Canapa Nera
Un’installazione che fa leva sul cuore, ma anche sulla responsabilità collettiva di ognuno. Un algido muro bifronte si innalza nel Salone d’Onore della Rocca di Spoleto per raccontare in un mix alchemico la storia di un popolo coraggioso, quello della Valnerina. Da un lato c’è il grigio, memoria della pietra urbana della Basilica di San Benedetto a Norcia, dall’altro i colori esplosivi della fiorita di Pian Grande di Castelluccio.
Comunicato stampa
Un’installazione che fa leva sul cuore, ma anche sulla responsabilità collettiva di ognuno. Un algido muro bifronte si innalza nel Salone d’Onore della Rocca di Spoleto per raccontare in un mix alchemico la storia di un popolo coraggioso, quello della Valnerina. Da un lato c’è il grigio, memoria della pietra urbana della Basilica di San Benedetto a Norcia, dall’altro i colori esplosivi della fiorita di Pian Grande di Castelluccio.
COMUNICATO STAMPA
Da Milano a Spoleto. Si chiama “Canapa Nera. Guardavo le macerie e immaginavo il futuro” l’installazione che dal 12 maggio al 15 luglio 2018 sarà ospitata nel Salone d’Onore della Rocca Albornoz – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto. L’opera è realizzata dalla Regione Umbria con il coordinamento, concept e progetto dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia insieme all’atelier milanese dell’artista Daniela Gerini. Il supporto tecnico è del Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco. L’installazione alla Rocca di Spoleto è realizzata in collaborazione con il Polo Museale dell’Umbria e il Comune di Spoleto; l’organizzazione è a cura di Sistema Museo.
L’inaugurazione si terrà venerdì 11 maggio alle ore 18.30 presso la Sala Eugenio IV.
“Canapa Nera” è un progetto di valorizzazione del territorio umbro, in particolare della Valnerina: l’installazione è realizzata con i frammenti recuperati dal sisma del 2016 ed è stata recentemente esposta in occasione del Fuorisalone, nell’ambito di Interni House in Motion nel chiostro centrale dell’Università degli Studi di Milano. Un algido muro bifronte si innalza nel Salone d’Onore della Rocca per raccontare in un mix alchemico la storia di un popolo coraggioso la cui economia è pronta al rilancio. C’è il grigio, memoria della pietra urbana della Basilica di San Benedetto a Norcia, e poi ci sono i colori esplosivi della fiorita di Pian Grande di Castelluccio. Due lati di una stessa opera legati da un sottile ed emozionante filo comune. Un’installazione che viene dalla ricerca non solo scientifica, ma anche artistica. Nell’arte giapponese del kintsugi i frammenti di ceramiche rotte vengono ricomposti mediante l’inserto di un materiale prezioso, quale la polvere d’oro o d’argento. Una pratica che ci suggerisce che la rottura di un oggetto non ne rappresenta più la fine. Davanti ad eventi traumatici si deve cercare il modo di far fronte in maniera positiva, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose, di valorizzarle, esibirle e convincersi che sono proprio queste che rendono ogni persona unica, preziosa. È questa l'essenza del concetto di resilienza, inglobata nell'installazione Canapa Nera, composta dai ricordi di cui sono pregne le macerie dei muri in rovina e dalle speranze che vibrano nelle fibre della canapa del Fiume Nera.
Il concept e progetto dell’allestimento è a cura di Paolo Belardi direttore dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, Paul H. Robb e Matteo Scoccia. Il concept e realizzazione delle opere d'arte su tela di canapa sono a cura dello Studio Daniela Gerini di Milano.
L’installazione è visitabile negli orari di apertura della Rocca ed è compresa nel biglietto d’ingresso.
Il concept
Canapa Nera è la crasi perfetta tra il fiume Nera e la resistente fibra, la cui lavorazione fa parte dei ¬¬saperi del territorio umbro. In particolare, la dorsale appenninica che attraversa il territorio è da sempre una realtà italiana tra le più dedite alla coltura della pianta. Non a caso proprio qui ha sede il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco che, oltre ad una vasta documentazione storica sul suo utilizzo, ospita un centro produttivo dove viene materialmente lavorata la canapa per dare vita a prototipi innovativi e sperimentali. Con le materie prime della canapa si possono produrre, in modo pulito ed economicamente conveniente, tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili ed anche un olio alimentare di altissime qualità. Oggi, ad esempio, si fa largo impiego della canapa nella costruzione di case nell’ambito dell’architettura ecosostenibile. Non solo una riedificazione di case e chiese, ma anche la riaffermazione della fiducia nelle persone. Abitare non è solo un atto materiale (“house in motion”), ma è anche un atto immateriale (“house in emotion”). Allo stesso modo, il compito della ricostruzione non è solo quello di restituire una casa, ma è anche quello di custodire un’identità. Traghettando i ricordi e le speranze oltre l’emergenza.