerenza, unite in
una ricerca continuativa ed in costante tensione progettuale. Nel 1975 espone le sue Tabelle pittoriche nella veronese
Galleria dello Scudo: opere inaugurali dell'intero suo percorso creativo, campi monocromi capaci di porre in
discussione, fino all'ipotesi d'abbandono, le possibilità rappresentative del dipingere; opere come “mappe” e
registrazioni di un tempo “effettivo del fare”, delle tracce che l'artista, con strumenti, materiali ed interventi segnici
di natura diversa; opere come verifiche del vissuto, del passato e della storia personale e collettiva, computo del
tempo individuale nel procedere del tempo universale. Di qui ha origine la riflessione sul tempo, la sua relatività e
i suoi effetti; un tempo indagato per via di testimonianze lasciate al suo passaggio nello spazio. Nascono così le
Cronotopografie, scritture di spazio e di tempo, puntuale e significativo termine riassuntivo di ciò che diverrà il campo
d’indagine e azione dell’intera, quarantennale ricerca dell’artista.
Da questi assunti concettuali derivano le serie dei cementi, dei nastri e degli inchiostri, realizzate fra il 1975 e il
1978. Rifiutando l'azione del dipingere con sempre maggiore fermezza, Bonamini sceglie la computazione
dell'azione concettuale, la verifica della sua trascrizione formale e del suo potenziale estetico.
All'inizio degli anni Ottanta, la scelta approda all'osservazione ed al calcolo della capacità della tela di impregnarsi
di colore, per contatto o iniezione, da cui deriva la serie delle pitture per assorbimento, destinate a venire superate,
nel 1983-84, da un altro ciclo di opere formate in modo più articolato, con segni, colori, scritture e gesti accostati
e sovrapposti in una sorta di repertorio stratigrafico di interventi. Nello stesso giro di anni, prendono la luce opere
formate da una serie di motivi elementari a sequenza – punti, linee, greche, segni, labirinti, spirali e anche
scarabocchi – chiamati a saturare un campo.
Dalla concentrazione alla rarefazione delle scritture, fra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, Bonamini
approda ad opere di grandi dimensioni, sulle quali verificare un'azione variabile.
Cronotopografie 1975
Un segno traccia ogni 15 secondi ogni centimetro,
dall'alto al basso; ogni segno lungo 10 cm
Un segno traccia ogni 8 secondi (media) ogni
centimetro (a grafite); ogni segno lungo 5 cm
Grafite, cemento e collante su tela
2 tele 100x100 cm
Decantata l'esuberanza segnica e cromatica durante gli anni
Novanta, l'artista prosegue la sua ricerca sulle Cronotopografie in
diverse direzioni: da quelle pittoriche, caratterizzate da una
costante tendenza alla semplificazione; a quelle realizzate con i
plexiglas, neutri o colorati, dove le tracce del tempo si traducono
in precise sequenze di cicatrici puntiformi e labirintiche, oppure in
slabbri e orli combusti; a quelle costruite con la furia dell'azione sui
metalli specchianti, dove l'oggetto contundente è metronomo
dell'azione reiterata e violenta, fino a far presagire la catarsi,
dell'artista sulla materia, mentre la superficie, specchiante e
deformante, sempre più coinvolge anche lo spettatore nel processo
di consumo del tempo e di esistenza nello spazio.
Accanto alla ricerca sui metalli specchianti e diversamente segnati
dall’azione del tempo, è l’indagine sulle carte e sulle tele bruciate,
frequentemente di forma circolare, sovrapposte le une sulle altre
in composizioni che contemplano dittici di ampie dimensioni,
verificando il confronto di linguaggio e di temporalità tra pitture, bruciature, addensamenti e rarefazioni nei
perimetri del supporto. Recente anche l'applicazione del neon, quale elemento chiamato a sottolineare il passaggio
temporale, l'enfasi creativa e il rigore concettuale dell'azione dell'artista sul supporto.
Pur nella diversità degli esiti Bonamini mantiene in ogni opera un'analoga identità d'approccio, derivante dalla linea
analitico-concettuale degli anni Settanta. Cronotopografie destinate a rileggere una volta ancora la storia dell’arte dal
secondo dopoguerra, ora indagando la tensione all’oltre in chiave spazialista, ora rivendicando il potere del
linguaggio, in una relazione dialettica tra materia e segno dove il tempo è comune denominatore, utilizzato da
Bonamini in una modalità sempre coerente e immediatamente riconoscibile.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Mario Bertoni, Ilaria Bignotti, Corrado Bosi, Luciano Caramel, Claudio Cerritelli,
Giorgio Cortenova, Giorgio Di Genova, Gianpaolo Ferrari, Licisco Magagnato, Marco Meneguzzo, Filiberto
Menna, Antonella Montenovesi, Patrizia Nuzzo, Anna Maria Sandonà, Toni Toniato, Alberto Veca.
Le sue opere si trovano in prestigiose collezioni pubbliche e private, tra le quali si ricordano la Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea Palazzo Forti di Verona, il Mart di Rovereto, il Museo d’Arte delle Generazioni Italiane
del ¢900 “G. Bargellini” di Pieve di Cento, il Museion di Bolzano, il Museo Casabianca di Malo.
Si ringraziano per la collaborazione il Polo Museale della Marche diretto dal Dott. Peter Aufreiter, Gianfranco
Ferlisi e Giovanni Cattabiani, rispettivamente direttore artistico e responsabile organizzativo della Casa del
Mantegna.