Arturo Vermi – Dal segno alla felicità

Informazioni Evento

Luogo
ROCCA DI UMBERTIDE
Piazza Fortebraccio, 06019, Umbertide, Italia
Date
Dal al

Lunedì chiuso; Martedì 16,30 / 18,30; Mercoledì e Giovedì 10,30 / 12,30 - 16,30 / 17,30; Venerdì, Sabato e Domenica 10,30 / 12,30 - 16,30 / 18,30

Vernissage
05/08/2023

ore 17.30

Artisti
Arturo Vermi
Curatori
Simona Bartolena, Giorgio Bonomi
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra raccoglie più di 40 opere di Arturo Vermi – importante protagonista della scena artistica italiana della seconda metà del Novecento –, proponendo un percorso che racconta tutte le fasi della ricerca dell’artista.

Comunicato stampa

Smettiamo di sentirci colpevoli di essere felici, siamo colpevoli di non esserlo!

(Arturo Vermi)

La mostra raccoglie più di 40 opere di Arturo Vermi – importante protagonista della scena artistica italiana della seconda metà del Novecento –, proponendo un percorso che racconta tutte le fasi della ricerca dell’artista, dalle prime opere giovanili fino agli ultimi anni della sua produzione.

L’esposizione si avvale della partecipazione e collaborazione dell’Associazione e Archivio Arturo Vermi.

 

Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo 1928. Inizia a lavorare in Pirelli ma nel tempo libero si dedica alla pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi. Le sue prime opere sono influenzate dal linguaggio informale, allora molto praticato. Nel 1961 torna a Milano e fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e il poeta Lùcia il Gruppo del Cenobio. Risalgono a questo periodo i suoi primi Diari. La sua ricerca nel segno proseguirà poi con le Presenze e le Marine. Tra i protagonisti del vivacissimo clima culturale del quartiere di Brera, Vermi frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro luogo di riferimento delle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel 1967 l’amicizia con Lucio Fontana si consolida e Vermi approfondisce con lui quel concetto di spazio che sarà poi fondamentale nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale, in opere quali le Piattaforme e 100.000.000 di anni luce, quest’ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il 1975, definito da Vermi anno “Lilit”, è di fondamentale importanza per l’elaborazione della sua “proposta di felicità” espressa nel primo numero dell’“Azzurro”, rivista pensata per contenere solo buone notizie, che vedrà un secondo numero, distribuito alla Biennale di Venezia, nel 1978. Risale allo stesso periodo il “Manifesto del disimpegno”.

Nel 1980 progetta e incide le Sequoie, sorta di tavole dei comandamenti che, l’anno successivo, durante un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai. Negli anni successivi nascono i Colloqui e il ciclo Luna-Terra-Sole, che spingono l’artista a riavvicinarsi alla figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell’orologio una delle cause principali dei mali dell’umanità. Progetta quindi L’Annologio, un “misuratore di tempo più umano” che si basa sullo scorrere delle stagioni, ma propone anche riflessioni, ancora tristemente attuali e sensibilmente in anticipo sui propri tempi, sulle condizioni del nostro pianeta con opere e azioni quali Com’era bella la Terra.

Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988.

 

“Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro gesto, di Vermi si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna dell’oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi: tutti vivono nello spazio materialmente circoscritto ma concettualmente infinito della tela abitando l’unico posto che è loro destinato. È sorprendente la perfezione con cui l’artista sceglie la posizione in cui collocare la presenza segnica; in perfetto equilibrio, la composizione trova sempre la propria logica e la giusta armonia.

E poi c’è il tempo. Il tempo scandito dal gesto: un tempo non sempre regolare ma comunque inesorabile. C’è il ritmo del tempo, quello lento della meditazione e quello rapido e sincopato della vita quotidiana… Pare di udirne il rumore, un ticchettio perso tra il silenzio del cosmo e il rumore dei bicchieri di un’osteria di Brera.

Come icone contemporanee, le opere di Vermi suggeriscono letture spirituali e trascendenti, pur restando ben ancorate a terra. Il legame profondo con la Natura, con un universo sempre e comunque umano, rende i lavori dell’artista, anche i più essenziali e concettuali, emotivamente coinvolgenti. Ogni segno tracciato da Vermi è generato da una straordinaria capacità di restare leggeri, di voler e saper essere felici. Una felicità che non è mai egoismo, ma che, al contrario, generosamente si spende per gli altri e li contagia, insegnando loro a volare sopra alle contingenze. E proprio la felicità diventa, negli anni settanta, il tema d’elezione della ricerca dell’artista (e il vero fine della sua esistenza)”.

(dal testo in Catalogo di Simona Bartolena)

 

 

 

Organizzazione: Assessorato alla Cultura del Comune di Umbertide /.Archivio Arturo Vermi / Leogalleries / Ponte43

 

Progettazione e realizzazione percorso mostra e allestimento: Ponte43/Armando Fettolini

 

 

Il catalogo con le opere ambientate nei locali della Rocca è in corso di stampa