Diana Serghiuta – L’inconscio in diretta

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MACHINA
Officine Varrone Piazza San Giorgio 2100 , Rieti, Italia
Date
Dal al
Vernissage
22/06/2013

ore 18

Artisti
Diana Serghiuta
Generi
arte contemporanea, personale
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Nel definire la sua arte, Diana Serghiuta la presenta come investigazione ed incarnazione delle proprie paure. A partire da questa affermazione, i lavori più inquietanti della mostra sono gli studi dedicati alla ‘sua’ gravidanza.

Comunicato stampa

Mostra dell’artista romena Diana Serghiuta: ‘L’inconscio in diretta’ alla Galleria ‘Machina’ di Rieti (inaugurazione 22 giugno 2013, ore 18.00)

Con altri giovani artisti romeni di oggi – alcuni di loro affermati a livello internazionale, come Adrian Ghenie, Mircea Cantor o Marius Bercea – Diana Serghiuta condivide una sorta di tentazione alla decomposizione del (auto)ritratto. Qui inizia e finisce, in realtà, il punto d’incontro dell'artista con i colleghi di generazione. Perchè se, facendo un esempio, Adrian Ghenie è oggi conosciuto per i suoi “ritratti puniti” raffigurando Ceauşescu, Stalin, Lenin o Mengele, Diana Serghiuta sembra orientata verso una direzione diversa.
Prima di tutto, se non fosse per i suoi temi forti, inconsueti, sempre al limite tra onirico, fantastico e mostruoso, con rimandi - a volte - quasi horror, i lavori della Serghiuta potrebbero servire, come tecnica di composizione, ad una (ri)affermazione del ritratto classico. L'inquietudine e la tensione nascono precisamente dalla non coincidenza fra la tecnica – da maestro classico – ed il tema raffigurato. Ansie di oggi rappresentate con i mezzi, i linguaggi, le convenzioni artistiche contemporanee? No, Diana Serghiuta va in senso contrario: è come se un pittore di vecchia scuola fiamminga fosse trapiantato nel XXI secolo.
Un'epidemia di metamorfosi – simile alla rinocerontite del famoso drammaturgo romeno Jonesco - colpisce gli autoritratti della Serghiuta. Se nel suo caso si tratta di decomposizione, è quella della dégringolade fisica di se stessa calata nei suoi personaggi in preda a malformazioni, contaminazioni, degradi o situazioni di evoluzione corporea anomala nella ‘loro’ incontenibile, essenziale nudità. Nel definire la sua arte, Diana Serghiuta la presenta come investigazione ed incarnazione delle proprie paure. A partire da questa affermazione, i lavori più inquietanti della mostra sono gli studi dedicati alla ‘sua’ gravidanza. Qui non è più un essere animale visibile – come un cigno o un coniglio – a scatenare il timore. È il corpo vero e proprio, la sua ‘maternità’ che incuba e nutre la paura: un corpo anche privo di viso come se fosse un’entità a sé stante, preso in possesso da un altro essere. Un corpo che cerca di proteggersi con due mani a sei dita (‘Autoritratto n. 4’). E’ questa, forse, una delle immagini che suscita più shock tra tutti i lavori esposti della Serghiuta. Maternità emergente, dominata da paure ancestrali; femminilità fragile, soggetta ad essere abitata da altri esseri. Tra questi due poli, femminile e materno, Diana Serghiuta trova lo scenario perfetto per dare consistenza visibile alle sue paure.