Bogdan Koshevoy – Secret Meeting

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO BISACCIONI
Piazza Colocci 4 , Jesi, Italia
Date
Dal al
Vernissage
28/04/2023
Artisti
Bogdan Koshevoy
Generi
arte contemporanea, personale
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Prima personale dell’artista Bogdan Koshevoy con la mostra “Secret meeting”. Un ricco percorso espositivo presso le Sale Museali di Palazzo Bisaccioni che avrà per protagoniste assolute le sue opere pittoriche.

Comunicato stampa

Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, dal 28 aprile al 16 luglio 2023, ospita in esclusiva la prima personale dell’artista Bogdan Koshevoy con la mostra “Secret meeting”. Un ricco percorso espositivo presso le Sale Museali di Palazzo Bisaccioni che avrà per protagoniste assolute le sue opere pittoriche.

La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, nasce in occasione della I Edizione del Premio “Utopie di Bellezza”, in ricordo di Giuliano De Minicis, nato per stimolare la riflessione sull'arte e valorizzare il talento dei giovani.

La prima edizione del premio è stata dedicata alla pittura e ha visto la partecipazione al bando di numerosi giovani artisti provenienti da tutta Italia e non solo.

La giuria, composta dal presidente Luca Bertolo – artista e docente all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, Paola Capata – fondatrice e direttrice della galleria d’arte contemporanea Monitor, Luca Cesari – direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Rossella Ghezzi – direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, e Massimiliano Tonelli – direttore di Artribune, ha giudicato come artista vincitore Bogdan Koshevoy, con la sua opera “Zvëzdnyj”.

L’arte di Bogdan Koshevoy ci porta in ricordi intimi di un immaginario personale. I suoi dipinti sembrano oscillare tra epoche distanti. Spazi preistorici apparentemente apocalittici vengono accostati a riferimenti storici lontani. Ricorrenti nelle sue opere sono una serie di architetture malinconiche che dominano silenziosamente lo sfondo. Queste ultime, realmente esistite ed erette in epoche diverse, sono oggi edifici abbandonati e in pieno stato di decadenza.

E’ tramite la pittura che questi complessi vengono riportati dall’artista al loro originario splendore, per poi essere decontestualizzati e inseriti in paesaggi di natura incontaminata e selvaggia.

Il risultato è un mondo parallelo in cui si sommano diverse memorie: un esercizio di stratificazione e ricomposizione della storia del suo Paese e del suo passato personale.

In questo scenario atemporale, importanti sono i soggetti che vi inserisce. Dinosauri, oggetti contemporanei, personaggi punk che svolgono attività improbabili sembrano intrappolati in queste tele che aleggiano tra mondo onirico e naturale.

Le figure umane ci intrattengono in azioni apparentemente ricreative: giocano, posano, corrono, a volte danzano, altre volte si muovono in maniera del tutto enigmatica. Nei loro gesti permane un senso di ambiguità e segretezza.

A rendere ogni scenario così estraniante non è solo la composizione degli spazi, o lo studio stesso dei soggetti: altrettanto importante per l’artista infatti è la ricerca cromatica.

Attraverso l’utilizzo di colori artificiali e acidi, egli genera paesaggi allucinati carichi di grande emotività. L’osservatore viene trasportato in ricordi onirici attraverso colori e sfumature apparentemente contrastanti, eppure in totale equilibrio e armonia.

La mostra “Secret meeting” è il risultato di un ciclo di opere chiave selezionate attentamente. Ogni lavoro è in qualche modo legato - come dice il titolo stesso - da una serie di “incontri segreti” che accadono nella mente dell’artista, dove i personaggi interagiscono tra loro all’interno.

Se lo sfondo viene percepito sempre come profondo e lontano, i soggetti che si trovano in esso appaiono in armonia tra di loro, vicini, legati da un rapporto ed un’intesa che l’osservatore può solamente ipotizzare.

E’ così che Bogdan ci accompagna in ricordi intimi e incontri segreti, dove la pittura diventa un mezzo per dialogare con se stesso e con il mondo circostante.

Un tentativo di salvare il passato senza necessariamente ripudiarlo, ma conservandolo prudentemente ai margini della tela.

Perché, in fin dei conti, il passato non va cancellato, ma preservato con cura in un angolo del nostro mondo più intrinseco.