Carte contemporanee

Informazioni Evento

Luogo
FRAC - CONVENTO FRANCESCANO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Via Convento , Baronissi, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì - sabato ore 9.00/12.00 - lunedì e giovedì anche ore 16.00/19.00
sabato, domenica e festivi: previste aperture straordinarie

Vernissage
09/12/2011

ore 18.30

Generi
collettiva, disegno e grafica

La mostra “Carte contemporanee. Esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni Novanta”, è dedicata ed in omaggio allo scultore Ugo Marano scomparso di recente.

Comunicato stampa

Venerdì 9 dicembre alle ore 18,30 sarà inaugurata presso la sala delle conferenze del Museo-Frac di Baronissi la mostra “Carte contemporanee. Esperienze del disegno italiano dal 1943 agli anni Novanta”, dedicata ed in omaggio allo scultore Ugo Marano scomparso di recente.

È un tracciato espositivo che focalizza l’attenzione sulle esperienze degli ultimi cinquant’anni del secolo scorso, guardando al segno e alla sue molteplici declinazioni, ai linguaggi che hanno tracciato la storia di questi decenni così vitali della contemporaneità. La mostra propone un repertorio di opere di alta qualità, a volte anche di vere e proprie rarità, focalizzando inoltre un percorso che fa affiorare la vivacità di una cultura, quella artistica italiana del secondo Novecento, saldamente fondata sull’esercizio del disegno, inteso come esperienza viva ed autonoma della pratica creativa.

L’esposizione, coordinata da Massimo Bignardi direttore del Museo-Frac con i contributi di Marco Alfano, Giada Caliendo, Marcella Ferro, Ada Patrizia Fiorillo, Luca Mansueto, Federica Pace, Maria Letizia Paiato, Annamaria Restieri e Pasquale Ruocco, traccia una linea che, dal 1943 – anno dello sbarco a Salerno delle forze anglo-americane –, corre parallelo alla vita di Marano, dalla sua nascita al Duemila. In essa sono proposte opere di ottanta artisti di generazioni e ambiti artistici diversi tra loro, attraverso le quali è ricostruito, anche se per punti salienti, il dibattito in Italia dal realismo del secondo dopoguerra ai decenni improntata dalle poetiche che animano gli anni Ottanta e poi la fin de siècle. Una piccola sezione sarà dedicata all’artista scomparso, esponendo per la prima volta in pubblico un grandissimo disegno su tela, realizzato da Marano in occasione di una lezione tenuta, il 2 marzo 2004 presso la Certosa di Pontignano, sede della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Siena.

“È una mostra – scrive Giovanni Moscatiello sindaco di Baronissi nell’introduzione al catalogo – che risponde ad una duplice motivazione: da un lato un evento che si inscrive quale manifestazione di chiusura dei festeggiamenti dei 150 anni dell’unità nazionale, ponendo l’accento sugli ultimi cinque decenni così fortemente caratterizzati, dall’altro l’omaggio ad un grande poeta, ad un uomo eccezionale, ad un artista che ha aperto il nostro sguardo al futuro. È l’omaggio a Ugo Marano, un modo cioè per sentirlo parte viva ed attiva della nostra struttura museale, con la quale l’artista ha collaborato in più occasioni”.

“A Ugo – scrive Massimo Bignardi –, alla sua professione di instancabile disegnatore, dedichiamo questa mostra, nella convinzione di sentirlo presente con la straordinaria carica di umanità. Ugo Marano è stato interprete, per oltre quarant’anni, di una rigorosa ricerca attenta soprattutto a dar vita e futuro alla ceramica, dando corso ad un progetto di forme attraverso le quali sobillare, come affermava, la creazione di architetture del tempo, guardando oltre la soglia del presente. «Le idee nascono amando gli altri – annotava Marano nel 1984 –. Le idee nascono sul nascere. Le idee appartengono agli altri non esiste proprietà privata delle idee o meglio non dovrebbero esistere. Le idee vengono guardando le onde del mare. Non v’è onda ripetuta nella storia delle onde del mare. Il mare produce solo originali. Le idee sono come le onde del mare : si producono».[…]

L’impaginazione di questa mostra segue una enucleazione per nodi e cifre stilistiche che si articolano su un asse temporale. L’aspirazione è conservare ciascun foglio all’interno di un misurato schema che riprende, anche se per sintesi, i fili del serrato dibattito che ha cifrato a lungo le vicende dell’arte italiana del secondo Novecento, facendo emergere la qualità delle tecniche che assumono un preciso carattere soprattutto dalla metà degli anni Sessanta”. Si tratta di sperimentazioni su supporti diversi che prevedono l’immissione del frammento non più collage, l’uso delle immagini ricavate o ricalcate, riprese con la trielina, il ricorso ad impronte dirette lasciate dall’oggetto, oppure indirette, ricavate dall’azione dell’aerografo.

“È un percorso – continua Bignardi –, in sostanza, tra segni esili, a volte evanescenti, propri dello sguardo che si muove nella realtà delle cose, oppure geometrici, larghi e sommari, carichi di tratti esistenziali: segni che non seguono uno stile culturale, unicamente attestato sul valore evocativo della figura, tanto meno, per contrappasso, sulla geometria che ha cifrato i sentieri del nostro astrattismo, o sull’irruenza lirica della stagione informale. È una prospettiva che rinuncia, a priori, ad insistere sulla dialettica contrapposizione tra figurazione e astrazione, allargando l’orizzonte di lettura fino ad includere anche esperienze recenti e poco note al grande pubblico, nel tentativo di tessere una molteplicità di declinazioni linguistiche sparse lungo la penisola.”

L’esposizione è stata resa possibile grazie alla collaborazione con: Università degli Studi di Siena, Scuola di Specializzazione in Beni Storici Artistici; Associazione “Il museo e la città”, Potenza; Galleria Art’s Events, Torrecuso; Associazione culturale “Yoruba”, Ferrara; Associazione culturale “Contemporanea Progetti”, Siena; Archivio del Viaggio Contemporaneo, Ravello.

La mostra, allestita nei due livelli del complesse museale, è suddivisa in quattro sezioni così ordinate:

La linea della figura: dagli ultimi ‘inchiostri’ di Novecento al realismo, alla Nuova figurazione: Antonio Donghi, Enrico Paulucci,Orfeo Tamburi, Alberto Ziveri, Mario Carotenuto, Giuseppe Zigaina, Guido Gambone, Titina Maselli, Sergio Vacchi, Tono Zancanaro, Concetto Pozzati, Emilio Tadini, Giosetta Fioroni, Luigi Guerricchio, Errico Ruotolo, Virginio Quarta.

Segni della scultura: Antonio Venditti, Giuseppe Spagnulo, Carlo Lorenzetti, Giuseppe Uncini, Mauro Staccioli, Gerardo Di Fiore, Ugo Marano, Mimmo Paladino, Luigi Mainolfi, Nicola Salvatore, Nunzio, Iavolella, Enzo Navarra, Angelo Casciello, Luigi Vollaro, Michele Peri, Ermelindo Faralli, Eduard Habicher, Franco Fienga.

Tra l’inquietudine informale, il rigore astratto e le nuove poetiche degli anni Settanta: Lucio Fontana, Renato Barisan, Sergio Dangelo, Mario Colucci, Mario Persico, Emilio Scanavino, Oscar Staccioli, Pirro Cuniberti, Atanasio Soldati, Mario Radice, Carla Accardi, Mauro Reggiani, Elio Marchigiani, Giorgio Griffa, Rodolfo Aricò, Carmine Piro, Pietro Lista, Antonio Davide, Giuseppe Rescigno.

Dagli anni Ottanta verso la fin de siècle: Nicola De Maria, Sandro Chia, Giorgio Cattani, Sergio Vecchio, Angelomichele Risi, Bruno Ceccobelli, Cesare Berlingeri, Sergio Ragalzi, Arturo Pagano, Omar Galliani, Stefano Di Stasio, Arcangelo, Enzo Esposito, Franco Marrocco, Teo De Palma, Nino Tricarico, Carlo Catuogno, Luigi Pagano, Ruggero Maggi, Marco Pellizzola, Giovanni Tesauro.

Accompagna la mostra un catalogo pubblicato dalle edizioni Gutenberg con testi di Massimo Bignardi e Marco Alfano, Giada Caliendo, Marcella Ferro, Ada Patrizia Fiorillo, Luca Mansueto, Federica Pace, Letizia Paiato, Annamaria Restieri e Pasquale Ruocco con un ampio corredo illustrativo a colori e in bianco e nero.