Annalisa Pintucci – Mansuetudine
La sede milanese di FORMULES apre i propri spazi in via Eupili 4 per ospitare la mostra personale di Annalisa Pintucci, dal titolo “Mansuetudine”.
Comunicato stampa
La sede milanese di FORMULES apre i propri spazi in via Eupili 4 per ospitare la mostra personale di Annalisa Pintucci, dal titolo “Mansuetudine”.
“L’opera compositiva di Annalisa Pintucci riecheggia uno dei temi centrali della sua poetica: la sospensione del tempo, esemplata da un’arte diacronica e senza confini geografici, frutto della sua relazione ammirata con l’antico, con una classicità - non solo occidentale - fonte d’ispirazioni atemporali, dacché l’opera dell’artista barese rifugge qualunque ipotesi di datazione e georeferenziazione, essendo al tempo stesso antichissima e modernissima, occidentale e orientale, figurativa e astratta”, dichiara Guido Guerzoni che per l’occasione trasforma il suo studio di FORMULES in via Eupili 4 in un luogo di esposizione - con visite su appuntamento - per celebrare il talento e la singolarità dell’artista pugliese, di cui è da lungo tempo un entusiasta collezionista.
Per Guerzoni “la Pintucci ripone la cura di un miniatore o di un calligrafo nel voluto contrasto tra la scelta della tecnica e la gamma dei soggetti ritratti, che riporta all’attenzione di chi guarda uno degli altri enigmi cari all’artista, ovvero l’irriconoscibilità degli spazi stilistici, il camouflage delle coordinate di Greenwich: le sue cascate, le sue selve, le sue forre, le sue rocce e minerali potrebbero essere state pennellate da un primitivo italiano, da un fiammingo del primo Trecento, da un calligrafo giapponese kaiga del XVII secolo o da un artista cinese di epoca Song dedito alla pittura sfumata a inchiostro, la shui-mo cara ai letterati. Riecheggia ancora una volta il primitivismo più raffinato e concettuale, sia nella sua dimensione fisica, sia negli evidenti rimandi alle raffigurazioni dei soggetti, a ribadire che la pittura di Pintucci non é decorativa né casuale, ma è preziosa, perché risponde a una personale ma precisa simbologia che comunica messaggi chiarissimi e inequivocabili. L’artista usa il pennello come uno stilo, con uno stile pungente, ma senza la minima ingenuità: l’enfasi sulla selvaticità, sulla naturalezza, sulla sparizione è fondamentale per capire l’opera e la vita di Annalisa Pintucci, che sono fondate sulla discrezione, sulla fuga dagli sguardi vili, sulla sospensione>>.
Una parola chiave della sua ricerca è “mansuetudine”.
Da titolo alla mostra e per l’artista è il significante del suo lavoro: “Sono sempre stata attratta dalla pittura medievale, in particolare dalle icone cristiane dove sono rappresentati animali del sacrificio come pecore e agnelli di cui mi ha sempre colpito la mitezza e la tranquillità che trasmettono. La presenza di questi animali nelle mie opere ha un significato ben preciso, la mansuetudine. Io sono sempre alla ricerca della pacatezza e cerco di far trasparire questo equilibrio dall’immagine non inquietante. Quando dipingo una figura nella quale possa intravedersi dell’irrequietezza la rifaccio cercando di tradurre questo mio pensiero”.
Piani sovrapposti, carte da parati, fiori, animali, pietre preziose, soggetti e volti senza una prospettiva lineare. Annalisa Pintucci ci trasporta nel suo sorprendente racconto dove c’è spazio anche per l’ironia e la seduzione. Il suo è un lavoro costante, certosino. E’ la tensione quotidiana dell’artista, la sua fragilità e la sua forza in una totale sospensione del tempo. Il tempo eterno della pittura.
Annalisa Pintucci, Bari 1961, ha un curriculum espositivo molto articolato che parte dalla Puglia e si estende a livello internazionale. A lungo legata alla Galleria Marilena Bonomo ha esposto in collettive e personali in spazi pubblici e privati. Tra i critici d’arte che si sono occupati del suo lavoro si segnalano Achille Bonito Oliva, Pietro Marino, Lorenzo Madaro.