Elisabetta Di Sopra – Tracce

Informazioni Evento

Luogo
CAOS - CENTRO PER LE ARTI OPIFICIO SIRI
Via Campofregoso, 98 – 05100 , Terni, Italia
Date
Dal al

dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 – da domenica 31 marzo orario pomeridiano 17:00 -20:00

Vernissage
10/02/2024

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Elisabetta di Sopra
Generi
arte contemporanea, personale, disegno e grafica, video
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Tracce si snoda tra opere video, installazioni e grafica e affronta temi legati alla sfera affettiva, alle relazioni familiari e alle pratiche della cura. 

Comunicato stampa

Il CAOS è lieto di annunciare l’opening della mostra Tracce, dell’artista Elisabetta Di Sopra, sabato 10 febbraio, alle ore 18:00, nella Project Room Ronchini del CAOS - Centro Arti Opificio Siri.

Artista attiva e nota a livello nazionale e internazionale, Elisabetta Di Sopra impiega il mezzo video per fronteggiare tematiche connesse alla condizione femminile e al ruolo della donna nella società contemporanea.

Tracce si snoda tra opere video, installazioni e grafica e affronta temi legati alla sfera affettiva, alle relazioni familiari e alle pratiche della cura.

Il titolo della mostra allude alla precarietà della nostra condizione esistenziale; le tracce qui esposte sono quindi segni, visibili o invisibili, come nell’opera Dust Grains (2014), in cui i ricordi d’infanzia restano impressi nella memoria emotiva, pronti a riaffiorare inumidendo gli occhi. Le tracce sono ancora quelle che si fanno sempre più visibili nel gesto violento, ma liberatorio, di Atto di dolore (2022).
Sono tangibili nella documentazione della performance Legami di sangue (2022) che restituisce un ritratto dell’artista con la figlia, in una stampa serigrafica su lino, fatta con il sangue dell’artista stessa. E ancora The Care (2018), dove la dedizione della donna nell’accudire un neonato e un anziano lascia tracce indelebili su quei corpi, di nutrimento e rassicurazione.
In Pietas (2018), invece, la protagonista del mito di Medea appare come una donna afflitta che cerca disperatamente sulla spiaggia segni dei propri figli, raccogliendo le scarpe, le vesti, i brandelli di tessuto che il mare, casualmente, restituisce a debita distanza temporale.

In Senza tracce (2023) - l’ultimo video prodotto e realizzato durante un viaggio nel deserto di Wadi Rum - l’artista, dopo aver camminato sulle dune, ha avvertito l’esigenza di cancellare le impronte lasciate in quel luogo: una scelta in netto contrasto con la spasmodica sovraesposizione che contraddistingue il nostro tempo, dove ciò che conta è lasciare un segno in questo mondo.

Chiude il percorso Sugar Dead (2009), una videoinstallazione incentrata sul tema della transitorietà umana.

Dichiarazione dell’artista sulla sua poetica:

 

La precarietà è la nostra condizione esistenziale che ci contraddistingue in quanto esseri umani; un desolato sentimento di transitorietà che ci pone davanti a noi stessi e ai nostri limiti mortali. Da qui il desiderio che ci accompagna di tentare di imprimere un’impronta nel mondo e nella vita. ‘TRACCE’, appunto, come recita il titolo della mostra. Tracce indelebili ma evanescenti e destinate a sparire. Questo movimento ondivago che caratterizza

la mia pratica artistica misura il mio spazio d’azione nel tentativo di imprimere un segno del mio esistere accettando l’istanza della sua sparizione. Desiderio di eternità e al tempo stesso dell’oblio più assoluto. Cosa resta di noi se non tutte quelle carezze che abbiamo dato e che, come tracce invisibili, hanno desiderato, amato, consolato, e che hanno impresso negli altri come in una plasmata cera un ricordo – indelebile – di noi stessi? SENZA TRACCE, come le impronte lasciate nella sabbia, destinate a sparire ricoperte da altra sabbia spostata dal

vento che verrà. Nessuna presunzione quindi, di voler lasciare un segno del nostro passaggio che sfidi il tempo se non nel qui e ora”.

Il catalogo della mostra include i testi critici di Pasquale Fameli, responsabile scientifico del CAOS di Terni, Silvia Grandi, docente dell’Università di Bologna, e Laura Leuzzi, Chancelor’s Fellow presso la Gray’s School Of Art – Robert Gordon University di Aberdeen (Scozia).