Costruito da dio
l’Antico Caffè San Marco ospita la presentazione del libro di Angelo Crespi, Costruito da dio. Perché le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali (Johan & Levi editore). Con Angelo Crespi e Michela Crevatin.
Comunicato stampa
Domenica 18 marzo alle ore 18.00 l'Antico Caffè San Marco ospita la presentazione del libro di Angelo Crespi, Costruito da dio. Perché le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali (Johan & Levi editore). Con Angelo Crespi e Michela Crevatin.
Il volume di Angelo Crespi affronta in modo divertente e divertito un tema della contemporaneità legato all'architettura e all'arte, e più latamente alla sociologia e alla religione. Se da un lato le chiese contemporanee, anche quelle progettate da celebri architetti, sono spesso un inno al brutto, spaesanti, prive di quella dimensione trascendente a cui la tradizione ci aveva abituati, dall'altro i musei, soprattutto i musei del contemporaneo, sono edifici magniloquenti che a livello simbolico hanno sostituito nelle città le antiche cattedrali.
Le chiese contemporanee assomigliano spesso a capannoni industriali, piscine, bar, autorimesse. Non hanno quasi mai la facciata, e i campanili sono un labile ricordo. All’interno sono spaesanti e asettiche come sale d’attesa e al posto della cupola c’è il soffitto che fa pensare non a Dio ma all’inquilino del piano di sopra. I rosoni sono sostituiti dai lucernai e le immagini sacre da anodine opere d’arte astratta che rimandano a una vaga spiritualità senza trascendenza; in omaggio al minimal, gli altari sembrano usciti da un catalogo Ikea. L’orrore dei nuovi edifici di culto è il pegno che la Chiesa paga alla contemporaneità: dopo il Concilio Vaticano II, essa ha dismesso le forme della tradizione preferendo le più ardite stravaganze architettoniche o, peggio, aderendo con giubilo alla burocrazia delle commissioni urbanistiche.
Eppure sorgono ovunque nuove, magniloquenti cattedrali: sono i musei, progettati da celebrate archistar, volani di turismo e di investimenti miliardari, luoghi destinati non più a conservare le memorie bensì a fungere da packaging lussuoso dell’arte contemporanea, essi stessi opere d’arte, icone, luoghi dove sperimentare la cultura che si fa religione. Frotte di fedeli partono in pellegrinaggio: come un tempo verso Chartres ora vanno al Guggenheim di Bilbao o alla Tate Modern di Londra per adorare gli idoli e le reliquie della contemporaneità.
Angelo Crespi da un lato passa in rassegna le brutte chiese mettendole in relazione con la disciplina della Conferenza episcopale italiana che offre agli architetti un comico manualetto frutto non della fede, ma di una sorta di moralismo pauperistico postconciliare; dall’altro lato, si scaglia contro i progetti dei musei decostruzionisti, enormi astronavi aliene in vetro, ferro e cemento, che determinano sempre più spesso il paesaggio delle città, divertimentifici e fabbriche di senso e di consenso.
«La domenica, al posto della messa, i cittadini illuminati di culturlandia si dedicano al brunch in un museo, al posto dell’ostia assaporano sottili strisce di bacon con le uova: la sensazione di appagamento è quasi identica perché, come succede per la liturgia, anche se non si comprende buona parte delle opere – alcune prodotte per disgustare – ci si trastulla nella convinzione di far parte di una comunità di intelligenti e democratici, così intelligenti e democratici da aver affidato all’artista l’omelia che ascolteremo sonnecchiando satolli, e non importa quanto il predicozzo sia critico verso la società e i valori da noi stessi rappresentati, fondamentale che sia un gioco a rischio zero».
Angelo Crespi (1968), giornalista, scrive di arte e cultura. Nel 2013 ha pubblicato per Johan & Levi Ars Attack. Il bluff del contemporaneo.