Antonio Bernardini – La scoperta di un artista
A 35 anni dalla sua scomparsa, l’esposizione riporta alla luce l’opera pittorica di Bernardini e i suoi inediti diari personali, offrendo al pubblico una visione autentica e profonda del proprio rapporto con l’arte ed il suo tempo con l’obiettivo di restituire opportuno riconoscimento ad una delle personalità più significative del Novecento italiano.
Comunicato stampa
Dal 28 novembre al 12 dicembre 2025, presso Palazzo Mattei di Paganica a Roma, si terrà la mostra "Antonio Bernardini: la scoperta di un artista", curata da Francesco Picca, Direttore del Museo Civico di Barletta. A 35 anni dalla sua scomparsa, l’esposizione riporta alla luce l’opera pittorica di Bernardini e i suoi inediti diari personali, offrendo al pubblico una visione autentica e profonda del proprio rapporto con l'arte ed il suo tempo con l’obiettivo di restituire opportuno riconoscimento ad una delle personalità più significative del Novecento italiano.
La mostra, che include circa trenta opere tra dipinti a olio, disegni, grafiche, fotografie, lettere personali e manoscritti, ripercorre l'evoluzione artistica di Bernardini attraverso un percorso cronologico. Si parte dalle prime opere paesaggistiche degli anni Quaranta per arrivare alla produzione matura degli anni Cinquanta e Settanta, caratterizzata da un incontro tra realismo e simbolismo, con un'attenzione crescente agli aspetti onirici. Tra le opere di spicco, la serie delle "automobili" intreccia elementi di modernità e visioni quasi surreali. Il percorso si conclude con gli anni Ottanta, quando Bernardini abbraccia il simbolismo e l’informale, pur mantenendo una solida base figurativa.
Le opere si distinguono per la vibrante cromia e l'uso audace del colore, in particolare del blu che, in alcuni casi, sembra oltrepassare i limiti fisici della tela, instaurando un dialogo profondo con l'osservatore. La sua pittura non si limita a rappresentare la realtà, ma la trasforma, restituendo una riflessione intensa su paesaggi, persone e memorie.
Accanto alla sua carriera artistica, Bernardini è stato un pilastro della cultura locale grazie al suo ruolo di direttore del Museo Civico e Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta, incarico che ha ricoperto dal 1965. La sua gestione del Museo non è stata vista come una semplice carica pubblica, bensì come una missione professionale e civica. Con un grande senso di responsabilità verso il patrimonio culturale, è intervenuto attivamente per la risoluzione di problematiche legate al degrado del Museo stesso, denunciando pubblicamente l'indifferenza delle istituzioni locali. Il suo impegno nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio artistico è stato una costante della sua vita e un aspetto fondamentale del suo lavoro. Una figura per certi versi eroica e rivoluzionaria, insofferente per l’apatia culturale della sua città e, per questo, mosso da passione ancor più autentica nei confronti dell’arte.
Al centro del progetto espositivo, il documentario “Antonio Bernardini: Io Amo Vivere”, realizzato da Paola Bernardini, pronipote dell’artista e regista pluripremiata, e volto ad illustrare la vita di Antonio Bernardini, il suo ruolo di direttore e la sua carriera attraverso interviste a parenti, amici, figure politiche ed artisti.
Il documentario - di prossima candidatura a importanti festival internazionali, quali Cannes, Toronto e la Mostra del Cinema di Venezia - rappresenta la prima iniziativa di valorizzazione dell'eredità artistica e personale di Bernardini.
Sabato 24 gennaio 2026, il Palazzo San Domenico di Barletta ospiterà l'inaugurazione della seconda edizione della mostra, nella città che ha formato e accompagnato l'artista e la sua arte per tutta la vita.
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Antonio Bernardini nasce a Trinitapoli (Puglia) nel 1920 da una famiglia di origini toscane. Dopo aver conseguito il diploma di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si stabilisce a Barletta, dove diventa un protagonista della scena culturale locale. Oltre a essere un artista, Bernardini è stato docente di disegno e, dal 1965, direttore del Museo Civico e Pinacoteca “Giuseppe De Nittis”, dove svolge un ruolo fondamentale nella valorizzazione del patrimonio artistico della città.
Nonostante fosse una persona molto colta e sensibile, la sua vita fu essenzialmente solitaria e discreta. Amante degli animali e della natura, Bernardini trascorreva il suo tempo libero in lunghe passeggiate per le campagne, che spesso diventarono soggetti delle sue opere. Al momento della sua morte, avvenuta nel 1989, la sua casa conteneva una vasta raccolta di tele, disegni, incisioni e scritti, molti dei quali sono stati successivamente conservati dai suoi familiari.