Amore chiama colore
Una mostra collettiva che, spaziando nella collezione della Fondazione e attivando dialoghi con le opere degli artisti invitati per l’occasione, esplora il ruolo del colore e ne indaga non solo le proprietà tecniche, ma anche i significati che può evocare, dalla dimensione emotiva a quella politica.
Comunicato stampa
La Fondazione D'ARC apre la programmazione autunnale con AMORE CHIAMA COLORE, una mostra collettiva che, spaziando nella collezione della Fondazione e attivando dialoghi con le opere degli artisti invitati per l’occasione, esplora il ruolo del colore e ne indaga non solo le proprietà tecniche, ma anche i significati che può evocare, dalla dimensione emotiva a quella politica.
La mostra prende come paradigma di riflessione proprio un’opera in collezione, Amore chiama colore IV (1956) di Piero Dorazio, che diventa il punto di partenza di un percorso in cui è presentata per la prima volta una selezione di nuove acquisizioni di artisti come John Armleder, Monia Ben Hamouda, Ross Bleckner, Samuel Nnorom e Odili Donald Odita. Queste opere si affiancano a opere già presenti nella collezione, tra cui lavori di Alfonso Fratteggiani Bianchi e Tadasky.
La mostra si arricchisce inoltre di confronti con le opere di altri artisti, tutti legati a una ricerca cromatica sfaccettata: José Angelino, Pablo Atchugarry, Giacinto Cerone, Michela de Mattei, Federica Di Carlo, Pascale Marthine Tayou, Genuardi/Ruta, Giulio Turcato e Austin Young.
L'esposizione sarà arricchita da una serie di incursioni performative che abbracciano la poesia, la musica e il cinema, a partire dalla serata dell’opening con la poetry performance Sorelle di confine della poetessa Jonida Prifti.
“Il colore è sempre l’espressione di una visione soggettiva”, scrive Dorazio a proposito dell’importanza del colore nella visione artistica, a discapito del disegno che definisce spesso come “una trappola che atrofizza il colore” (Premio Silvestro Lega, 1976). Con questa libertà di immergersi nelle ragioni del colore, la mostra vuole offrire una lettura polivalente delle questioni cromatiche, nel tentativo di calarsi dentro le maglie più intime e particolari delle riflessioni artistiche.
Dalla pittura astratta e concreta che usa il colore come soggetto primario, alla sperimentazione del colore in purezza attraverso l’utilizzo di pigmenti naturali, allo studio delle proprietà fisiche e percettive del colore, fino all’applicazione della teoria della luce nella dimensione installativa, la mostra invita i visitatori a un viaggio attraverso generazioni e media artistici. La selezione delle opere evidenzia come il colore possa essere allo stesso tempo un fatto scientifico, un simbolo culturale, una scelta politica, un gesto puramente espressivo o l’estensione di uno stato emotivo.
"Il colore è un linguaggio universale che, nel corso della storia dell'arte, ha veicolato le idee e le tensioni più profonde degli artisti", afferma Giuliana Benassi, curatrice della Fondazione. "In un'epoca dominata dall'immagine digitale, torniamo a riflettere sul colore nella sua forma più pura e complessa. Gli artisti in mostra ci raccontano come una singola scelta cromatica possa attivare una rete di associazioni che va dalla memoria personale alla storia collettiva."
Fondazione D’ARC
Situata nel cuore della zona Tiburtina, in un inedito contesto che coniuga archeologia antica e industriale, la Fondazione, nata per volontà dei collezionisti Giovanni e Clara Floridi, è un centro polifunzionale dedicato all’arte contemporanea. La sua sede è il risultato un importante intervento di riqualificazione di un’area di 6.000 mq che un tempo ospitava una fabbrica di manufatti in cemento, collocata ai piedi di una parete di tufo il cui terrapieno nasconde una vasta domus romana. Il progetto è stato realizzato secondo criteri di sostenibilità ambientale dallo studio 3C+t Capolei Cavalli architetti associati. La collezione della Fondazione, frutto di anni di ricerche e acquisizioni, include opere di artisti quali Giulio Turcato, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Anselm Kiefer, Christo, Joseph Kosuth, Peter Halley, Nanda Vigo, Bice Lazzari e, tra gli artisti più coevi, Paolo Canevari, Vanessa Beecroft, Loris Cecchini, Emma Talbot, Bosco Sodi, Chiara Camoni, Eva Jospin, Giorgio Andreotta Calò. Tra i giovani Giulia Cenci, Mateusz Choróbsk, Fabrizio Prevedello, Bea Bonafini e Guillermo García Cruz, per citarne alcuni. La programmazione delle attività della Fondazione è affidata alla curatrice Giuliana Benassi.