Buildingbox – Virginia Zanetti

Informazioni Evento

Luogo
BUILDING
via Monte di Pietà, 23, 20121 , Milano, Italia
Date
Dal al
Vernissage
04/07/2023
Artisti
Virginia Zanetti
Curatori
Giulia Bortoluzzi
Uffici stampa
DDL STUDIO
Generi
arte contemporanea, personale
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BUILDINGBOX presenta Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi, che coinvolge dodici artisti contemporanei italiani invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si alterneranno nel corso dell’anno 2023, scanditi dal calendario lunare.

Comunicato stampa

Per progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Virginia Zanetti presenta l’opera δύτης / Tuffatore, esplicito rimando all’affresco sulla lastra di copertura della Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia, rinvenuta in una piccola necropoli vicino a Paestum. Raro esempio di pittura greca, nel dipinto l’acqua rappresenta l’elemento simbolico capace di collegare il mondo terreno a quello ultraterreno.

In tutte le culture, l’acqua è fonte e origine della vita umana. Fondamentale per l’uomo, non solo per le sue funzioni puramente pratiche, è al centro di culti e mitologie, che legano il mondo del sacro al profano. Non solo, in accezione simbolica, l’acqua svela la sua natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. L’opera di Zanetti richiama idealmente la possibilità di collegare questi due mondi: realizzata in vetro e incastonata all’interno dello spazio, ha la forma e le dimensioni di un trampolino per tuffatori olimpionici. Privato della sua funzione di slancio dal materiale fragile che lo compone – opposto a quello resiliente ed elastico che lo contraddistingue normalmente – e decontestualizzato, il “trampolino” diventa attivatore di significati simbolici, leggeri e profondi, ironici e drammatici allo stesso tempo. Il titolo δύτης / Tuffatore, inciso in greco sul trampolino (nella pronuncia greca è una parola quasi onomatopeica, “diùtees” suona prima come l’impatto secco del tuffo e poi come la lunga scia di frescura dell’immersione sott’acqua) evoca una presenza umana potenziale, invita a immaginarsi nella posizione di chi si colloca sulla pedana prima di tuffarsi, e metaforicamente a immedesimarsi nell’atto di compiere un’azione capace di cambiare il proprio destino. Il trampolino, infatti, evoca l’illusione di volare solo per pochi secondi prima di cadere e quella libertà di scelta tra il movimento verso gli abissi della profondità e delle altezze.
Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982), Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).

 

Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento.

 

L’origine dell’acqua sul nostro Pianeta non ha ancora trovato una spiegazione scientifica certa; generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa. Il suo è un tempo lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge e che possiamo solo provare a immaginare, ad esempio osservando le immagini che la natura ha conservato attraverso milioni di anni, come nel caso dei fossili all’interno delle Argille azzurre, oggetto d’indagine nell’intervento di Barbara De Ponti (Milano, 1975) che apre il ciclo espositivo nel mese di gennaio con Clay Time Code. Per aiutarci a immaginare questo tempo antico della Terra e l’origine dei composti nei loro processi di formazione e mutamento, possiamo scavare nei luoghi della biologia, della micologia e dell’entomologia osservando i fenomeni della vita che governano gli esseri viventi. Lo studio degli organismi e il tentativo di coglierne le forme nei processi di trasformazione è al centro della pratica di Fabio Marullo (Catania, 1973) che presenta Nebula e Ciò che di misterioso è palpabile nel mese di febbraio. La natura delle specie sulla Terra non è però da darsi per scontata, come nel caso di piccoli animali a forma di sacca che vivono in colonie molto grandi e che, fissando il calcare dell’acqua, costruiscono uno scheletro minerale collettivo che si ramifica: i coralli, rosso vivo. Con living coral garden project, Michele Guido (Lecce, 1976) nel mese di marzo si concentra sul fenomeno di sbiancamento globale di questi organismi che rischiano di scomparire a causa delle emissioni di CO2 che dall’aria si riversano negli oceani alterandone il ph. L’attualità interessa anche l’intervento di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), che nel mese di aprile riflette sulle più recenti evoluzioni politico-commerciali innescate dai cambiamenti climatici, nello specifico sulla nuova rotta commerciale che si sta delineando in Artico con lo scioglimento dei ghiacciai e che connette Europa, Russia e Cina, la Polar Silk Road, o “via polare della seta”. Sebbene la ricerca in superficie dei nuovi flussi di spostamento sia oggetto di vigile esplorazione, è invece convinzione che l’uomo sia riuscito a esplorare solo il 5% del fondo oceanico e che il restante 95% resti ancora un mistero. Il progetto Drowning Light che Silvia Mariotti (Fano, 1980) presenta nel mese di maggio nasce proprio da suggestioni legate all’ignoto e che nella sua ricerca fotografica si manifestano nel processo di trasformazione e nel passaggio da un’immagine latente a quella definitiva. Quest’idea di metamorfosi caratterizza anche nel mese di giugno l’installazione di Gaspare (Terlizzi, 1983), che nel suo caso si manifesta, con Corpus Vitrearum, nel ciclo di cambiamento di stato tra gli elementi. È la materia che parla nel suo distruggersi e rigenerarsi, secondo quell’antico pensiero che risale a Eraclito e che riteneva il fuoco come l’agente trasformatore primordiale dal quale si genera l’acqua e, che a sua volta fa nascere la terra e che nuovamente, in un ciclo eterno, si trasforma in fuoco.

In tutte le culture l'acqua svela la sua natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. Questa ambivalenza ispira simbolicamente l’opera di Virginia Zanetti (Fiesole, 1981), δύτης / Tuffatore (2023); un trampolino olimpionico realizzato in vetro e incastonato all'interno dello spazio nel mese di luglio. Esplicito rimando all'affresco della Tomba del Tuffatore rinvenuta vicino a Paestum, l’opera invita a immedesimarsi nell'atto potenziale di elevazione verso futuri virtuali e, allo stesso tempo, di caduta verso gli abissi. La presenza dell’acqua come ambiente primigenio di accoglienza per l’essere umano si manifesta anche nella sua identità sonora, ovvero l’essere un rumore bianco. Proprio questo particolare suono caratterizza l’intervento di Michele Spanghero (Gorizia, 1979), il quale conduce una ricerca formale sulla visualizzazione del rumore. Realizzata con tubi industriali curvi imbullonati, la scultura Stream (2012-2023), presentata ad agosto, emette dal suo interno una registrazione audio di un liquido che scorre, che potrà essere ascoltata dal visitatore attraverso un file audio accessibile online attraverso un QR code. La forma dell’acqua è un tema che interessa anche la ricerca di Fabio Roncato (Rimini, 1982), che nel mese di settembre presenta due sculture nate dallo studio dei fiumi. Momentum (2022) sono, infatti, un gruppo di opere che l’artista realizza a partire dal contatto fra due elementi liquidi, la cera fusa e le correnti d’acqua di un fiume. Una volta data forma all’incontro di queste due sostanze, avviene la fusione in alluminio che conferisce un’aura di eternità al "momento" che altrimenti in natura resterebbe indeterminato."

 

L'ARTISTA

Virginia Zanetti (Fiesole, 1981) è artista e professoressa di anatomia artistica e video installazione presso le Accademie di Belle Arti di Firenze e Catania. È laureata in Pittura con lode all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ed è specializzata in didattica dell’arte.

Nella sua ricerca, l’Altro, in opposizione al Sé, costituisce il punto di partenza per esplorare idee di separazione e disarmonia, con lo scopo di consentire il riconoscimento del legame con la comunità d’appartenenza e l’ambiente circostante. Azione e performance sono una parte fondamentale della pratica di Zanetti, con la quale cerca di far emergere l’essenza della comunità e l’”essenziale” dell’umano, adottando il potenziale critico della crisi, come stimolo per un continuo ripensamento della realtà. Ogni sua azione è indirizzata a far emergere un rinnovato senso dell’esistere e una rinnovata conoscenza affettiva, attraverso dinamiche relazionali e codici condivisi, per tentare di far divenire l’opera d’arte parte integrante dell’ambiente e della comunità per la quale è concepita.

Il lavoro di Zanetti e suoi scritti sono presenti in pubblicazioni come A Cielo Aperto a cura di Bianco Valente e Pasquale Campanella, postmediabooks, 2016, e Breve storia della curatela di Hans Ulrich Obrist, postmediabooks, 2008, oltre a riviste di settore come Artribune, Espoarte, Exibart, Flash Art o quotidiani come La Lettura del Corriere della Sera o La Repubblica.

Zanetti è cofondatrice di Estuario project space a Prato e di Laboratorio del Futuro, piattaforma di discussione in cui intellettuali appartenenti a varie aree culturali si incontrano e dibattono insieme ai cittadini i temi principali del proprio tempo.

Lavora sia in luoghi non convenzionali sia in istituzioni italiane ed estere per la cultura e l’arte contemporanea come il MAN di Nuoro, il CCC Strozzina di Firenze, il CAC Pecci di Prato, il Mac di Lissone, la Kunsthalle di Berna (CH), l’Istituto di cultura italiano di New Delhi (IND) e di Zurigo (CH).

Ha vinto premi come il Premio Movin’up 2015 del MIBACT e il Concorso internazionale per artisti per la realizzazione di opere d’arte permanenti per Palazzo di Giustizia di Firenze nel 2017, il Primo Premio Maccaferri per la fotografia, Arte Fiera, Smartup Optima 2019, Napoli e Level 0, ArtVerona 2020 e 2021.

Le sue opere sono in collezioni pubbliche come Museo MADRE di Napoli, Museo MAMBO di Bologna e Museo MAN di Nuoro.