Chorus

Informazioni Evento

Luogo
MAC - MUSICA ARTE CULTURA
P.zza Tito Lucrezio Caro 1 , Milano, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni dalle 11 alle 19

Vernissage
27/11/2019

ore 18

Curatori
Valerio Dehò
Uffici stampa
IRMA BIANCHI
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Il M.A.C. Musica Arte e Cultura ospita la mostra “CHORUS”, curata da Valerio Dehò e organizzata da Ilaria Centola, che coinvolge dieci artisti, dieci solisti, che con i loro lavori danno vita a un dialogo e a un confronto attraverso tecniche e linguaggi diversi, pittura, scultura e installazione.

Comunicato stampa

Il M.A.C. Musica Arte e Cultura ospita la mostra “CHORUS”, curata da Valerio Dehò e organizzata da Ilaria Centola, che coinvolge dieci artisti, dieci solisti, che con i loro lavori danno vita a un dialogo e a un confronto attraverso tecniche e linguaggi diversi, pittura, scultura e installazione.

L’esposizione densa e articolata, della durata di una settimana, dal 27 novembre al 4 dicembre, punta all’incisività, intende lasciare un segno forte, scatenare suggestioni ed emozioni nel pubblico. Il M.A.C., luogo consacrato alla cultura, è un’istituzione aperta all’intersecarsi dei linguaggi e delle culture, perfettamente in linea con quelli che sono gli intenti di CHORUS.

Gli artisti coinvolti sono: Danilo Ambrosino, Adriano Cecco, Marzio Cialdi, Terenzio Eusebi, Giorgio Palù, Carlo Pasini, Flavio Pellegrini, Andrea Prandi, R.E.M.I.D.A., Francesco Silvestri.
I percorsi individuali di ciascun autore sono profondamente legati alla contemporaneità e riuniti in una mostra da considerarsi una grande “opera aperta”, come la definisce il curatore Valerio Dehò. L’esposizione, infatti, mette in evidenza la particolarità e la scelta di percorsi individuali, in cui la creatività e la volontà di fare arte restano alla base di un fenomeno che travalica i singoli e si trasmette alla società. Il coro si intende come un luogo in cui si “produce”, dedicato al mettersi insieme pur rimanendo distinti e autonomi, ognuno con la propria personalità ben delineata.
Fra i lavori esposti emerge una vena più intimistica, filosofica e riflessiva nelle opere di Terenzio Eusebi dove vengono trasferite con disegni e appunti, di grande e rara poeticità, esperienze negative della vita, quasi con l’intento di espiarle; per Andrea Prandi la complessa e intricata mente dell’uomo viene rappresentata dall’immagine del labirinto, resa in varie forme, o ancora, nelle sculture di Flavio Pellegrini l’analisi dell’identità e del succedersi degli stati d’animo, diviene un dialogo sul rapporto tra le forme e le emozioni, in cui l’astrazione è il risultato di un attenta costruzione di visioni multiple e interpretazioni non univoche.
Nelle tele di Adriano Cecco la realtà viene trasformata in forme astratte con un impianto cromatico minimale, semplificato ed alludono a un percorso individuale in cui la ricerca di una spiritualità si ritrova nella memoria. Forme e colore assumono importanza fondamentale anche nei lavori di Giorgio Palù che esprimono l’esigenza di riuscire a dare una forma emozionale alla materia e al rapporto tra la forma-colore e la forma-archetipo.
Una visione legata invece al meraviglioso e allo straordinario è presente nelle opere di Carlo Pasini al cui interno, l’artista, ha saputo creare delle sorprese, una sorta di opere-trappola che visivamente forniscono alcune informazioni smentite poi da un esame più ravvicinato. Il gruppo dei R.E.M.I.D.A. considera l’artista colui che può mutare gli oggetti della realtà in opera d’arte e di conseguenza trasformare qualsiasi cosa in oro. Così gli Homeless, volti straordinari e unici, forti della loro verità, raccolgono il superfluo delle vite degli altri e lo fanno diventare il proprio tesoro personale.
Elementi legati alla spiritualità e a un repertorio di simboli ritornano nelle sculture di Francesco Silvestri, l’uovo cosmico e il segno dell’infinito diventano metafora dell’ideale relazione fra micro-macro cosmo.
Maggiormente ispirati da temi che riguardano l’attualità sono Maurizio Cialdi e Danilo Ambrosino. Tutto il lavoro di Cialdi si articola in un rapporto continuo con il mondo circostante, le sue istanze e i suoi problemi; le forme chiuse, triangolari con gli angoli tondeggianti sono un elemento dell’allegoria che l’artista costruisce attorno al Global warming, al concreto pericolo di una distruzione del pianeta. La ricerca di Ambrosino, nei suoi lavori recenti, si concentra invece sul corpo ed in particolare quello dei migranti, corpi solidi, in pericolo, terrorizzati dall’idea della morte e da un futuro indefinito.

Accompagna la mostra un catalogo con testi critici di Valerio Dehò.