Elena Ovecina / Sara Lorusso – Moodboard

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA VIK MILANO
210 Gallery, Via Silvio Pellico 8 , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
27/02/2023

ore 17,30

Artisti
Sara Lorusso, Elena Ovecina
Curatori
Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci
Generi
fotografia, doppia personale
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La mostra “Moodboard” riunisce i lavori recenti
di due giovani fotografe che vivono in Italia,
Elena Ovecina e Sara Lorusso, che da tempo
hanno incentrato la loro ricerca sui temi del
corpo.

Comunicato stampa

La mostra “Moodboard” riunisce i lavori recenti
di due giovani fotografe che vivono in Italia,
Elena Ovecina e Sara Lorusso, che da tempo
hanno incentrato la loro ricerca sui temi del
corpo, della femminilità, della sessualità e della
fluidità di genere, con incursioni nei territori
dell’abito come identità e travestimento, oltre
che nella moda e nel costume intesi nel senso
più ampio del termine.
“Il moodboard”, scrive la curatrice della mostra, Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, “è una
rappresentazione visiva che consiste in un insieme di immagini, parole e materiali che ha lo scopo
di tracciare una "mappa d'ispirazione" per chiarire i punti da seguire e rispettare gli obiettivi di
lavoro”, e “rappresenta il punto di partenza per progettare una collezione di moda. L’insieme di
immagini, parole e materiali intercettato dal moodboard (...) evocano emozioni, ricordi,
sensazioni, percezioni come una vera e propria mappatura emozionale, la stessa che abita gli
scatti di Sara Lorusso e Elena Ovecina”.
ELENA O VECINA è una fotografa russa naturalizzata in Italia. Nata nel 1986 a Rostov-na-Donu,
in Russia, abita a Milano, dove lavora come artista e come fotografa, spaziando dalla moda all’arte
contemporanea. Inizia a collaborare con “Vogue” nel 2016, in occasione del “Photovogue
Festival”, specializzandosi in ritratti, soprattutto femminili, con una particolare attenzione ai temi
dell’identità e della fluidità di genere.
Il suo lavoro è incentrato sulla raffigurazione di personaggi, per lo più maschili ma non solo, figure
dall’atmosfera fortemente malinconica e a tratti quasi onirica, sorprese in momenti di intimità e di
solitudine. “Gli intrecci di emozioni e storie raccontati nelle foto delle artiste si traducono
visivamente, nel caso di Ovecina, nel pallore mortuario dei corpi dal gusto squisitamente
preraffaellita, così come nella luce caravaggesca emanata da quelle carni composte e vigorose al
contempo: sofferenza e tormento sono placidi, perfettamente sospesi e incastrati nel tempo dello
scatto”, scrive Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. “Nel suo lavoro si ritrova una straordinaria eleganza
e compostezza, anche quando si tratta di tematiche purtroppo ancora scottanti: l’estetica e l’etica
della fluidità di genere s’incontrano in una perfetta traduzione visiva”.
Il taglio dato alle immagini è fortemente cinematografico, la composizione scarna, i temi, quelli
dell’incertezza e della fluidità di genere, del dubbio esistenziale, della memoria, della nostalgia,
della paura o del rifiuto dello stigma sociale. Le ragazze e i ragazzi ripresi da Elena Ovecina sono
personalità eteree, quasi impalpabili nella loro solitudine esistenziale, ritratte in attimi di
sospensione del tempo, come fossero intente a una riflessione su se stessi e sulla propria storia
collettiva e individuale. “Avevo sette anni quando ho ricevuto in regalo una Polaroid”, racconta
l’artista. “Da grande ho continuato a fotografare le persone... I miei personaggi principali sono
creature mute nostalgiche e strane che possono mimare i loro pensieri. Sono persi nei loro
ricordi”.
SARA LORUSSO è nata a Bologna nel 1995. Da sempre interessata al femminile, nei suoi scatti
racconta quasi sempre storie vere di persone che le sono vicine, o che ha conosciuto, e che
riprende spesso all’interno dell’intimità delle loro stanze da letto. La sua è una mappa
documentaristico-relazionale, che mette in scena ragazze e donne di oggi, in un’atmosfera
glamour ma non priva di inquietudini, incertezze, malinconie, che vengono alla luce attraverso il
corpo, i gesti, momenti di solitudine o di intimità ripresi dallo sguardo della camera. Sin da
piccola, l’artista è stata affascinata dalla natura e dalle forme vive, sia nella natura che
nell’ambiente sociale. Da qui la necessità di scavare a fondo nell’animo di chi le stava intorno, per
cercare di captarne emozioni, sentimenti, senso di solitudine o di incertezza esistenziale. “La mia
passione”, dice, “nasce un po’ per caso. Ho ricevuto la prima macchina fotografica per il mio
compleanno e, come tante ragazze, ne ho fatto un uso semplice. Dopo la fine del liceo mi sono
iscritta a una scuola di fotografia. Lì è nato quasi tutto. Ho davvero scoperto un mondo e da quel
momento ho deciso di non abbandonarlo più”.
“Lorusso”, scrive Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, “è una storyteller nata, da sempre interessata al
ruolo della donna nella società, della femminilità che si esprime nel corpo di una “donna
biologica” così come in forme di travestitismo, femminilità dunque come condizione di inclusività
o di esclusione. Centrale nella sua ricerca risulta essere il racconto, che si esplica mediante la
fotografia analogica, di un dialogo intimo di corpi, di storie, di persone a lei vicine così come
sconosciute, che vivono una relazione omosessuale, eterosessuale o ibrida, incerta, “persone
normali” come le definirebbe la scrittrice Sally Rooney, ma che la società ancora non normalizza e
accoglie”. “Mi è sempre piaciuto fotografarmi”, dice l’artista. “Amo molto il mio corpo e quello
degli altri. Penso sia un soggetto che abbia bisogno di essere raccontato. Ognuno è diverso e
ognuno ha il proprio corpo”.