Attenzione! quell’Arte che Viene che Va dalla Fotografia

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO LA CITTA'
Lungadige Galtarossa 21, Verona, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì 14 - 18 da martedì a venerdì 9 - 13 e 14 – 18
sabato 9 - 13 (su prenotazione entro il giovedì della stessa settimana)

Vernissage
29/03/2025

ore 11

Curatori
Giacinto Di Pietrantonio
Generi
arte contemporanea, collettiva

A cura di Giacinto Di Pietrantonio la mostra affronta il tema cruciale dell’iper affollamento delle immagini, così protese e determinate nella volontà di comunicare che alla fine ci sommergono e non comunicano nulla.

Comunicato stampa

Sabato 29 marzo 2025 alle ore 11 Studio la Città inaugura a Verona la mostra ATTENZIONE!
quell'Arte che Viene che Va dalla fotografia. Nando Crippa, Loredana Di Lillo, Marco Palmieri,
Giuseppe Stampone, Vedovamazzei.
A cura di Giacinto Di Pietrantonio la mostra affronta il tema cruciale dell’iper affollamento delle immagini, così protese e determinate nella volontà di comunicare che alla fine ci sommergono e non comunicano nulla.

Così spiega il curatore nel suo testo introduttivo alla mostra:
“(…) le immagini sono sempre più forme di scorrimento che discorsive verso le quali si manifesta un grado di attenzione inversamente proporzionale alla loro quantità. È stato per questo riscontrato un deficit d’attenzione sia verso la loro comprensione sia nei confronti della scrittura. Una tecnica quest’ultima che le nuove generazioni maneggiano sempre meno in favore della veicolazione di messaggi attraverso le immagini”.
Per gli artisti è evidentemente un tema vitale e a tale proposito così scrive Di Pietrantonio: “sempre attenti ai mutamenti e in prima linea, sono chiamati a interpretare questo grande cambiamento. A fornirci, attraverso le loro opere, gli strumenti critici per interpretare questa realtà aumentata. Per questo ho voluto chiamare la mostra: ATTENZIONE! Quell’arte che Viene che Va dalla fotografia, dando alla fotografia un significato molto ampio relativo al profluvio di immagini da cui siamo sommersi”.
La mostra dunque è stata pensata con le opere di un gruppo di autori che da tempo concepiscono un’arte che attinge e restituisce alla fotografia stessa.
Nando Crippa, Loredana Di Lillo, Marco Palmieri, Giuseppe Stampone, Vedovamazzei, sono i cinque gli artisti che affrontano la sfida di ATTENZIONE!

Il percorso espositivo si apre con le sculture di Nando Crippa: sono piccole terracotte a tutto tondo, bassorilievi dipinti e piccole pitture. Alcune sono frutto della sua immaginazione e talvolta immedesimano l’artista stesso. Altre, sono ispirate ad immagini pubblicitarie e sono come sospese in uno spazio senza tempo dove i protagonisti sono per lo più personaggi anonimi, in situazioni ordinarie del quotidiano. L’ironia si combina con la solitudine, l’attesa con la metafisica, ma non manca anche l’idea del gioco della situazione non convenzionale, il tutto nel gesto attento di Crippa che lavora sul dettaglio con maniacale cura.
Il percorso espositivo prosegue nella grande sala dove ci accolgono gli Horizons in bianco e nero di Marco Palmieri: si tratta di disegno? acquerello? o fotografia che rimanda alla pittura? In realtà, scrive il Di Pietrantonio, “la sua pratica artistica abbraccia pittura, fotografia, design e architettura, esplorando temi legati all'eredità classica del modernismo metafisico sia come simulazione di spazi che di cromie e tali sono i piccoli acquerelli Omaggi intitolati alternativamente non a caso a Carrà, a de Chirico, a Sironi, a Morandi”. Palmieri presenta in mostra tre cicli di opere Paradigmi, Horizon e Omaggi: nella variazione dei soggetti la sua pratica prevede sempre e comunque la costruzione di un set di posa che gli permette di fotografarli. L’attenzione qui è richiesta!

Nella stessa sala sono disposte in rigorosa sequenza orizzontate le opere “astratte” di Loredana di Lillo appartenenti al ciclo Life in War Color Palette. Alla base della sua ricerca concettuale c’è la riflessione sulla società moderna che prende avvio da un’analisi delle contraddizioni di vizi e virtù, dalla storia e dall’identità. La pratica artistica dedicata al gruppo di opere presenti in mostra prevede una tavola dipinta con palette di colori tratti dalla fotografia in prima pagina del giornale collocata sul giornale stesso. Quelle fino al 2023 sono prevalentemente relative alla guerra in Ucraina e di conseguenza la tavola cromatica si rifà al grigio, verde scuro, nero (i colori della guerra) e i titoli delle opere riprendono quelli del giornale: The New York Times, The Financial Times, International New York Times, Corriere della Sera, Il Manifesto.

Le opere di Giuseppe Stampone (1974) “sono un altro esempio di questo andare e venire dalla fotografia” chiarisce Di Pietrantonio. Di fronte alle sue iconiche e inconfondibili opere realizzate a penna Bic non si penserebbe alla fotografia, ma in realtà anche molte di esse sono ispirate o catturate da immagini che si trovano nel web. La grande abilità tecnica di Stampone nel padroneggiare il disegno con la Bic nel colore “blu Stampone” creato appositamente per lui dalla celebre azienda, è comunque tale da offrire una resa fotografica.
Il suo non è tuttavia un lavoro da copista, anzi. Nel lungo percorso di elaborazione artistica si insinuano, con chiaro peso ontologico, pensieri, temi, meditazioni che affrontano questioni importanti.

È il caso dell’opera Europa versus Europa import export una sorta di aggiornamento della Zattera della Medusa (1818-19) di Gericault, dove si affronta il tema dei migranti. Le sue opere sono frutto di 30, 50 velature e il lungo tempo impiegato nella realizzazione dell’opera è un tempo che traduce il pensiero in tratto.
“Ma se da un lato la sua è una pittura che sfida la fotografia, dall’altra vi sono anche opere in cui la fotografia è presente realmente come materiale di base reale - precisa il Curatore: è il caso dell’opera collage dal titolo Apparizione Maria Crispal a Scanno, 2024. Si tratta di un’opera di otto tavole ispirata in parte alle foto dedicate a Scanno nel dopoguerra da noti fotografi come Cartier Bresson, Mario Giacomelli, Nino Migliori, Gianni Berengo Gardin, … È un lavoro con cui Stampone rivolge il suo interesse al piccolo paese abruzzese. Da tale ispirazione egli crea una serie collage fatti di foto su cui poi interviene, disegnando ombre e architetture ispessite, plastiche, o scritte come IL FUTURO È SEMPRE POLITICO, e dove vi è anche la silhouette ieratica dell’artista Maria Crispal a cui ha chiesto di produrre una serie di performance”.

Un altro punto di vista che non ha nulla di fotografico - nella poliedrica mostra ATTENZIONE! - è quello di Vedovamazzei. Un duo artistico che nasce nel 1990 dall’unione di Simeone Crispino (1962) e Stella Scala (1964). Il nome, Vedovamazzei, trae la sua origine da una targa, scoperta per caso, affissa a una porta tra i rioni partenopei della loro città natale e che letteralmente significa la “Vedova Mazzei”. Mantenuto in un’unica parola, indistinta, il duo lancia un segnale di inclusività e fusione di due personalità in un linguaggio unico. La loro pratica artistica si muove all’interno di una prospicua varietà di media, frutto di una continua sperimentazione.
In mostra sono presenti quadri che si rifanno a celebri opere pittoriche del passato e da altri quadri provenienti dalla loro rappresentazione fotografica in cataloghi, cartoline, ecc.
Vedovamazzei procedono mostrando le fotografie di opere famose a bambine e bambini dai 6 ai 12 anni a cui viene chiesto di riprodurle a memoria su un piccolo foglio. Il risultato di questo disegno viene poi “ricopiato” da Vedovamazzei su grandi tele o in sculture e non ha nulla di fotografico.

In altri casi come nell’opera su tela Tribute sono riprodotti serie di mazzi di fiori capovolti sottratti agli omaggi di celebri persone decedute come Lady Diana, Michael Jackson, oppure come Love and theft,, che riprendono paesaggi con le case di noti dittatori da Komeini a Saddam. Si tratta per lo più di immagini mutuate dalla televisione, dai giornali, dal Web e riportate su tela.
Il curatore della mostra spiega che “l’opera che meglio illustra il percorso di questa particolare pratica artistica è Early works (Betty from Richter), in quanto rilettura di una delle più note opere di Gerhard Richter, Betty, 1988, autore che notoriamente da sempre produce una pittura che passa attraverso la fotografia”.