Diritti e rovesci

Informazioni Evento

Luogo
A PICK GALLERY
via Bernardino Galliari 15/C 10125 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì–sabato 15:30–20:00, su appuntamento

Vernissage
01/07/2025

ore 18

Curatori
Francesca Cirilli
Generi
arte contemporanea, collettiva

La mostra collettiva Diritti e rovesci presenta i progetti fotografici, video e installativi di 12 artiste e artisti visivi under 30, sviluppati nell’ambito della III° edizione del programma di formazione e produzione Futuri Prossimi, promosso da Fluxlab in collaborazione con JEST.

Comunicato stampa

Diritti e rovesci
Inaugurazione mostra martedì 1 luglio, dalle 18:00
a cura di JEST – Francesca Cirilli
presso A PICK GALLERY, via Galliari 15, Torino
In mostra: Lorenza Bassino, Elia Brignoli, Gaia Caramellino, Ivon De Pol, Irene Ferrari, Sofia Gastaldo, Oleksandra Horobets, Valeria Limongi, Elisa Liu, Nicola Luciani, Matteo Montorfano, Marta Vultaggio.

La mostra collettiva Diritti e rovesci presenta i progetti fotografici, video e installativi di 12 artiste e artisti visivi under 30, sviluppati nell’ambito della III° edizione del programma di formazione e produzione Futuri Prossimi, promosso da Fluxlab in collaborazione con JEST.

Il tema è un invito a considerare come ogni aspetto del nostro vivere e della nostra società abbia, come una medaglia, due facce: ogni diritto implica un rovescio. Al di là delle narrazioni prevalenti e a latere della cronaca, le giovani artiste e artisti in mostra osservano consapevolmente e criticamente il presente. Si confrontano con il rovescio delle medaglie dello sviluppo inteso in senso capitalista, industrialista, colonialista, militarista, individualistico e antropocentrico che ha dato e dà forma alle dinamiche che regolano la società e i luoghi che viviamo. E nel rovescio della medaglia, in molti casi ricercano e danno peso ai diritti, primo tra tutti quello ad una vita libera, sana e sicura, nella piena uguaglianza e nel rispetto reciproco: diritti troppo spesso messi in discussione. Attraverso un’ampia varietà di linguaggi, poetiche e approcci artistici – seppur prendendo le mosse dalla pratica fotografica – e da una molteplicità di punti di vista, i lavori in mostra investigano il modo che abbiamo di abitare luoghi, condividerli, costruirli e percepirli. In questi luoghi si dipanano narrazioni multivocali, si instaurano tensioni, si sviluppano conflitti e prendono forma nuove coesistenze.

Prima ancora dei rovesci, i diritti: diritto alla vita, alla salute, a un lavoro sicuro e a un ambiente sano e sostenibile. Quella della sicurezza sul lavoro e delle morti bianche è un’emergenza diventata disfunzione sistemica in Italia; Elia Brignoli (Bergamo, 1996) costruisce il suo progetto a partire da immagini d’archivio tratte da quotidiani e dà corpo con Eco a un urlo silenziato e mai abbastanza ascoltato, guardando alle tracce che lascia nel paesaggio e il racconto mediatico che ne viene fatto. Il paesaggio è anche soggetto di Now she walks through a sunken dream di Valeria Limongi (Maratea, 1995), che attraverso video e fotografie trasfigura i luoghi della Basilicata documentando ed evocando al tempo stesso la presenza incombente di una possibile contaminazione da idrocarburi e il rischio a cui sono sottoposte le popolazioni della Val d’Agri. Il concetto di società del rischio, insieme a quello di scomparsa del paesaggio, è affrontato da Sofia Gastaldo (Padova, 2003) con il progetto Véd. Attraverso una ricerca che si avvale anche di pratiche della sociologia e dell’antropologia sul territorio di Mestre e Marghera, si confronta con un territorio “scomparso” e con i giovani che lo abitano con la consapevolezza di questa privazione imposta.
Il tema del paesaggio ritorna nei lavori di altre due artiste di origine veneta, che ne investigano le trasformazioni e i cambiamenti di senso nel corso della storia. Irene Ferrari (Verona,1999) esplora con Dove roccia e fuoco diventano foresta le nuove ecologie (incluse quelle umane) e le coesistenze multispecie in un luogo segnato dagli eventi della seconda guerra mondiale, mentre Ivon De Pol Mandich (Venezia,1998) in Oltre la pietra segue i confini storici e mutevoli della laguna veneziana, evidenziando l’arbitrarietà e la precarietà del concetto di confine e della relazione tra ordine umano e instabilità del paesaggio.
Volgendo un occhio ai confini presenti e ai numerosi conflitti attualmente in corso nel mondo, non sfugge all’attenzione di diversi artisti come la guerra agisca non solo attraverso combattimenti e campagne militari, ma anche per mezzo della tensione latente ma concreta che attanaglia le vite di molti. Gaia Caramellino (Torino, 2001), grazie al profondo lavoro di ascolto e osservazione all’origine del lavoro video Kar u chkar, traspone con sguardo poetico il senso sospensione che vivono gli abitanti di un villaggio al confine tra Armenia e Azerbaijan, dove la quotidianità scorre in attesa di una possibile invasione militare. Con sguardo e poetica totalmente diversi Nicola Luciani (Feltre, 1999) rappresenta la tensione elettrica e i venti di guerra (passata e chissà futura) in un’isola taiwanese a pochi chilometri dalla Cina con il progetto fotografico documentario Quando tornerai.
Oleksandra Horobets (Starokostjantyniv, UA, 1997) si concentra, con un’indagine tra fonetica, performance e dispositivi di visione, sulle ambiguità e la violenza che attraversano il linguaggio. 72 87 92 apre una riflessione sulla traduzione come strumento di manipolazione e decostruzione, e sul potenziale politico del fraintendimento, della distanza e dello scarto.
In altri lavori in mostra la tensione che prende vita nei luoghi è quella tra il passato – più o meno reale – e il presente, che mentre da un lato porta le tracce della storia, dall’altro ne cancella o annulla in parte i significati. Così Rabat, legame o vincolo di Marta Vultaggio (Salemi, 1999) ricerca nella valle del Bélice le tracce del Giardino Mediterraneo, sorta di Eden comunitario che un tempo circondava le città della Sicilia e che oggi persiste e ritorna tra i riti religiosi e la frammentata privatizzazione del territorio. Elisa Liu (Venezia, 1999), rappresenta la Cina contemporanea sfruttando un immaginario personale a cavallo tra un passato mai direttamente vissuto e un presente che smantella le certezze delle tradizioni familiari e della vita comunitaria in 大家 [dàjia - “tutti” o “grande casa”].
Matteo Montorfano (Monza, 1999) rivolge la sua attenzione allo spirito di comunità e condivisione: per È Bello Fare Tardi osserva con curiosità una serie di feste a cui prende parte un gruppo di giovani con sindrome di Down, ponendo in primo piano il sentimento di libertà offerto dallo stare insieme. Stare insieme che, nella sua semplicità e forza, può essere solido fondamento di nuove (o rinnovate) costruzioni affettive, nate dal confronto e dall’ascolto: Lorenza Bassino (Torino, 1997) ce ne offre un esempio con Esplorazione n.1, lavoro a quattro mani con la madre, che trasforma l’esperienza familiare in pratica artistica, affermando la potenza sovversiva dell’intimità come spazio di ascolto e trasmissione.