Alberto Marci – Tutto lo spazio che rimane

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA MACCA
Via Lamarmora 136, Cagliari, Italia
Date
Dal al

Aperto ogni martedì, giovedì e venerdì dalle 19 alle 21, o su appuntamento

Vernissage
19/10/2017

ore 19

Artisti
Alberto Marci
Curatori
Efisio Carbone
Generi
arte contemporanea, personale
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Una sorta di moderno Cantico dei Cantici, dove a dialogare sono l’artista e la sua arte in una complessa metafora di codici ramificati, questo è “Tutto lo spazio che rimane”, mostra che presenta l’ultima produzione di Alberto Marci (Cagliari, 1985): legni, sculture e cianotipie.

Comunicato stampa

Tu: andando via non troverai nulla

Io: a te non ho mai chiesto di salvarmi

Tu: nell’ombra è il tuo domani

Io: nessun domani porta ombra

Tu: quando sarai andato si

Io: e sarà tuo tutto lo spazio che rimane

Una sorta di moderno Cantico dei Cantici, dove a dialogare sono l'artista e la sua arte in una complessa metafora di codici ramificati, questo è "Tutto lo spazio che rimane", mostra che presenta l'ultima produzione di Alberto Marci (Cagliari, 1985): legni, sculture e cianotipie.

Intelligente come sempre nel suo lavoro, l'artista riflette sul rapporto tra forma e contenuto, inserisce la variante del del pur controllato caso, innesta nuovi significati, neologismi disarmanti, costruendo personalissimi tesauri grazie a una ormai consumata conoscienza delle tecniche incisorie e pittoriche.

Le matrici, che sembrano davvero raccogliere tracce d'anima e di pensiero, sospese come sono tra l'aniconico e le forme/archetipo, lasciano sul legno passaggi apparentemente casuali, dove il tempo, la ripetizione, la sovrapposizione, sono elementi che sviluppano racconti verticali. Stessa cosa dicasi per le sculture d'argilla, strizzate, segnate, sofferte, addirittura morsicate, intrise di un blu intenso kleiniano che rende la materia viva, tattile ma innaturale. Un racconto, a tratti allucinato.

[Efisio Carbone]

Mi piace progettare le opere in modo che usino la tecnica come metafora della storia che raccontano, in questo caso il punto di partenza è il “residuo” delle relazioni umane che terminano o si trasformano, la ciclicità del rinnovarsi delle cose, il passaggio da uno stato a un altro visto come luogo. Tutto lo spazio che rimane.

[Alberto Marci]