Alessandro Giannì
Galleria Mazzoli presenta la prima personale in galleria di Alessandro Giannì, artista romano nato nel 1989 che pratica una pittura capace di far convivere tecnologia e contestualmente impegno verso le tecniche della tradizione.
Comunicato stampa
Galleria Mazzoli presenta la prima personale in galleria di Alessandro Giannì, artista romano nato nel 1989 che pratica una pittura capace di far convivere tecnologia e contestualmente impegno verso le tecniche della tradizione: il lavoro che da alcuni anni in solitaria porta avanti Giannì è infatti particolarmente interessante anche per ciò che viene prima dell’esecuzione stessa dell’opera. Le composizioni che disegna e poi dipinge sulle superfici delle sue opere sono generate, infatti, virtualmente grazie a un software personalizzato che rielabora dati e input, forniti dall'artista, attraverso l’intelligenza artificiale. Emerge così una mappatura intenzionalmente asistematica, sregolata, straordinaria e soprattutto inaspettata di tante possibili storie dell’arte. Come si deduce osservando le opere – molte delle quali di grande formato – concepite appositamente per la mostra in Galleria Mazzoli, il plurale è d’obbligo quando ci si relaziona alla sua ricerca, perché l’artista nel suo lavoro non avanza mai un percorso nostalgico di revival: nel suo caso non sussistono rigurgiti di pittura colta, citazionismi vari o riproposizioni fini a sé stesse della grande storia dell’arte che appare e scompare sui manuali e che lui ben conosce perché è anzitutto un osservatore impaziente e incontenibile. Giannì, distanziandosi da queste storie e da questi approcci, comprende, da uomo contemporaneo qual è, i confini e gli spazi d’azione dell’arte in questo nostro tempo, individuando nell’intelligenza artificiale parte di un dibattito persistente attorno ai suoi utilizzi e alle sue prospettive nei diversi campi della vita e del sapere.
“In un momento come quello attuale caratterizzato da un persistente e ossessivo ricorso a una pittura di affetti, emozioni, scompigli emotivi e apparenti calme piatte di interni densi e in penombra – scrive Lorenzo Madaro sul catalogo edito per l’occasione –, Alessandro Giannì porta una nuova ventata alla storia recente della pittura italiana, senza malinconie, senza preludi su epoche che non ha mai vissuto, ma con la coscienza di una storia e di tagli, fratture e terremoti che appartengono all’esistenza e quindi poi anche alla percezione che l’uomo ha e dovrebbe avere dell’opera d’arte. E la tecnologia non è mai padrona di un principio, ma mezzo di espressione, apparato che l’artista usa non per deresponsabilizzarsi rispetto a una scelta ma per farci comprendere quanto quelle stesse immagini siano un patrimonio da ripensare collegialmente, anche con strumenti apparentemente estranei all’arte. Ecco allora che l’intelligenza artificiale è il filtro attraverso cui Alessandro Giannì entra nelle viscere della pittura...”.
L’artista si rende conto di una questione basilare, che non può passare inosservata: nella storia del mondo soltanto l’I.A., oltre all’uomo stesso, ha avuto la possibilità di generare immagini. Ed eccoci quindi dentro una questione cruciale della ricerca di Giannì: il suo è un lavoro dentro le immagini, non fuori. Ci fa comprendere quanto esse siano imprescindibili ma non in termini autoriali, questo perché a lui in tal senso non importa che una testa sia di Michelangelo o di Guercino, di Raffaello o di un altro gigante della storia dell’arte, bensì che queste teste, questi corpi, queste anatomie assolute siano gesti, sguardi, pose e movimenti che sono parte integrante di una memoria collettiva che non si può assolutamente infrangere.
“Credo che l’Universo sia già spento e, nello stesso istante, debba ancora nascere. Mi piace immaginarlo come un istante che si rigenera all’infinito, come se ogni volta riemergesse dalla sua stessa ombra. A volte immagino un mondo in cui le opere restano dentro questo flusso, e in una parte della loro esistenza sono sopravvissute all’essere umano”, dichiara l’artista in conversazione con Giuliana Benassi, introducendo una visione trans-apocalittica del mondo delle immagini.
Catalogo disponibile con testi di Giuliana Benassi e Lorenzo Madaro
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Roma nel 1989, vive e lavora a Roma. Nelle sue opere la pratica analogica della pittura si fonde con l’uso dei nuovi media, di Internet e della cultura digitale, indagando le connessioni tra l’universo digitale, gli universi paralleli e il mondo onirico e introspettivo degli esseri umani.
Nella sua ricerca sono presenti diversi tipi di opere, sia di natura tradizionale (pittura, disegno e scultura), sia di natura tecnologica (intelligenza artificiale, realtà virtuale, video, animazione, stampa 3D).
Nel 2019 ha creato un’intelligenza artificiale chiamata “VASARI”, capace di emulare il suo processo creativo e concettuale e di assisterlo nella composizione di bozzetti.
Giannì ha esposto in diverse istituzioni nazionali e internazionali, tra cui la Corcoran Gallery of Art (Washington DC, USA); l’American University Katzen Arts Center (Washington DC, USA); la residenza dell’ambasciatore italiano negli Stati Uniti “Villa Firenze” (Washington DC, USA); la Galleria d’Arte Moderna di Roma (Italia); lo Swiss Institute di Roma (Italia); lo Swiss Institute di Milano (Italia); il museo MAXXI (Italia). Le sue opere fanno parte di collezioni museali, tra cui l’He Art Museum, progettato dall’architetto Tadao Andō, a Shunde District, Foshan, Cina.
Nel 2020 è uno dei fondatori di Spaziomensa, uno spazio artist-run nato per valorizzare il fermento artistico romano.