Andrea Boldrini – Coordinate celesti

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZINA AZZURRA
Viale Bruno Buozzi 14, San Benedetto del Tronto, Italia
Date
Dal al
Vernissage
07/12/2013

ore 18

Artisti
Andrea Boldrini
Curatori
Francesca Pietracci
Generi
arte contemporanea, personale
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Con un titolo fortemente evocativo, e nello stesso tempo scientifico, Andrea Boldrini presenta una nuova serie di lavori dedicati al rapporto tra cielo e terra, tra paesaggio e costellazioni, tra filosofia e teologia.

Comunicato stampa

Andrea Boldrini
Coordinate celesti

di Francesca Pietracci

Con un titolo fortemente evocativo, e nello stesso tempo scientifico, Andrea Boldrini presenta una nuova serie di lavori dedicati al rapporto tra cielo e terra, tra paesaggio e costellazioni, tra filosofia e teologia. Si tratta di un’impresa difficile, che lui stesso definisce come il progetto ambizioso e un po’ folle di recuperare dei rapporti interrotti. In realtà non sappiamo se si tratti veramente di rapporti interrotti o costruiti ex novo, ma sappiamo che riemerge in lui il grande sogno di ricondurre il tutto all’unità, ad un’origine o un arrivo ultimo, ad una filosofia primaria della quale la sua visione artistica e la qualità stessa della sua pittura diventano lo stesso processo. Tutto questo senza rinunciare alla sua vena ironica, che costituisce per lui un metodo di conoscenza attraverso la rappresentazione di visioni simultanee, sinottiche. Ciò che viene recepito dalla sua mente come reale e vero si dispone sulla tela seguendo la logica di un evento, di un accadimento in grado di collegare elementi che interagiscono tra loro anche se appartenenti appartenenti a piani di percezione differenti.
Di fatto nebulose e galassie attraversano le sue tele, avvolgendo colline, animali, persone; allo stesso tempo i paralleli terrestri si allargano, si distaccano dal pianeta Terra, si proiettano nella volta celeste e contengono tutto ciò che lo abita. Se è vero che l’arte pone domande, crea bisogni, e che la scienza e la tecnica danno risposte e realizzano nella realtà tali sogni, è vero anche che questi suoi paesaggi astrali e terreni fanno vivere lo spettatore a cavallo di due mondi, di due visioni telescopiche sovrapposte, lo fanno sentire parte di un tutto, abitante di un cosmo in continuo movimento e in costante divenire. La sua mostra, infatti, si risolve tutta nel gioco di interconnessioni, di sconfinamenti e di simbologie che riportano al concetto di Totalmente Altro, di un qualcosa di indefinibile a parole, dall’aspetto denso e nebuloso, come un ambito in gran parte precluso, ma che si svela limitatamente alla nostra percezione attraverso il gioco concettuale di un’immagine indistinta, cioè la rappresentazione stessa del limite umano di non poter distinguere. Ma questa grande marginalità spazio-temporale dell’essere umano viene da lui riscattata attraverso la centralità della conoscenza e la capacità di formulare domande che partono da approcci differenti, tra i quali quello dell’arte, dell’etica, della scienza e della teologia.
A questo punto ci potremmo chiedere se l’arte sia una fede, o se la fede sia un’arte … e l’artista ci risponderebbe che il superamento di questo interrogativo potrebbe risolversi in chiave escatologica, nel luogo in cui arte, scienza, filosofia, teologia e fede sarebbero solo interfacce di uno stesso sistema, di quegli stessi universi isola di kantiana memoria.

tra arte e fede (o teologia), in una visione moderna che passa attraverso l'esperienza importante del nichilismo del novecento e si propone come suo superamento in chiave escatologica.

diversa percezione dello spazio che abitiamo. Come possiamo ritornare al centro? L’essere umano pensante che si fa domande. La scienza si avvicina all’arte e alla teologia intes

La mostra si gioca tutta su questa interconnessione tra cielo e terra portandosi dietro sconfinamenti e simbologie che rinviano ad un Totalmente Altro e a una centralità storico-escatologica della vicenda umana.

. fars'anche arduo: recuperare quel rapporto interrotto, per secoli molto fecondo,

in occasione della mostra personale alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto

distese sopra il paesaggio, appaiono le coordinate equatoriali celesti.

E' come se il paesaggio assumesse dimensioni cosmiche e le colline disegnassero le costellazioni:

una trasposizione su piccola scala del reticolo equatoriale con indicate le stelle di prima e seconda grandezza, le costellazioni e i loro confini.

Le coordinate così tessute sovrappongono il cielo alla terra e disegnano una mappa.

(confini precisi delle costellazioni – nomenclatura lettera greca luminosità – stella polare coincide quasi precisamente con il fulcro della proiezione dell’asse terrestre nella volta celeste che determina il Polo Nord Celeste (North Celestial Pole) – fulcro di rotazione
La stella Polare (α UMi / α Ursae Minoris) in alto a sinistra del quadro indica il Polo Nord Celeste.

Va precisato che le coordinate equatoriali celesti non sono altro che la proiezione nella volta celeste delle coordinate terrestri. Si scollano daolla terra, si dilatano e la terra e i suoi abitanti si trovano dentro, come dentro una cupola

Eclittica (piano determinato dal percorso della terra intorno al sole)

Infine la sottotraccia filosofico-teologia che compendia il mio lavoro, dandogli un'anima e un senso parte da Dionigi l'Aeropagita (lo Pseudo Dionigi, con la teologia apofatica e catafatica), il discorso su Dio affermando ciò che non è e catafatica affermando le sue qualità la nebulosa (arreton) quando più ci si avvicina a dio (mose’) e più risulta difficile riportare a parole esperienza mistica (teologia mistica) roveto avvolto da caligine (specchio e enigma) disvelamento già e non ancora galassia ( e nebulosa e galassia) la nostra è la via lattea. La nostra abitazione, nuova cosmologia dopo Hubble) è un luogo che non si conosceva prima degli anni 20 –universi isola. Nuova visione cosmologica (comprensione attraverso la scienza astronomica) diversa percezione dello spazio che abitiamo. Come possiamo ritornare al centro? L’essere umano pensante che si fa domande. La scienza si avvicina all’arte e alla teologia intes

passando per Blaise Pascal,
Soren Kierkegaard (con "l 'infinita differenza qualitativa"),
Fedor Dostoevskij ("teologia dei doppi pensieri" e "La leggenda del Grande Inquisitore"),
Lev Sestov,
Vladimir Soloviev ("I tre dialoghi") e
Sergio Quinzio ("Mysterium iniquitatis").

C'è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l'angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera. (dalle tesi Sul concetto di storia, Einaudi, 1997, pp. 35-7)

Uno dei compiti principali dell'arte è sempre stato quello di creare esigenze che al momento non è in grado di soddisfare. (da L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica)

Acquisisce la tecnologia all’interno dell’opera e la usa come mezzo.
La tecnologia ti risolve il problema, l’arte lo crea. Ordine pratico, deve avere una funzione