Andrea Aquilanti / Gregorio Botta
Alla galleria Il Frantoio di Capalbio, Andrea Aquilanti e Gregorio Botta si confrontano in un dialogo inedito sul tema del tempo.
Comunicato stampa
L'associazione culturale Il Frantoio di Capalbio, diretta da Maria Concetta Monaci, è lieta di presentare la doppia personale Andrea Aquilanti & Gregorio Botta, a cura di Davide Sarchioni, che si apre sabato 9 luglio negli spazi della Galleria Il Frantoio, terzo appuntamento della stagione 2011.
Attraverso un'accurata scelta di lavori rappresentativi, alcuni più recenti e altri inediti, la mostra intende far emergere la tematica del tempo e del trascorrere del tempo quale ulteriore implicazione significativa che percorre trasversalmente le differenti ricerche linguistiche e poetiche dei due artisti coinvolti, sollecitando nuove riflessioni.
Il lavoro di Andrea Aquilanti (Roma, 1960), che vede una originale contaminazione fra fotografia, video, disegno e pittura, apre una dialettica problematica sul rapporto fra la realtà e la sua rappresentazione. Nelle sue installazioni, lo sfasamento tra le due immagini, quella dipinta e quella interattiva ottenuta da telecamere a circuito chiuso e poi sovrascritta come proiezione, offre allo spettatore uno spunto di riflessione sull'oggettività della visione, ma anche sul tempo e sulla memoria. Lo stesso accade analogamente nei suoi lavori a parete, dove l'artista compone ritagli e frammenti di realtà, catturati da differenti punti di vista, quasi seguendo uno svolgimento filmico che sembra racontare una storia senza tempo pur fissata nell'immobilità di un'immagine.
Quella di Gregorio Botta (Napoli, 1958), è una ricerca complessa in cui convivono componenti e materiali diversi come cera, acqua fuoco, ferro e vetro in forme archetipiche dal valore potentemente simbolico. L'artista si addentra nei meandri dell'anima rivelando per gradi un mondo poetico e affascinante, non attraverso una narrazione, ma per evocazione continua di una realtà sommersa e spesso ignota che lentamente affiora. L'acqua che solca e irriga le falde sottocutanee di delicatissime superfici traslucide costituisce l'elemento ricorrente di questa mostra e si riferisce allo scorrere della vita e del tempo, a volte in modo irruente, ma sempre inafferabile e sfuggente.
La doppia personale culmina nel grande lavoro a parete realizzato a quattro mani e pensato appositamente per lo spazio espositivo.