Edizioni Rainbow

Informazioni Evento

Luogo
QUESTION MARK MILANO
via Briosi angolo piazza Guardi , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
02/03/2018

ore 18,30

Generi
collettiva, disegno e grafica
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Mostra collettiva

Comunicato stampa

C’era una volta un giovane ragazzo che abitava in un piccolo paese equidistante da Bergamo e Brescia.
Fin da giovanissimo comincia a frequentare l’atelier di Matteo Pedrali un pittore locale dal notevole talento e con una ricca esperienza nel mondo dell’arte. Ed è proprio in quello studio che il giovane Franco Rossi si infatua e non di una persona, bensì di tutte le emozioni che l’arte fa scaturire all’interno del nostro corpo e questo amore lo porta a viaggiare, a visitare Parigi dove, finalmente, si innamora perdutamente dell’arte e decide di dover fare qualcosa per lei…

Ho voluto cominciare questo piccolo testo così come solitamente inizia una favola, perché la storia di Franco Rossi è davvero “da favola”.
Il 1968 è un anno che segna molto la storia della società, il clima di cambiamento è respirabile più delle polveri sottili dei nostri giorni e la rivoluzione culturale porta le persone a contestare tutta una serie di pregiudizi socio-politici. La “battaglia” che inizia Franco è più pragmatica anche se ricca di difficoltà, analizzando con attenzione lo sviluppo industriale ed economico della sua provincia decide di investire sulla cultura e lo fa partendo dalla sua piccola città, Palazzolo all’epoca conta poco più di 15000 persone, aprendo appunto Studio F.22 Modern Art Gallery.
Ed è proprio da lì che nasce la storia di questa eccezionale galleria che durante la sua attività realizza mostre con i più grandi artisti del ‘900 con una ricerca costante alle avanguardie artistiche difficilmente comprensibili nel contemporaneo ma che un grande visionario riesce a capire e proporre.
Sono passati 50 anni e Franco è ancora lì insieme alla figlia Laura Virginia a produrre esposizioni in questo piccolo paese.

Edizioni Rainbow è una serie di opere grafiche curata da Laura Virginia, la figlia di Franco Rossi e gli artisti che saranno esposti alla mostra di Question Mark sono Bernard Aubertin, Franco Costalonga, Piero Dorazio, Jorge Eielson, Julio Le Parc, Keizo Morishita, Achille Perilli, Sergio Sarri, Joel Stein, Jorrit Tornquist e Luigi Veronesi.

Bernard Aubertin nasce a Fontenay-aux-Roses nel 1934. Compiuti gli studi presso la Scuola Statale di Decorazione, da autodidatta, si avvicina alcubismo ed al futurismo. Fondamentale fu il suo incontro nel 1957 con Yves Klein; dall’anno successivo, infatti, darà inizio alla creazione delle sue celebri tele monocrome. Aubertin inizia la sua storia di pittore monocromo realizzando i suoi primi "rouge total". Le ricerche dell’artista si focalizzano dapprima sul colore rosso, inteso come fuoco, energia. Realizza i cosiddetti Tableaux Feu (quadri fuoco), animando tele monocrome rosse, con chiodi (Tableaux Clous), fil di ferro (Tableaux Fil de Fer), fiammiferi (Parcours d’Allumettes) e svariati materiali, dai ceri, alle reti di ferro. La sua concezione della pittura è metafisica: attraverso il rosso egli traspone sulla tela l’energia dell’anima. L’essere spirituale si rivela attraverso l’arte e nulla più del colore potrebbe rappresentare una tale forza.
A partire dadli anni '60 Aubertin introduce nel suo repertorio anche il fuoco: un mezzo espressivo che a tutti gli effetti diventa la manifestazione fisica del suo colore rosso. Molti dei suoi lavori consistono in composizioni astratte create usando fiammiferi che vengono poi accesi creando variazioni spontanee generate dalla natura della fiamma. Il processo con cui le opere sono create è intrinseco al gesto finale. Lo spettatore può chiaramente avvertire il manifestarsi della trasformazione. A tutti gli effetti la natura distruttrice del fuoco diventa creatrice di rinascita.
Dal 1962 Aubertin è uno dei membri fondatori del movimento internazionale Zero, partecipa alle loro mostre e intrattiene corrispondenze con Heinz Mack, Otto Piene e Piero Manzoni. Con essi condivide un simile rifiuto dell'arte come linguaggio e la convinzione che essa debba manifestarsi in maniera semplice e austera. I lavori rossi di Aubertin diedero impulso ad una energia ed ad una vibrazione che furono emblematiche del movimento. La sua ricerca artistica si svilupperà tra gli anni ’80 e gli anni ’90 in performances in cui egli stesso darà alle fiamme pianoforti e automobili, mentre negli ultimi anni il colore rosso dei monocromi è stato sostituito dal bianco, dal nero e dall’oro. Dal 1990 ha vissuto e lavorato in Germania, fino al 2015, anno della sua morte.

Franco Costalonga nasce a Venezia nel 1933. Inizia la propria formazione come autodidatta, frequentando solo in seguito, come privatista, la Scuola D'Arte locale dove segue gli insegnamenti di Remigio Bufera. Dopo aver esordito come incisore e acquafortista, conseguendo un premio alla IL Collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, si avvicina alla pittura, elaborando una vasta serie di dipinti, caratterizzati, in una sottile modulazione cromatica incentrata sulle scale dei rossi e dei rosa, dalla libera e aerea espressione di eleganti grafismi di mediata matrice liciniana e wolsiana. Nella seconda metà degli anni sessanta, dopo essere entrato a far parte dei Gruppo Dialettica delle Tendenze, Costalonga verrà quindi elaborando, tramite l'impiego di nuovi materiali, delle originali superfici tensionate, generanti forme tridimensionali. Tali nuovi procedimenti lo porteranno in seguito ad avvicinarsi a Bruno Munari, presidente del gruppo "Sette-Veneto", in collegamento con il Centro Operativo Sincron, approfondendo così i suoi interessi per le nuove esperienze cinetico-visuali. Per tali nuove creazioni, nel 1967 Costalonga viene premiato alla LV Collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa, mentre l'anno successivo, l'opera Oggetto cromo-cinetico¬sfera di plexiglas entrerà a far parte della Collezione Guggenheim. È stato operatore visivo attivo anche nell'ambito dell'arredamento e del design. Inviato nel 1986 nella sezione Arte-Scienza-Colore della XLII Biennale di Venezia (ha partecipato anche alle edizioni XXXV, XLV e XLVI. Negli anni novanta Costalonga verrà arricchendo le sue raffinate indagini percettive di nuove sottili aperture metaforiche, liberamente allusive a immaginative virtualità cosmiche e spaziali.

Piero Dorazio nasce a Roma nel 1927. Dopo l'iscrizione alla facoltà di Architettura partecipa giovanissimo alla difficile evoluzione dell'arte astratta italiana del dopoguerra. Già nel 1946 è attivo nel Gruppo Arte Sociale con Perilli, Guerrini, Vespignani, Buratti, Muccini. Eanno seguente partecipa alla redazione del manifesto del Gruppo Forma i insieme a Consagra, Turcato, Accardi e Sanfilippo. Altrettanto precoci sono la curiosità e la passione, artistica e politica, per le esperienze degli altri Paesi, coltivate con coerenza durante tutta l'attività con lunghe permanenze di studio e di lavoro, oltre alla presenza in mostre ed altre manifestazioni. Dalla fine degli anni quaranta è così successivamente presente ed attivo con lunghi soggiorni a Parigi e a Praga, ancora a Parigi, ad Harvard e a Berlino, fino al decennio 1960-1970 in cui organizza e dirige il dipartimento delle Belle Arti dell'Università di Pennsylvania, soggiorno inframmezzato con significative parentesi in Italia e altrove (otto mesi a Berlino nel 1968). Espone con mostre personali alla Biennale di Venezia nel 1960, nel 1966 e nel 1988. Espone più volte a Londra, a New York e in gallerie svizzere e tedesche. Nel 1974 si stabilisce a Todi dove lavora e insegna nella Scuola Atelier per la Ceramica moderna e nel proprio studio. Nei primi anni ottanta una sua grande mostra è ospitata al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, viaggia nei principali musei americani e si conclude alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Nel 1984, il Guggenheim Museum di New York acquista alcuni suoi lavori: sarà la consacrazione di uno dei pochi artisti italiani considerato pienamente internazionale. Nel 1985 e nel 1986 il debutto a Tokyo e a Osaka. Fra il 1993 ed il 1996 ha ideato il progetto per l'esecuzione di cinquanta grandi mosaici di artisti internazionali nella metropolitana di Roma. Muore nel 2005.

Jorge Eielson nasce il 13 aprile 1924 a Lima (Perù), da madre peruviana e padre nordamericano di origine norvegese. Fin da piccolo dimostra di essere eccezionalmente dotato per la scrittura, la musica e la pittura. A soli 21 anni e con la prima raccolta di versi pubblicati, Reinos, vince il premio nazionale di poesia del Perù. L'anno successivo inizia a pubblicare i primi disegni su riviste e giornali di Lima. Nel 1948 espone nella sua prima mostra personale opere grafiche, dipinti e sculture. Molto inserito nell'ambiente intellettuale della sua città, desidera intensamente conoscere l'Europa. Nel 1949 ottiene una borsa di studio che gli permette di trasferirsi a Parigi. Lì conosce e si inserisce nel movimento Madi, con cui fa la prima mostra europea, nel Salon des Réalités Nouvelles (si tratta di lavori astratti e geometrici e di mobils). Nel 1951 giunge a Roma, dove decide di stabilirsi. Entra a far parte del gruppo L'Obelisco e stabilisce rapporti di amicizia con Dorazio e Rotella. Fa diverse mostre, ma tra il 'S4 e il '58 si concentra nell'attività letteraria. Eielson partecipa alla Biennale di Venezia nel '64, nel '66 e nel '72; alla Mostra d'Arte Latinoamericana del Festiva] dei Due Mondi di Spoleto, alla Biennale di Parigi, dove realizza inoltre diverse mostre. Gli anni settanta lo vedono ugualmente attivo nel campo artistico e nel campo letterario. Di ritorno in Italia, si stabilisce a Milano. Il lavoro letterario e il lavoro artistico seguono strade parallele, con ritmi ugualmente intensi, ma di li a poco si produrrà - o almeno risulterà evidente - la congiunzione tra i due. E tale congiunzione passa sicuramente attraverso la configurazione del nodo/kipu. Nel 1988 partecipa alla Terza Biennale de L'Avana. Muore l'8 marzo 2006. Alla Biennale di Venezia del 2007 il Perù gli rende omaggio, riservandogli l'intera sala espositiva.

Julio Le Parc nasce a Mendoza (Argentina) nel 1928. A 15 anni entra nella Scuola di Belle Arti di Buenos Aires diplomandosi poi alla Scuola Superiore. Sin dai primi anni di studio si interessa ai movimenti d'avanguardia in Argentina (Mouvement art-concret-invention, Movimento spazialista animato da Fontana). Nel 1958 ottiene una borsa di studio del governo francese e si stabilisce a Parigi - dove risiede da allora - ed inizia rapporti con alcuni artisti argentini. Con loro Le Parc lavora in stretta collaborazione dal 1959, analizzando l'opera di artisti contemporanei e d'avanguardia, cercando le loro contraddizioni e i loro limiti da superare. All'inizio del 1959 si precisano le divergenze in rapporto all'opera di Vasarely, nel momento in cui Le Parc e Sobrino lavorano in modo sistematico prendendo per base sequenze e progressioni. Essi si permettono così di criticare costruttivamente l'attitudine degli artisti che utilizzano la libera scelta delle forme e la loro libera sistemazione sulla superficie e nello spazio. Tali critiche si estendono a tutti gli artisti della tendenza costruttiva o cinetica di quest'epoca. Il lavoro di gruppo si amplia in seguito grazie all'incontro con ricercatori francesi che sviluppano principali paralleli, e così nel 1960 viene fondato il "Groupe de recherches d'art visuel", di cui Le Parc è membro propulsore e attivo sino al 1968, data dello scioglimento del sodalizio. I suoi legami con GRAV lo conducono a promuovere la partecipazione dello spettatore al fatto artistico.

Keizo Morishita nasce a Kitakyushu, Giappone nel 1944. Si trasferisce in Italia grazie ad una borsa di studio all'età di diciannove anni. Frequenta l'Accademia di Brera sotto la guida di Marino Marini e nel 1968 si laurea in scultura. In seguito predilige esprimersi pittoricamente, sviluppando uno stile personale che nasce da un meditato e coltissimo incontro tra la cultura orientale e l'espressione artistica europea. Dagli Arcipelaghi degli anni settanta ai più recenti Paesaggi della memoria, i suoi dipinti presentano paesaggi ideali di assoluta purezza formale e di grande intensità cromatica, ordinati secondo una perfetta geometria delle forme e immersi in una luce cristallina. E' stato protagonista di un'intensa attività espositiva in gallerie pubbliche e private sia italiane che estere. Dalla metà degli anni ottanta ha esposto regolarmente alla Galleria Studio F.22. Pur continuando a risiedere a Milano, torna occasionalmente in Giappone, dove espone in numerose personali. Nel 1998 è protagonista di un'importante esposizione al Museo d'Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti e due anni dopo riceve l'omaggio di un'ampia antologica alla Galleria del Naviglio a Milano e a Venezia. La sua morte prematura, avviene il 5 aprile 2003.

Achille Perilli nasce a Roma il 28 gennaio 1927. Dopo aver frequentato il liceo classico, nel 1945 si iscrive alla Facoltà di Lettere; negli anni seguenti è allievo di Lionello Venturi, con il quale prepara la tesi di laurea sulla pittura metafisica di Giorgio De Chirico. Con Dorazio, Guerrini, Vespignani, Buratti, Muccini, Maffioletti, Perilli fonda il Gruppo Arte Sociale (GAS). Nel 1947 partecipa alla redazione del manifesto Forma I (firmato oltre che da Perilli, da Accaldi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, Turcato) che viene pubblicato sul primo numero della rivista omonima. In ottobre dello stesso anno espone alla prima mostra del gruppo Forma 1. Nell'anno seguente collabora con Sottsass jr all'organizzazione della prima mostra di arte astratta in Italia che si tiene a Roma. Nel 195o fonda, con Dorazio e Guerrini, la Libreria-Galleria "Age d'Or". Quest'ultima, in collaborazione con l'Art Club, organizza la mostra di Arte astratta e concreta in Italia (la prima rassegna completa dell'astrattismo italiano) che si tiene alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nel 1957 Perilli espone ad una personale allestita alla Galleria La Tartaruga e cinque anni più tardi ha una sala personale alla Biennale di Venezia. Negli anni settanta è protagonista di importanti esposizioni in Italia e all'estero. Negli anni ottanta partecipa alla realizzazione di "Retina", rivista degli artisti, dove pubblica il manifesto Teoria dell'irrazionale geometrico.Nelle opere degli anni novanta il linguaggio di Perilli si rafforza in un cromatismo acceso, vivace e brillante: le forme si sviluppano bidimensionalmente, espandendosi nello spazio della tela e acquistando strutture di grande eleganza e movimento. Le opere di Perilli si qualificano in una direzione assolutamente astratta e al contempo articolandosi cromaticamente lasciano che il colore possa argomentare e aiutare l'emergere e l'esprimersi stesso delle forme.

Sergio Sarri nasce a Torino nel 1938. Alla fine degli anni ‘50 viaggia in Europa seguendo alcuni corsi di pittura a Berna e a Parigi. Dopo il viaggio negli Stati Uniti, nel 1965, inizia la ricerca sul rapporto uomo-macchina che sarà la tematica che caratterizzerà tutto il suo lavoro. Si dedica anche al cinema di ricerca sperimentale con i film dal titolo, “Le storie di Varazze”, “Le avventure di Nessuno” e “Vostock“. La sua ricerca tematica centrale (il rapporto uomo-macchina) viene definitivamente messa a fuoco dopo un viaggio negli Stati Uniti nel 1965. Da allora espone e soggiorna in numerose città in Italia e all'estero. Nel 1974 riceve una borsa di studio e soggiorno dal Museo d'Arte Moderna di Amsterdam e nel 1975-76 lavora alla Cità des Arts di Parigi. Ha ricevuto significativi riconoscimenti fra cui: Premio Suzzara (1967), Premio Bollate (1967), Premio Ramazzotti (1967), Premio Campigna (1973), Premio Sulmona (1991), Premio Busto A. (2001): invitato alla XXXVI Biennale Internazionale d'Arte di Venezia (1972), XI Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma (1985). Vive e lavora a Calice Ligure.

Joel Stein nasce a Saint-Martin Boulogne (Francia) nel 1926. Frequenta l'Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi e nel 1949 l'atelier di Fernand Léger. Successivamente ha incontri con il gruppo "Lettriste" e con i Surrealisti. Dal 1955 sviluppa l'idea del Labirinto, con opere bidimensionali. Co-fondatore del Centre de Recherche d'Art Visuel e poi del GRAV, egli lavora con degli effetti moiré e l'attivazione visuale dello spettatore. A partire dal 1956 dipinge i primi quadri geometrici programmati su base matematica. Dal 1962 si applica alla ricerca sulla polarizzazione cromatica della luce che dà forma alle prime "boites" luminose "Polariscopes". Dal movimento virtuale attraverso lo spostamento del campo visivo, Stein passa al movimento reale e interattivo dell'oggetto. Dal 1965 introduce nel suo lavoro l'utilizzo del laser. Attualmente vive e lavora a Parigi.

Jorrit Tornquist nasce a Graz (Austria) nel 1938. Nella sua città compie gli studi di biologia e d'architettura e muove i primi passi nel mondo artistico. Dal 1964 vive in Italia, dal 1992 ottiene la cittadinanza italiana pur mantenendo quella austriaca. La sua ricerca, fin 1959, è un appassionato studio del colore, sia nel suo rapporto con la luce e con la superficie del dipinto, sia nelle sue potenzialità di azione sull'ambiente, soprattutto in ambito architettonico. Il suo approccio alla pittura è sempre di tipo scientifico: una ricerca che tende, soprattutto nelle ultime opere, alla materializzazione dell'oggetto attraverso la luce e che si rivolge non solo alla percezione del colore e al suo rapporto con la luce, ma anche alle sue funzioni in natura e agli effetti psicologici sull'uomo. Jorrit Tornquist è anche un color designer: progetta l'aspetto cromatico di edifici e costruzioni affinché si inseriscano meglio nell'ambiente circostante. Dal 1965 espone le sue opere in importanti gallerie e spazi pubblici sia in Italia che all'estero, ottenendo anche numerosi premi e riconoscimenti. Dal 198o Tornquist è molto impegnato anche nell'attività didattica, insegna infatti all'Istituto Europeo del Design di Milano, alla Facoltà di Architettura all'Università di Graz, all'Accademia di Belle Arti di Bergamo e al Politecnico di Milano. Nel 1986 Jorrit Tornquist è invitato alla XLII Biennale Internazionale di Venezia nella mostra: Arte Scienza e Colore con Veronesi, Le Parc , Munari, Vasarely, Max Bill, Loshe, Albers e Fontana.

Luigi Veronesi nasce a Milano nel 1908. Dopo aver compiuto studi tecnici si avvia alla pittura solo intorno ai vent'anni, sotto l'insegnamento del pittore napoletano Carmelo Violante, che ha il merito di trasmettergli tutto ciò che riguarda il mestiere, soprattutto in ambito paesaggistico e figurativo. La grande mostra di Modigliani del 1930 e la scoperta, nella stessa occasione, di Kandinskij, Klee, Schlemmer ed il gruppo del Bauhaus, gli aprono improvvisamente la strada verso l'astrattismo. Quattro anni dopo Veronesi aderisce al gruppo Abstraction-Création: espone i bozzetti per "Le Rossignol" di Stravinskij e per "Anatema" di Andreev, comincia una serie di ricerche sul fotogramma, sulla fotografia astratta e la solarizzazione. Nel 1935 partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta a Torino e realizza dieci bozzetti di costumi per "Pelléas et Mélisande" di Claude Debussy. Questi lavori appartengono all'attività scenografica che Veronesi svolge parallelamente a quella grafico-pittorica, protraendola fino agli anni Quaranta. A questo periodo corrisponde infatti la sua collaborazione col gruppo teatrale Palcoscenico, in cui esordiscono Paolo Grassi e Strehler: lo interessa soprattutto il teatro musicale che gli permette di studiare il rapporto fra arti visive e musica, tra arti dello spazio e arti del tempo. L’attenzione maturata anche nei confronti del fotomontaggio illustrativo, cui si aggiungeranno il cinema e la musica, fa di Veronesi l'artista italiano più vicino al concetto di polidimensionalità o di arte intesa come progetto globale che era tipico del Bauhaus. Partecipa attivamente alla maggior parte delle mostre degli anni a seguire, quale la mostra storica dell'astrattismo italiano alla XXXIII Biennale di Venezia, il Festival di Musica Contemporanea ed una Personale alla Galleria Spatia di Bolzano nel 1980. Alla fine degli anni trenta Veronesi realizza nove film astratti, di cui sette sono andati perduti durante i bombardamenti del secondo conflitto bellico e due, rimasti in Francia, ma in condizioni tali da non poter essere proiettati. Per quanto riguarda invece le trasposizioni cromatiche di partiture musicali, persegue la precisa resa matematica dei timbri e delle altezze del suono in pittura. Negli anni sessanta con l'aiuto di uno strumento di misurazione, lo spettroscopio, riuscirà ad associare un colore alla lunghezza d'onda di ogni tono. Luigi Veronesi muore nel 1998.